"Ti amo" aveva sospirato. "Ti amo, Jeonggukie".Le sue parole erano poi venute meno, sormontate dal bisogno estremo di gemere sommessamente. Aveva borbottato parole incomprensibili mentre io avevo solo spifferato al suo orecchio le mie più grandi tentazioni, vocaboli colmi di desiderio e malizia.
I suoi ansimi, il suo viso così vicino, a sfiorare la mia pelle, il suo corpo a fremere lusingato dalle attenzioni che io stesso gli ponevo, ero poi crollato a picco soddisfando la sua lieve disattenzione.
Ma percepire le sue mani a cercarmi fu ancora più soddisfacente.
Mi cercava continuamente. Con insistenza. Con bisogno fisico e mentale, lo stesso che attanagliava il mio animo.Le sue dita lunghe e affusolate ad accarezzarmi i capelli erano forse state le più nostalgiche da sopportare, il suo naso a strofinarsi sulla mia guancia, la sua pelle color del caramello a impreziosirsi e colmarsi di sudore.
Le sue gambe tremavano nel cingermi e spingermi ultetiormente a sé come se anche un singolo centimetro di lontananza fosse impossibile da sopportare. Le mie a stringere i suoi fianchi, a toccare ogni sua singola curva, come le mie labbra a baciare ogni porzione della sua pelle ambrata. Amavo baciarlo. Amavo toccarlo.
E dopo essersi donato nuovamente a me quella mattina, eravamo tornati a chiacchierare come nulla fosse. Mi aveva raccontato ancora un po di lui, di qualche sua scappatoia con l'amico dai capelli biondo grano, che mi sembrava di aver intravisto al pub la scorsa sera, e altre più per sua pura curiosità.
Io gli avevo raccontato di me, i nostri baci sempre interferenti ai nostri dialoghi. Ed eravamo riusciti a guardarci negli occhi, conversando, senza bramarci effettivamente fin quando lui non aveva accidentalmente leccato le sue labbra, spingendo in fuori la lingua.
A quel punto io mi ero subito fiondato su di lui e così una normale e romantica sessione di baci si era tramutata nella più tempestiva e focosa possibile. E pensare che si era opposto a una dozzina di ragazzi, che sciocchi avevano preteso da lui un banale limone, quando io avevo potuto osservare i suoi occhi colmi d'amore, stringere il suo corpo al mio, sfiorare il suo sedere e palparlo, udire i suoi gemiti, udire il mio nome sulle sue labbra, averlo nudo sopra - sotto - di lato a me e baciarlo fino allo sfinimento.
Un'infinità di baci. Un'infinità di amore.
Un'infinità di attrazione dovuta all'incolmabile frizione delle nostre intimità unite insieme. Ma anche tale contatto - immensamente necessario - era andato a scomparire.
"T-Taehyung-" ansimai, ora nella mia doccia, sfortunatamente non la sua doccia.
Ero tornato al castello da circa dieci minuti e mi ero subito fiondato nella mia stanza per concedermi un po di ristoro.A dire il vero, dover chiacchierare o anche solo intravedere colleghi e subordinati, parlare anche solo con Hoseok o vedere il volto orrendo di Namjoon, mi infastidiva. Era sempre così ogni qualvolta che ero di ritorno dalla casa del castano.
"Merda-" spifferai, appoggiandomi alle piastrelle gelide del box doccia, cedendo appena quando venni tra le mie stesse dita, il pensiero estenuante di Taehyung e il dolore indelebile di non poter essere con lui, di non poter venire grazie a lui.
Uscii dalla doccia, la testa in un completo caos, sistemandomi i capelli bagnati e mossi che percorrevano disordinati il mio viso. Aspre goccioline percorrevano la mia stazza mentre avvolgevo un'asciugamano alla vita e uscivo dal bagno.
Misi un piede fuori da quest'ultimo, trovando sorprendentemente una figura a me ancora fin troppo familiare. E, sfortunatamente, non fu Soyeon, quest'ultima che non era ancora ripartita ma aveva infatti deciso di restare a castello più a lungo.
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Sweet Blood [kooktae]
FanfictionDove non è più il sangue il desiderio a tormentare l'esistenza dei vampiri, bensì la loro eternità. Ciò che purtroppo Taehyung e Jeongguk non potranno raggiungere una volta che l'amore li avrà entrambi sovrastati... In un mondo in cui la specie immo...