16. Strenght to make It happen

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"Stare solo con te" mi corresse e ancora il cuore prese a battere con prepotenza nel mio petto, lasciandomi teso e incerto di fronte a lui.

Perché le sue parole devono sempre suonare così peccaminose e forti nella mia mente? Mi lasciano allibito, incapace di fare nulla per fermare l'adrenalina fluente nelle mie vene, per fermare il battito accelerato del mio cuore in contrasto con l'aria ferma nei miei polmoni.

Eppure per quanto il suo fascino e la sua eleganza, nel porsi e atteggiarsi, mi attirassero in maniera incontrollabile e indomabile, non riuscii proprio ad assecondarlo. Odiavo ammettere che le sue parole mi colpissero, proprio per questo motivo lo avrei lasciato perdere.

Avrei ignorato quelle sensazioni.

Infatti, spostai lo sguardo come scottato, puntandolo sulle lenzuola, ormai fredde in sua assenza, prima di seguirlo con lo sguardo. Si diresse verso il davanzale, spalancando la porta in vetro.
Notai la sua figura robusta e alta contro il balcone, propenso a guardare il cielo ormai nitido, nero, e ricoperto da una marea di stelle scintillanti.

Lo seguii.
Lo affiancai sul davanzale, imitando la sua postura per poi guardare davanti a me. La vista era decisamente meravigliosa.

Vivevo in un'isola che, per quanto sperduta e isolata fosse, impediva la vista naturale delle stelle poiché le luci elettriche della città rovinavano irremeabilmente il paesaggio.

Lì, invece, era tutto splendidamente originale.

Subito la mia mente corse alla mia famiglia; probabilmente a quell'ora loro già dormivano, sereni ma al tempo stesso preoccupati per me e si domandavano il perché della mia improvvisa assenza. Sentivo la loro mancanza, eccome se la sentivo ma mi ero sempre abituato a passare oltre, a esaminare la situazione prima di farmi prendere da deprimenti emozioni.

"A cosa pensi?" fu la voce di Jeongguk a riportarmi alla realtà e scuotere la testa con vigore.

"Alla mia famiglia" ammisi con un sospiro.

"Ti mancano?" annuì.

"Ciò che abbiamo visto è abbastanza per condannarli e riaprire il caso. Prima sarebbe meglio parlarne con Hoseok, ma sono sicuro che tornerai presto a casa" disse, risollevando appena il mio umore.

"Tu e Hoseok siete amici da molto tempo?" chiesi ora con un peso più leggero sulle spalle e curioso di sapere che legame li coinvolgesse.

"Lo ho incontrato la prima volta il giorno dopo aver incontrato te" disse, stupendomi.

"La differenza è che ho trascorso tanto tempo in sua compagnia. Era solo l'avvocato di una persona a me cara, ma poi siamo diventati amici e mi sono appoggiato a lui, come lui si è appoggiato a me dopotutto..." dovevo ammettere che il loro rapporto generalmente sembrava davvero vissuto. Hoseok pareva essere quell'amico che conosci da tutta la vita e invece non era così. Avevano un rapporto bellissimo, superavano litigi e discussioni insieme con la calma di Hoseok e la destrezza di Jeongguk.

"Avete davvero un bel rapporto, lo ho notato" ammisi felice.

"Dici? Sono una persona molto difficile, devo ammetterlo. Non so come faccia Hoseok a starmi dietro" ridacchiò appena.

"Invece c'è del buono in te, Jeongguk. Puoi sembrare scontroso ma se loro cercano sempre di venirti incontro e aprirsi con te ci sarà una motivazione" dissi, completamente sincero.

"Sarà..." sospirò.

Solo in quel momento un altro dubbio mi costrinse a interrompere la nostra conversazione e posticiparla per porgergli l'ennesima domanda.
"Jeongguk, posso farti una domanda?"

Sweet Blood [kooktae]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora