21. His Majesty

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Era da una buona manciata di minuti che cercavo di asciugare le lacrime amare che scorrevano insinuose sulle mie guance. Trattenevo a stento il fiato con la paura che la mia famiglia riuscisse a sentire i miei singhiozzi e beccarmi così in flagrante mentre preparavo il mio zaino, rendendolo un vero pacco da viaggio.

Non mi piaceva mentirgli ma come avrei potuto difendermi e tantomeno sperare nella loro fiducia? Non potevo certamente aspettarmi che mi credessero.
Tantomeno parlare e omettere così l'origine di creature paranormali che, per quanto ci fosse una buona parte dell'isola che credesse nella loro esistenza, una parte più realista - ma sbagliata - non avrebbe neanche mai preso in considerazione le mie parole.

Non c'era l'occorrenza di scatenare rivolte o puriferi, dopotutto Jeongguk si stava adoperando per risolvere il problema e mettere finalmente un punto a quella situazione che in poche settimane aveva preso una svolta assurda. Pensare che proprio il nostro incontro aveva fatto capire - sia a me che al corvino - le profondità e i misteri dietro banali attentati mi faceva quasi venire i brividi.

Giusto...
Jeongguk. La causa del mio pianto, esuberante e incapace di fermarsi. Non capivo nemmeno io il motivo di tutta quell'afflizione, non avevo mai pianto tanto prima.
Non avevo mai pianto tanto per qualcuno.

Dopo aver parlato con lui, mi aveva lasciato un bacio lungo e colmo di sentimento sulle labbra, mi aveva stretto la mano con riluttanza ed ero poi sceso giù dal tettuccio. Mi aveva spiegato che i vampiri fossero in grado assumere la forma a pipistrello per velocizzarsi e procedere spediti nelle loro attività e vedere infatti il suo pipistrello svolazzare e allontanarsi sempre di più da me mi aveva ferito fin troppo. Mi ero sentito inerme, inutile, vuoto.

Sentivo già la sua mancanza e subito decisi di asciugare le ultime lacrime scappate al mio controllo per poi uscire lentamente dalla mia stanza, percorrere le scale che dividevano la zona notte dal soggiorno, la cucina, un bagno e uno studio e tornare quindi verso l'entrata.

Mi schiarii la voce prima di urlare un "Sono tornato!" a gran voce e avvisare così chiunque era ancora a casa. Come mi aspettavo infatti Jennie scese frettolosamente le scale e nel vedermi, fermo davanti alla porta, mi saltò addosso avvolgendo le braccia al mio collo.

Io subito mi aggrappai alla maniglia della porta per non cadere all'indietro e subito ricambiai quel veemente abbraccio, sorridendo divertito alla sua reazione.
Quando poi sciolse la presa mi arrivò un merito schiaffo in faccia e, la sua espressione accigliata e irritata mi costrinse a guardarla scioccato.

"Come puoi andartene senza dire nulla?!" quasi urlò. "Eravamo tutti preoccupati per te. Non farlo mai più!" aggiunse stritolandomi in un secondo abbraccio che stavolta non riuscii a ricambiare.

"Va bene, non lo farò più. Ma ora, per favore, mollami. Non respiro-" subito lei si allontanò. "Dove sei stato? Con chi? Perché non ci hai detto nulla subito? Perché hai-" riuscii a stopparla giusto in tempo, giusto il tempo di non farmi venire un'emicrania.

Capivo la sua agitazione; era preoccupata, dopo due giorni avevo iniziato a rispondere ai loro messaggi e alle loro chiamate perché sono dopo quel lasso di tempo, Jeongguk era riuscito a recuperare il mio telefono - il quale era stato trovato sotto il mio cuscino - e per mia fortuna i miei genitori, così come Jennie, non avevano controllato attentamente la mia stanza.

Inoltre, Jimin mi aveva riferito di essersi più volte recato in centrale di polizia, ottenendo però poco e niente.
Me l'ero aspettavo, la polizia non si era mai mostrata intenzionata ad aiutare gli abitanti, forse arresa all'idea che non ci fosse soluzione per scovare il presunto rapitore o assassino.

Si era anche lamentato di un particolare individuo, il commissario, che era stato più conciso e diretto degli altri ufficiali. Gli aveva esplicitamente detto che non sarebbe mai riuscito a ritrovarmi ma, al contrario delle aspettative, la mia non era stata una sparizione. O per meglio dire, lo era, ma agli occhi di altri ero semplicemente andato in vacanza.

Sweet Blood [kooktae]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora