39. Still with You

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Proprio quando una giovane infermiera dai capelli ramati si era avvicinata a noi per chiederci se Taehyung avesse qualche parente, il castano aveva finalmente deciso di svegliarsi.

Onestamente non sapevo neanche cosa dirle. Avrei chiamato io stesso i signori Kim perché il figlio aveva infatti rischiato la vita e io non potevo che esserne più che preoccupato, mi sembrava oltremodo doveroso informarli. Tuttavia Seokjin mi aveva smentito, affermando fosse meglio chiedere a Taehyung e attendere.

Magari quest'ultimo, vista la sfiducia dei genitori alle sue costanti scappatoie adolescienziali, avrebbe semplicemente chiesto di tenere fuori i propri genitori e considerando la maggiore età, avrebbe anche chiesto all'ospedale di non informarli tramite alcun certificato. E io avrei sicuramente insistito per convocarli ugualmente, dopotutto non era stata una banale uscita la sua ma aveva seriamente rischiato la sua incolumità.

Ma non mi curai neanche di risponderle quando un secondo medico fece la sua entrata nella sala d'attesa, dalla quale aspettavamo da circa sei ore.
"Si è svegliato" affermò con un sorriso e io subito mi alzai dalla mia sedia e corsi frettolosamente verso la porta che mi avrebbe condotto a un corridoio, colmo di stanze riservate ai pazienti.

Raggiunsi la stanza di Taehyung con l'affanno, un tormento al petto e gli occhi irremeabilmente lucidi. Andai accidentalmente a scontrarmi con la porta, pensando che questa fosse aperta e ritrovando però un muro bianco.

In quelle sei ore avevo visitato circa quattro volte ma alla quinta, l'infermiera di turno mi aveva gentilmente cacciato. Era anche stata troppo buona nel permettermi di vederlo più volte consecutive ma io, per istinto, avevo imprecato ed ero uscito sbattendo violentemente la porta.

Volevo essere il primo a vedere Taehyung quando si sarebbe svegliato ma capivo perfettamente che il suo risveglio doveva essere sostenuto dai medici che continuavano a monitorarlo. Avevano estratto il proiettile, disinfettato la ferita e lo avevano poi esaminato attentamente per vedere zone, muscoli o organi danneggiati e fortunatamente tutto era nelle norma, ciò aveva consentito a Taehyung di svolgere una veloce riabilitazione.

Difatti, entrai come un fulmine nella sua stanza, il medico che uscì consecutivamente.

Subito lo strinsi a me.
Feci attenzione, portai semplicemente le braccia ad avvolgere le sue spalle ma tenni le mani ferme sulla testiera dietro di lui per non pesare in alcun modo sulla sua schiena.

"Taehyung..." percepii il castano sospirare pesantemente e stringermi a sua volta in un difficoltoso abbraccio.

"J-Jeongguk..." balbettò, la sua voce pareva sfinita, occhiaie colmavano il suo sguardo visibilmente esausto.

"Stai bene?" chiese, separandosi da me, e afferrando il mio viso tra le mani. Lo guardai dritto negli occhi, il viso pallido, dimagrito.

"Stai bene, Jeongguk?" ri-domandò, scrutandomi allarmato. I suoi diamanti scuri viaggiarono lungo tutta la mia figura, seduta in parte a lui, prima di tornare sui miei occhi.

"Sto bene, Taehyung. Tu? Come ti senti? Ti fa male da qualche parte?" chiesi a raffica, sorridendo amaramente quando scorsi ovvia preoccupazione nella sua espressione.

Lui scosse la testa, il suo labbro tremò e provò, con il palmo di una mano, ad asciugarsi le diverse lacrime salate che percorrevano il suo viso.

"Non ti hanno sparato, vero? Loro non-" non gli diedi il tempo di continuare con le sue stupidissime domande che posai le labbra sulle sue.

In quel gesto, ritrovai finalmente pace, pace che solo avendo Taehyung a quella determinata vicinanza avrei potuto trovare.

Non sopportavo quella preoccupazione, la sua insensata preoccupazione. Lui era stato letteralmente massacrato e la prima cosa che diceva era Stai bene?

Sweet Blood [kooktae]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora