37. Silver Bullets

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"Taehyung!".
Questo udii quando raggiunsi il termine di un lungo e isolato corridoio all'interno dell'edificio. I tre uomini alle mie spalle, parte della corte, aumentarono il passo, inducendomi a fare lo stesso.

I loro stivali pesanti rendevano il silenzio tombale ed agghiacciante del luogo meno pesante da sopportare ma il rumore ovattato della voce esausta di - chi riconobbi essere - Jeongguk mi fece tremare terrorizzato.

Per fortuna però, sembrava essere ancora vivo e conscio.

"Jeongguk! Siamo qui!" urlai di rimando, avvicinandomi sempre più alla stanza che in precedenza avevamo individuato. Il respiro mozzato in gola e l'ansia nel ritrovarmi in un ambiente a me estraneo e rovinoso mi costrinsero ad inciampare, rischiando di toccare il suolo, ma, mi ricomposi agilmente.

Essere in un posto tanto desolato e scadente, travi e macerie sparse ovunque che sottolineavano la decadenza del luogo e le motivazioni dietro la sua inaccessibilità, con individui tanto pericolosi alle nostre spalle... Tutto ciò aumentava drasticamente la mia preoccupazione.

E, seppur avessimo quasi recuperato Jeongguk, ancora temevo di poter presto rischiare la mia stessa vita.

Hoseok aveva deciso di contattare le forze dell'ordine e chiedergli quindi, insieme all'ispettrice Bae, di raggiungerci alla struttura ma io, Namjoon e due nobili del castello eravamo già partiti per entrare con l'essenziale permesso del distretto, ottenuto da quest'ultima nel minor tempo possibile. Questa, con insistenza ed intransigenza, era riuscita a costringere i suoi superiori a fornirle il consenso, rischiando addirittura di minacciarli. E così, in un'oretta circa, eravamo già arrivati a Gwanchu, pronti a scovare dove si trovassero mio fratello e quell'umano.

Se inizialmente, nè Hoseok nè Jeongguk avevano avuto l'intenzione di includere attivamente la donna nel loro operato, a conti fatti questa si era dimostrata indispensabile per la risoluzione efficace e la raccolta di prove per il caso. Affidarsi a lei era stato fondamentale.

E l'ennesima testimonianza era dovuta dal permesso da lei ottenuto nell'esatta e precisa ora richiesta dal rosso.
Bisognava riconoscere la sua assidua diligenza, seppur non fosse costretta ad aiutarci e non ottenesse alcun beneficio, se non qualche assegno dal corvino.

Quest'ultimo aveva infatti insistito per pagarla per sue prestanze anche se questa aveva sempre cercato di rifiutare. Il suo comportamento era stranamente eludente.

Perché fare così tanto senza ottenere niente in cambio? Era forse troppo dedita al suo lavoro o forse cercava qualcosa che ricatti e ispettorato non potevano dargli?

Incaricare me di entrare nella struttura era forse stata la mossa peggiore vista la mia usuale e costante codardia. Namjoon aveva anche provato a persuadermi nel recarsi da solo nei suoi interni e permettere a me di attendere l'arrivo di Hoseok ma io avevo preferito accompagnarlo.

Così mi ero diretto alla fine del corridoio con il grigio che continuava incessentemente a guardarsi alle spalle, era a pochi metri da me e dai nostri accompagnatori.

Stranamente, l'edificio si era presentato prettamente vuoto; nessuno a infastidirci e i diversi dipendente ritrovati erano stati subito portati all'esterno. E solo in quel momento, quando Park Hyunsik e Kim Mingyu, i due nobili al mio fianco, avevano mostrato i loro nobili e prestigiosi poteri, richiamando gli operai ed obbligandoli ad uscire, avevo capito come il nostro mondo fosse diviso in due differenti categorie: persone come loro che comandavano gli altri tramite persuasione e supremazia e chi, come me, sottostava a loro e poteva semplicemente obbedire ai loro ordini.

Seppur questa suddivisione fosse alla base della nostra vita, avevo compreso solo in quell'istante in che posizione mi trovassi io. Questa non era purtroppo la favorita...

Sweet Blood [kooktae]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora