20. Never Goodbye

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HOSEOK

Le accuse inappropriate di Choi, unite in seguito alle sue affermazioni intrusive per trattenere ancora Taehyung alla reggia, mi avevano dato la forza di giungere fino in tribunale e chiedere quindi la riapertura del caso. Non avevo ancora compreso il perché avesse la necessità di tenere quel ragazzo con noi; ormai sapevano di non avere alcuna possibilità di incontro con lui.
Taehyung era sempre rinchiuso nella stanza di Jeongguk, era praticamente impossibile accedere al terzo piano del castello e tantomeno nella stanza sorvegliata del corvino.

Inoltre in quella lunga settimana di permanenza, Taehyung non era mai stato richiamato o reclamato da Seojoon o chiunque altro nobile che avesse pensato bene di schierarsi contro di noi.
Nessuno lo aveva cercato e allora perché l'avvocato Choi insisteva per trattenerlo li?

Pensava forse di avvicinarlo una volta in tribunale? Voleva aspettare che uscisse allo scoperto per ucciderlo o minacciarlo? Mi stavo ponendo troppe domande e, da solo, non avrei mai ricavato una risposta plausibile.

La situazione era complessa. Forse l'udienza sarebbe andata come sperato ma come potevo assicurarmi l'incolumità di Taehyung, Lalisa e i fratelli Jeon se proprio la loro presenza permetteva al caso di retrocedere nel suo percorso verso la vittoria?

A detta di Jeongguk, Taehyung non poteva più essere un valido testimone, era stato inutile portarlo qui sia per noi che per i nostri avversari. Noi non potevo affidarci a lui e loro non potevano tantomeno agire e "rubarcelo".

Avevo già avvisato l'avvocato di Byun e Park, intimandogli di non osare neanche ad avvicinarsi alla casa dove resideva Taehyung o avrei costretto quest'ultimo a denunciarlo. Secondo i parametri e le parole della segretaria al dipartimento dove io stesso lavoravo, portare senza consenso un umano nel regno vampiro - anche per le ragioni più insignificative - era reato.

Inoltre il rapimento del moro era un'atto che, nonostante fosse imparentato con la situazione attuale dei due individui a esso correlati, non era incentrato con il caso perciò sarebbe bastata una semplice denuncia per incastrare e accusare l'uomo. Lui lo sapeva meglio di me, era molto più grande ed esperto di me in materia ma forse era la mia mente lucida e tecnicamente più umana a permettermi di sfidarlo e vincerlo.

Non gli avrei dato modo di procedere ingiustamente. Solo giocando pulito, deviando qualche regola di troppo, era possibile fare mente chiara e analizzare il problema equamente.
Non che io avessi sempre e costantemente agito a discapito dell'ingiustizia, anzi spesso vincevo le cause con prove che io stesso raccoglievo, seppur mancando di permessi e certificati. Ma qui la questione era nettamente diversa: un innocente era coinvolto e con lui tutta la sicurezza degli abitanti dell'isola. Se non tutti gli umani.

Per quanto mi costasse ammetterlo, questo caso mi stava creando parecchi problemi. Era impossibile venirne a capo e trovare una soluzione comune per rimettere ogni pezzo al proprio posto.
Fino a pochi giorni prima ero stato a un passo dall'arrendermi, abbandonando Jeongguk che in quel mese avevo avuto l'onore di conoscere propriamente. E, dovevo ammettere che mi ero dovuto ricredere delle precedenti insinuazioni poste su di lui.

Le voci parlavano di un playboy, un ragazzo affascinante e costantemente sicuro di sé, perfetto. Era gentile e romantico con le sue amanti, era ricco, bello, giovane e aveva un futuro altrettanto brillante davanti a sé.
Una vita perfetta, mascherata talmente bene da nascondere così i suoi enormi e colossali difetti.

Jeongguk mi aveva parlato di problemi di fiducia, relazionari e di continuo stress che spesso affollavano la sua vita. Era impossibile per lui essere felice e soddisfatto di sé ed, in quei giorni, il faso a cui stavamo lavorando aveva infatti messo a dura prova la sua pazienza.

Sweet Blood [kooktae]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora