Capitolo 24

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"Se sapessi scrivere la bellezza dei tuoi occhi. E cantare in nuovi metri tutte le tue grazie, il futuro direbbe: questo poeta mente; mai un volto sulla terra ebbe tratti cosi celesti."
- William Shakespeare.

Dakota: 12 anni
Mattheo: 12 anni

Mattheo Riddle

Oggi era il suo compleanno.

Era il compleanno della mia unica amica oltre a Draco.

Quella bimbetta sapeva come prendermi, le volevo bene. E questo a mio padre non andava bene.

E me lo ripeteva ogni singola volta. Io chiudevo gli occhi e cercavo di visualizzare i suoi occhi nella mente. Solo quelli riuscivano a calmarmi.

Quella mattina il mio risveglio fu orribile.

Mi svegliai per colpa delle botte alla porta.

«Alzati subito, ti voglio giù tra due minuti» disse la voce di mio padre.

Presi un respiro profondo e mi vestì velocemente, non volevo fare il minimo ritardo, la mia schiena non avrebbe retto altre cinghiate da parte sua.

Scesi di corsa le scale e mi fermai davanti a lui con le mani dietro le schiena e il mento alto. Voleva che fossi il suo burattino, e io dovevo lasciarglielo fare.

«Quindici secondi di ritardo»

No ti prego.

Abbassai la testa.

«Alza la testa! I Riddle non abbassano mai la testa» disse stampandomi in faccia le sue dita.

Mi bruciava la guancia, e anche gli occhi. Volevo piangere, ma mi sarei solamente preso altri schiaffi.

«Scusami padre» borbottai.

«Mettiti in ginocchio e dammi le spalle figlio ingrato»

Tremai per le sue parole ma feci come mi venne detto.

Avevo ancora la camicia addosso quando sentì la cinghia sulla mia schiena.

Mi morsi il labbro e chiusi gli occhi. Non avrei potuto urlare, non sarebbe servito a nulla, c'eravamo solo io e lui.

Di solito non contavo quante cinghiate mi dava, ma questa volta si, mi aveva colpito la schiena ben quaranta volte.

Sentivo la schiena spezzata. Sentivo odore di sangue e le ferite mi facevano male.

Molto male.

«Ora alzati e vatti a cambiare. Ti rivoglio qui tra quindici minuti» mi disse e tornò a sedersi sulla poltrona.

Salì le scale a fatica e boccheggiai quando sentì un respiro mancare.

Arrivai in stanza e andai in bagno. Mi tolsi i vestiti. La camicia era squarciata e sporca di sangue. Mi voltai piano e vidi la mia schiena allo specchio. Era piena di lividi, graffi e tagli freschi con ancora il sangue rappreso.

Andai sotto la doccia, ma fu atroce.

L'acqua sciacquava via il sangue ma le ferite bruciavano da morire. Volevo urlare.

Moon |Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora