Capitolo 34

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"Dimmi la storia, di come il sole amava così tanto la luna, che lei moriva ogni notte, solo per permettere a lui di respirare."
- Hanako Ishii.

Dakota Malfoy

Erano passati tre giorni. Come lo sapevo stava nel fatto che vedevo la luce del sole sorgere e tramontare dalla piccola finestra posta in alto sul muro.

Erano stati i tre giorni più brutti della mia vita. Mio padre se così si poteva chiamare aveva lasciato che gli altri mangiamorte usassero il mio corpo a loro piacimento.

Cosa penserà Mattheo?

Dove sei finito Mattheo io ti sto aspettando.

Tremai contro il muro al quale ero appoggiata. Lo aspettavo con la vaga speranza di riuscire ad andarmene da qui.

Sentì la porta della cella aprirsi e pregai Salaz che questa fosse l'ultima volta.

«Signorina Malfoy» disse una vocina troppo piccola per essere quella di un uomo grande e grosso come mio padre.

Aprì gli occhi e vidi Winky.

Mattheo.

Mi lasciai sfuggire un sorriso e chiusi gli occhi.

«Chi ti mandato Winky?» chiesi.

«È stato il mio padroncino, il signorino Riddle» a quelle parole sorrisi.

«Portami via di qui» dissi e lei con uno schiocco di dita mi liberò dalle catene e con la sua manina strinse la mia e ci smaterializzammo ad Hogwarts.

Eravamo nelle cucine, ovviamente non si poteva smaterializzare davanti a tutti.

«Vuole che l'accompagno?» mi chiese.

«No grazie Winky, hai già fatto tanto»

«Winky ha solo svolto il suo lavoro signorina»

Presi un respiro profondo e cercando di non cadere mi incamminai verso il corridoio.

Vedevo delle ombre e barcollavo. Non mangiavo o bevevo qualcosa da tre giorni. Come poteva il mio corpo resistere ancora non lo sapevo nemmeno io.

Non sapevo che aspetto avessi, non volevo guardarmi. Mi sentivo sporca, usata, maltratta. Mi facevo schifo.

Non volevo nemmeno che gli altri mi guardassero. Avrei potuto scorgere nei loro occhi la compassione e il dispiacere.

Sospirai e finalmente raggiunsi la porta della sala comune.

«Oh mio dio signorina Malfoy» disse la donna del quadro.

«Mi può far entrare?» la pregai e lei aprì la porta.

Grazie al cielo non c'erano molte persone in sala comune, ma quelle presenti si girarono verso di me.

«Dakota» disse la sua voce.

Chiusi gli occhi e feci un piccolo sorriso. Non avevo più la forza di aprirli e mi sentivo come se stessi per cadere da un momento all'altro, ma non fu così.

Moon |Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora