Capitolo 2

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Melek

<Forza ragazzina svegliati>

<Altri cinque minuti mamma> mormoro a bassa voce ancora assonata mentre mi sistemo meglio con la testa su questa superficie morbida.

<Svegliati dannazione, devo scendere dall'aereo>

<Sei pregata di stare zitta> borbotto nuovamente ma questa volta decisamente infastidita. Odio quando la mamma interrompe il mio sonno.

<Se non ci fosse l'hostess che ci sta guardando non aspetterei tanto per farti vedere che sono maschio a tutti gli effetti> un sussurro, un timbro di voce roca arriva alle mie orecchie facendomi rabbrividire per come ha tirato fuori dalla bocca quelle parole.

<Tu non sei la mamma> rispondo ancora assonata ma quando finalmente il mio cervello sembra essersi svegliato apro gli occhi di scatto trovandomi fra le braccio di uno sconosciuto.

<Aiuto!> urlo disperata mentre mi dimeno ponendo una certa distanza tra me e...

<Mi hai fatto prendere un colpo> ammetto sincera quando mi rendo conto che lo sconosciuto non e poi tanto sconosciuto.

<Tu sei pazza>

<E tu continui ad importunarmi. Prima mi rubi il posto poi mi abbracci con la forza e mentre dormivo chissà cosa hai fatto per tenermi fra le tue braccia> rispondo in mia discolpa mentre cerco di tirare fuori il mio borsone che si trova nella cappelliera ma dato la mia scarsa bassezza non ci arrivo a tirarlo fuori. Sussulto quando sento un leggero tocco sui miei fianchi, le mani grandi e le dita leggermente fredde di appoggiano su quel filo di pelle che la mia maglietta lascia scoperta.

<Appoggia le mani sopra le mie> sento Damon sussurro vicino al mio orecchio e quando decido di dargli ascolto lui intensifica la stretta per poi sollevarmi da terra, alzandomi leggermente facendomi arrivare così al mio borsone.

<Puoi lasciarmi adesso> rispondo l'attimo dopo spezzando questo strano momento.

<Potresti anche ringraziarmi> borbotta forse offeso dopo aver lasciato la stretta su di me e senza guardarmi si affretta a prendere quello che deduco sia il suo zaino per poi dirigersi fuori dall'aereo ed io a passi felpati lo seguo ma no perché voglio seguire lui, semplicemente l'uscita è la stessa.

<Comunque grazie> dico in modo gentile appena me lo ritrovo davanti in fila per il controllo di documenti.

<Che fa ora mi segui?> chiede ridacchiando.

<Ma che ti viene in mente. Purtroppo la fila è sola una e dobbiamo passare per forza di qua> rispondo sbuffando. Ma guarda un po', il suo ego è così smisurato che pensa che io lo stessi seguendo. Che poi, chi lo seguirebbe mai?

<Io penso proprio di si invece. Insomma sull'aereo ti sei buttata addosso a me, per non parlare del fatto che per 10 ore hai dormito con la testa appoggiata alla mia spalla come se fossi un cuscino>

<Cosa avrei fatto io?> chiedo incredula mentre strabuzzo gli occhi.

<Hai dormito addosso a me> ribadisce nuovamente mentre si dirige verso il rullo da dove potremmo prendere le nostre valigie.

<Sembravi un cozza che con si voleva spiccicare proprio> risponde ridendo forse pensando di aver detto qualche battuta ma non è affatto così, a me non fa proprio ridere.

<Non sei affatto divertente> rispondo seria per poi allontanarmi da lui quando intravedo le mie valigie.

<Che c'è tigre, prima riposi beatamente e poi ti offendi?> chiede nuovamente quella voce che sto iniziando ad odiare.

<Chi segue a chi?> chiedo a mia volta quando me lo ritrovo alle calcagne.

<Oh guarda, l'uscita e da quella parte e devo passare per forza di qua> risponde usando le mie stessa parole. Ma insomma, c'è per caso un premio per chi riesce a infastidire meglio l'altro?

<Non hai di meglio da fare? Cercare qualche parente o amico da infastidire?> chiedo irritata. Insomma non lo conosco nemmeno ma ci stiamo comportando siccome ci conoscessimo da una vita.

<Ehi amico> una voce che saprei riconoscere fra mille arriva alle mie orecchie facendomi accigliare. Cosa ci fa lui qui?

<Tutto bene?> chiede Damon con un tono di voce che a me sembra quasi preoccupato.

<Mhmh> rispondo solamente senza alzare lo sguardo dal pavimento.

<La finisci di rimorchiare coglione?> sento nuovamente la voce di prima farsi sempre più vicina a me mentre uno strano sorriso si forma sulle mie labbra. Almeno pensiamo la stessa cosa, questo Damon è decisamente un coglione.

<Tigre?> sento Damon chiamarmi con quello stupido nomignolo che mi ha affibbiato facendomi sbuffare per l'ennesima volta.

<È stato un piacere conoscerti> mi affretto a parlare per poi fare una cosa decisamente non da me. Appoggio la mano sul suo torace mentre mi alzo di poco sulle punte dei piedi per poi lasciarli un bacio sulla guancia scappando l'attimo dopo con le mie valigie.

<Chi era quella?> sento la sua voce chiedere a Damon l'attimo dopo essermi allontanata. Sarò pure infantile ma per il momento proprio a lui non lo voglio vedere. Mica sarà qualche amico di quel Damon? Scuoto la testa cercando di non pensare a lui ma la mia mente decido di cambiare persona e tirare furi quello ho fatto poco fa.

<Ma che diamine mi dice la testa?> borbotto tra me e me mentre ripenso al gesto di prima. Di solito non sono una ragazza estroversa ma con Damon mi è venuto normale persino litigare. Sarà sicuramente per via della stanchezza, il fuso orario e tutte le altre scuse che si inventano le persone quando viaggiano.

Una volta uscita fuori ho fermato un taxi, caricato le valigie dentro il portabagagli e partire verso la mia descrizione, Kadiköy Accademy. Non è la prima volta che vengo in Turchia, nel corso degli anni la mamma ci ha portati spesso sia a me che a mio fratello Jason dato le sue origini turche. Voleva che conoscessimo la sua terra e le sue origini e se fossi stato per me avrei preferito vivere in Turchia e non a New York ma mio padre puro americano non ha mia amato la terra della mamma per questo ogni volta che lei ci portava qui in vacanza lui non veniva mai. Il mio sogno è sempre stato quello di vivere qui, fra la gente della turchia che mi hanno sempre fatto sentire a casa cosa che a New York non mi è mai capitato, lì la gente è troppo snob. Finita la scuola e compiuto 18 anni ho deciso di partecipare ad un saggio di danza e ho avuto la fortuna di essere stata scelta dall'accademia qui a Istanbul, ma non per caso ho scelto quel concorso.

<Siamo arrivati> mi informa in tassista interrompendo i miei pensieri. Pago veloce e dopo aver preso nuovamente le mie valigie a passi decisi mi dirigo verso l'ingresso di questa enorme struttura. La mamma mi ha sempre detto che ballo da quando ho iniziato a fare i miei primi passi, la danza è tutto per me e un giorno sogno di diventare una ballerina professionale.

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