Capitolo 27

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Melek

La paura è una di quelle emozioni che ci spaventano di più. La paura è in grado di farci paralizzare la mente e il corpo rendendoci vulnerabile, impedendoci di reagire o di pensare lucidamente. Per me la paura è come un ombra oscura che farà parte di noi fino a quando non troveremo il coraggio di sconfiggerla lasciando spazio solo alla luce. Nella mia vita ho avuto paura solo due volte. La prima è stato quando Alex mi ha attaccato innescando in me questa paura che mi tormenta all'interno, questa brutta emozione che mi divora il cuore, mentre la mia seconda paura è stata provocata prima quando Ibrahim mi ha informato che Damon deve andare in missione. In quel momento la mia mente ha pensato a così tante cose, si è fatta così brutti pensieri che ho avuto paura di perderlo. A volte la paura ci fa pensare brutte cose, ci fa reagire in un determinato modo facendoci uscire di senno ed è questo quello che è successo a me.

<Non volevo farti male. Forse solo un po' ma solo perché hai fatto il coglione con me tenendomi lontana per cinque giorni quando l'unica cosa che dovevi fare era parlare> borbotto a bassa voce mentre posso la mano sulla spalla di Damon muovendolo leggermente cercando di farlo svegliare.

<Che fa devo andare a prendere un vassoio con l'acqua come ha fatto mia madre con Emre per farti svegliare?> domando parlando da sola. Ora che ci penso con Emre non ha funzionato. Mi alzo dalla piccola sedia che avevo messo accanto al suo letto mentre sbuffo sonoramente.

<Se non ti svegli giuro che entrerò dentro lo spogliatoio dei maschi> mi invento sul momento mentre un brivido mi assale in tutto il corpo. Dio, che idea stupida.

<Oppure magari potrei iniziare a togliermi un indumento alla volta mentre muovo lentamente il mio corpo come una specie di spogliarello e poi...> sussurro piano al suo orecchio mentre con la mano inizio a sfiorare la sua gamba salendo sempre più in su.

<E poi?> chiede sussurrando.

<Sapevo che stavi fingendo> dico sicura di me mentre mi stacco da lui.

<Sicuramente la tua mano birichina mi ha svegliato> dice ridacchiando dopo aver aperto gli occhi.

<La mia mano non ha fatto niente> dico sbuffando mentendo alla grande.

<Oh, allora forse è stata la ragazza che compare sempre nei miei sogni> dice serio mentre si mette seduto facendomi accigliare.

<E chi è questa?> chiedo in modo duro mentre mi avvicino a lui con fare minaccioso.

<Una ragazza, ho sentito dire in giro che è la mia ragazza> risponde facendomi sorridere.

<Non ridere. Di sicuro non ho dimenticato il tuo pugno. Ma chi diamine ti ha insegnato a colpire così forte?>

<Logan ha sempre detto che ho una forza smisurata> dico facendo spallucce.

<E questo chi sarebbe?> chiede in modo aspro scendendo dal letto.

<Mio padre> rispondo sbuffando. Non pensavo che fosse geloso.

<Posso sapere cosa diamine è successo la fuori?> chiede diventando serio.

<Niente ho solo salutato il mio padrino> rispondo indifferente come se niente fosse.

<Lo sai che non mi riferivo a quello. A proposito, quando dovevi dirmi che il mio capo è il tuo padrino?>

<Volevo presentartelo. No aspetta, tu già lo consoci. Volevo presentartelo come parte della famiglia quando sarebbe tornato dalla sua missione suicida> rispondo mentre mi siedo sul bordo del letto. Sono così stanca che se solo appoggiassi la testa sul cuscino mi addormenterei all'istante.

<Cosa è successo?> chiede nuovamente.

<Quando avevi intenzione di dirmi che te ne saresti andato?> chiedo seria evitando la sua domanda.

<Uno alla volta Melek è così che si comunica> risponde facendomi ridere in modo isterico.

<Tu dici? Allora dove hai lasciato la comunicazione per cinque giorni Damon? Invece di mentire potevi dirmi la verità. Cosa pensavi, che ti avrei impedito di partire o cazzate del genere? O forse magari hai pensato che non lo avrei capito?> domando tristemente.

<Niente del genere. Ho saputo che devo andare in missione il giorno dopo che ti ho portata da me e non sapevo come dirtelo. Forse sarebbe più corretto da dire che io stesso non ho accettato questa notizia. Devo stare via per un mese solo per aiutare con l'addestramento i nuovi arrivati al campo e pensare che dovrò stare lontano da te per tutto questo tempo mi terrorizza. Non pensare che non te l'avrei detto>

<A me terrorizza il fatto che possa succederti qualcosa> dico a mia volta sussurrando.

<Per questo hai reagito in quel modo?> chiede curioso mentre si siede accanto a me.

<Ero già arrabbiata di mio sempre con te. Sapevo che c'era qualcosa che non andava per questo sono venuta qui. Volevo solo provocarti per ottenere una reazione da parte tua ma quello che mi ha detto Ibrahim ha scaturito in me la paura e mi sono lasciata travolgere. Non volevo farti male Dam, ti prego perdonami> sussurro nuovamente ma questo volta con la voce spezzata dal pianto. Ho trattenuto per troppo tempo le lacrime ma adesso con lui accanto a me crollo nuovamente.

<Ho sbagliato anche io> risponde mentre mi prende tra le sue braccia.

<Solo, tu promettimi che starai alla larga dai guai e per favore torna tutto intero> dico tristemente.

<Non devi preoccuparti tigre, qualsiasi cosa succederà io tornerò sempre da te>

<Ho sonno> confesso sbadigliando mentre cerco di cambiare discorso. Se fossi per me lo terrei nascosto nella sua casa legato al letto ma sono abbastanza matura da capire che questo è il suo dovere.

<Andiamo da me> propone l'attimo dopo mentre si alza dal letto con me ancora in braccio mentre mi dice di afferrare la sua giacca da sopra la piccola scrivania uscendo poi dalla sua stanza con me ancora attaccata a lui.

<Ora i miei uomini mi prenderanno in giro> borbotta piano mentre appoggio la testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi.

<Tranquillo, gli ho addestrati adeguatamente>

<Hai minacciato i miei uomini?> chiede incredulo.

<Preferisco di più usare la parola addestrati. Ho detto loro che se solo si permettano di fare squallide battutine sul tuo conto se la vedranno con me> rispondo mentre sbagliato per l'ennesima volta lasciandomi travolgere dalla stanchezza.

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