Capitolo 7

804 97 40
                                    

Melek

Stamattina il mio risveglio è stato decisamente traumatico e ho dovuto sorbirmi le lamentele della mamma alle cinque del mattino. A quanto pare lo stronzo di Jason dopo due giorni ha chiamato la mamma chiedendole spiegazione sul mio arrivo qui a Istanbul e la mamma mi ha chiamata solo per avere più informazioni da me dato che Jason in fatto di sparlare sembra muto come una tomba cosa che la mamma non accetta per questo ha deciso di torturare me ma quando ho iniziato a lamentarmi per l'orario se n'è uscita dando la colpa al fuso orario e così grazie a mia madre il mio sonno se n'è andato a quel paese lasciandomi sveglia più che mai.

<Come ti trovi là tesoro? Ti sei ambientata? Hai conosciuto già qualcuno?> continua a fare domande su domande senza stancarsi mai.

<Va tutto bene mamma> ribadisco per l'ennesima volta.

<Ho saputo che hai incontrato Emre> continua a parlare cercando un nuovo argomento su cui focalizzarsi.

<Si qualche giorno fa, sinceramente mi era uscito di mente> rispondo cercando di giustificarmi. Come si vede che ho avuto la testa altrove, per le prove intendo. Ho pensato molto alle prove che dovrò fare.

<Tranquilla tesoro, mi ha detto Emre che gli ha fatto piacere rivederti. A proposito so che è tornato suo figlio, non pensi che fosse l'ora di conoscerlo?> chiede speranzosa.

<Ma se non lo consoci neanche tu> rispondo borbottando mentre mi alzo dal letto.

<Perché non c'è stato l'occasione ma dato che ora tu sei a Istanbul e lui è tornato potreste incontrarvi> risponde nuovamente speranzosa. Per mia madre è davvero importante avere l'appoggio di tutti ma soprattutto l'approvazione.

<Emre me l'aveva accennato ma da quello che so suo figlio non vuole vederlo> così come non sarà interessato a conoscere la nuova ragazza di suo padre penso mentalmente.

<Non sai quanto mi dispiace, so quanto lui ci tiene> risponde la mamma dispiaciuta.

<Evidentemente il figlio non più di tanto. Mamma non voglio essere troppo dura ma questa storia va avanti da più di un anno e lui non si è degnato neanche una volta di fare almeno finta di essere interessato a questa conoscenza> rispondo sincera.

<Lo so Melek però continuo a sperare. Emre non si merita di ricevere questo tipo di comportamento>

<Vedrò cosa posso fare> mi invento su due piedi cercando di rassicurarla in qualche modo. Sicuramente il figlio di Emre sarà un viziato figlio di papà con la puzzetta sotto il naso e se così non fossi non mi spiego questo strano modo di approcciarsi con il padre, anzi, di non approcciarsi dato che per come parla Emre il loro rapporto praticamente è inesistente.

<Vado a dormire tesoro, ci sentiamo più tardi> mi informa la mamma e dopo un lungo momento di baci volanti stacca finalmente la chiamata dandomi un attimo di tregua. Praticamente sono stata torturata per quasi due ore al telefono e giuro che le mie orecchie hanno bisogno di un lungo silenzio per riprendersi.

<Giuro che la prossima volta non le risponderò> mormoro a bassa voce ma quando realizzo quello che ho appena detto strabuzzo gli occhi. Conoscendo mia madre se uno di questi giorni non risponderò al telefono sarà capace di mandarmi anche l'armata militare per rintracciarmi.

<Però> sussurro nuovamente quando la mia mente si rende conto che infondo non fossi così male se verrebbe un certo militare a cercarmi.

<Riprenditi Melek> borbotto da sola mentre scuoto la testa cercando di togliermi dalla mente questi assurdi pensieri.

<Ho decisamente bisogno di andare a correre per impegnare la mente> continuo a parlare da sola mentre vado in bagno per lavarmi.

Dopo una veloce rinfrescata prendo il mio top nero abbinato ai leggings a vita alta vestendomi di fretta per poi uscire di casa mettendo alle orecchie le cuffie con la musica a tutto volume. La devo smettere di pensare a occhi tenebrosi a qualsiasi ora della mia giornata. Ho decisamente cose migliori di fare, ad esempio andare a fare la spesa o cercarmi un mezzo di trasporto o ancora più importante le prove di danza, ecco le prove di danza sono decisamente più importanti che pesare a quel ragazzo dagli occhi marroni.

<Merda> sbotto addolorata quando il mio sedere entra in contatto con il freddo e duro marciapiede dopo essermi scontrata con una superficie abbastanza dura.

<Oddio perdonami> una voce maschile arriva alle mie orecchie facendomi alzare di scatto la testa verso la persona interessata.

<Oh, ehm Melek giusto?> chiede questo stronzo con voce incerta.

<Klaus> scandisco bene il suo nome in modo aspro.

<Perdonami non ti ho vista, anzi, sei stata tu a venirmi addosso> dice ridacchiando mentre continua a guardarmi tutto sorridente.

<Oh giusto, vieni che ti aiuto> parla l'attimo dopo per poi sporgersi verso di me offrendomi la sua mano che gentilmente rifiuto sorprendendolo.

<Faccio da sola> dico solamente mentre mi alzo mettendomi all'impiedi.

<Posso fare qualcosa per farmi perdonare? Magari posso offrirti un caffè> parla speranzoso mentre non la smette di guardami in quel modo snervante, lo stesso che mi ha rivolto l'altra sera al pub.

<Con me non attacca> parlo sincera per poi oltrepassarlo e proseguire per la mia strada.

<Perché? Ho qualcosa che non va?> chiede quasi urlando come se volessi attirare la mia attenzione solo per fermarmi.

<Sei un bel ragazzo Klaus ma non sei decisamente il mio tipo e anche se lo fossi il tuo modo di approcciare con le ragazze è decisamente squallido> rispondo soffermandomi per un attimo e quando dalla sua bocca non sento nessun altro suono riprendo a correre. Certo che non è il tuo tipo, sussurra la mia conoscenza. I suoi occhi verdi e capelli neri come la pece non hanno niente a che vedere con quei pozzi castani che tanto brillano di Damon.

<Esci dalla mia mente> mormoro irritata quando mi rendo conto che per l'ennesima volta il mio pensiero si ferma su quel ragazzo. Guardo l'orologio che ho al polso costatando che sono in mega ritardo così decido di cambiare strada per tornare il prima possibile a casa. Fra meno di mezz'ora dovrò essere presente all'accademia.

Deceptive LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora