Capitolo 1

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"Ehi... Che ci fa la Cabello qui?" Dinah alzò gli occhi al cielo, vedendo la ragazza entrare in palestra, sguardo basso come sempre, le spalle incurvate come se portasse sulle spalle il peso del mondo. Le sue amiche si voltarono per guardarla, stupite.

"Avrà bisogno di crediti extra anche lei, come la maggior parte dei presenti." Minimizzò Allyson, alzando le spalle con indifferenza e tornando a fissare il fisico tonico dei ragazzi che aveva di fronte a sé.

"Ehi!" Protestò Lauren. "Io e Mani siamo qui per vincere, non per partecipare!"

"Ci mancherebbe! Tu sei il capitano della squadra e Mani è il tuo vice!"

In quell'istante si sentì il fischietto dell'allenatrice, e tutti i presenti si zittirono, per stringersi poi in cerchio attorno a lei.

"Smettila di guardarla così!" Il gomito di Normani impattò nelle costole di Lauren, che sbatté gli occhi un paio di volte, prima di distoglierli dalla figura slanciata e attraente della donna. Si passò la mano sulla zona colpita dall'amica, guardandola in cagnesco, mentre l'allenatrice iniziò a parlare.

"Bene, ragazzi. Vedo che quest'anno ci sono alcune facce nuove. Per chi non mi conoscesse, sono Miss Lovato, la vostra allenatrice. Quest'anno il campionato di pallavolo sarà molto competitivo, quindi non perdiamoci in chiacchiere e iniziate a palleggiare in coppia con un compagno qualsiasi."

Dinah arraffò Normani dal braccio prima che se l'accaparrasse Lauren. Quest'ultima si mise automaticamente in coppia con Ally. Velocemente le coppie si formarono, l'unica a restare fuori fu proprio l'ultima arrivata, che era rimasta a testa bassa, lontana da tutti.

"Su, iniziate." Li spronò la donna, mentre si avvicinava alla ragazza rimasta da sola. "Come ti chiami?" Le chiese dolcemente. La mora aveva un viso fresco e pulito, ma il suo sguardo rimase sfuggente.

"Uhm... Karla... Karla Camila Cabello. O Camila, come vuole." Rispose quasi balbettando. L'insegnante vide la sua timidezza e il suo imbarazzo, e le sorrise, raccogliendo un pallone dalle vicinanze e facendolo rimbalzare per cercare di attirare l'attenzione della studentessa, il suo sguardo ancora basso.

"Tu come preferisci essere chiamata?"

La ragazza alzò le spalle, pensandoci un po'. "C-Camila, credo."

"Bene, Camila, fammi vedere cosa sai fare." Le disse, lanciandole il pallone con un delicato palleggio, aspettandosene un altro in risposta. La ragazza si spostò dalla traiettoria, spaventata, facendo rimbalzare il pallone a terra. Si sentirono alcune risatine alle sue spalle, e subito calò il volto, imbarazzata.

"I-io... In realtà... Non ho mai..." Rimase la frase in sospeso, non volendo far sapere a tutta la palestra che non aveva mai toccato un pallone di nessun tipo. La docente annuì, pensierosa.

"Capito. Vedremo cosa riusciremo a fare." Le disse con calma. "Con la teoria come te la cavi?"

La ragazza non si aspettava una simile domanda, e alzò lo sguardo stupita. "In che senso?"

"Ti darò un libro sulla pallavolo, mi aspetto che tu gli dia un'occhiata prima della prossima lezione, ok? Ti sarà molto d'aiuto. Intanto osserva i tuoi compagni, guarda la loro postura, il movimento delle mani e del corpo. Ti aiuterà, credimi."

La ragazza annuì, mentre l'insegnante spariva nell'ufficio adiacente e ne usciva dopo meno di un minuto con un grande libro in mano che poi porse a Camila.

"Non farti spaventare dal peso, sono più immagini che altro."

"Non mi spaventano i libri." La ragazza prese il tomo tra le mani e si diresse verso gli spalti, sedendosi e iniziando a sfogliarlo.

"Ci ha già rinunciato!" La derise Dinah.

"Da come ha scansato quel pallone, mi meraviglio che non sia scappata a gambe levate." Rise Lauren, passando nuovamente la palla ad Ally.

"Ok, che ne dite di giocare sul serio per gli ultimi quindici minuti?" Chiese Miss Lovato, ricevendo l'entusiasmo dei ragazzi presenti. Camila alzò lo sguardo dal libro, decidendo di guardare quella piccola competizione improvvisata, per cercare di capirne qualcosa. In fondo, era lì perché doveva farlo.

Non ci capiva tanto tra punti e cambi palla. Osservava i suoi compagni giocare, allegri e pieni di vita, competitivi, e si rendeva conto che lei non sarebbe mai riuscita a farlo. Non ne aveva la voglia, la forza né l'umore.

Scosse la testa, ringraziando il cielo quando sentì l'allenatrice salutarli e ricordare il prossimo appuntamento. Tre volte a settimana, dopo le lezioni, partite escluse. Una vera tortura per la ragazza dai tratti cubani, che si incamminò verso l'esterno della palestra. In fin dei conti non aveva bisogno di fare la doccia a differenza dei suoi compagni, visto che non aveva nemmeno sfiorato la palla.

Miss Lovato la guardò andare via, incuriosita da quella presenza nuova che le trasmetteva un'insolita malinconia, e una profonda solitudine.

"Hansen." Fermò la ragazza che le stava passando accanto. "Che mi sai dire di Camila?" Le chiese, indicando la porta d'uscita dietro la quale la ragazza era appena sparita.

La polinesiana alzò le spalle, riflettendoci su.

"La Cabello? È una solitaria, non ha amici, non ha interessi. Sempre buoni voti a scuola, ma schiva con tutti. Quella ragazza è un fantasma."

"Oh, ok."

"Magari non tornerà più, così ci toglie un gran fastidio." Rise un ragazzo dietro di lei, beccandosi un'occhiataccia dall'insegnante.

"Vai pure a fare la doccia, Hansen." La donna le diede l'ok, pensierosa, e la ragazza si dileguò verso gli spogliatoi.



Camila si chiuse silenziosamente il portone di casa dietro le spalle, cercando di attirare meno attenzione possibile. Sperava di sgattaiolare in camera sua e venirne fuori direttamente il mattino dopo, per andare a scuola. Col libro di pallavolo tra le braccia, iniziò a salire le scale, silenziosa come un gatto.

"Com'è andato l'allenamento?" La voce alle sue spalle la fece sussultare. Si resse al corrimano, voltandosi verso il suo interlocutore. Si morse il labbro, indecisa, ma non parlare le avrebbe causato solo più guai.

"Non fa per me. Non so nulla di quel gioco."

"Non me ne importa nulla!" L'uomo urlò, adirato. Fece dei passi in direzione delle scale, puntandole un dito contro. "Ho detto che devi entrare in squadra ed è quello che farai. I Cabello eccellono sempre in tutto, non devi essere da meno."

"M-ma" balbettò indecisa.

"Non farmi vergognare di te, Karla. Lo sai, che non ti conviene." La ragazza abbassò la testa, sconfitta. "Vedi di toglierti quei vestiti sciatti che hai addosso, stasera abbiamo ospiti a cena e ti voglio con noi, presentabile. È chiaro?"

Camila annuì ancora una volta, anche se ormai i suoi programmi per la serata erano andati a puttane. Si voltò, sperando di andare indisturbata in camera sua e sparire dalla circolazione per un po'. Sentiva il suo sguardo cattivo addosso, e si rifugiò nella sua camera, chiudendosi la porta alle spalle e assicurandosi di dare due mandate di chiave. Solo in quel momento si lasciò sfuggire un sospiro dalla bocca. Di sollievo o di amarezza, non lo sapeva nemmeno lei. Sperava solo che quella giornata finisse il più presto possibile.

Invisible Chains - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora