I miei genitori, prima di morire, avevano messo i puntini sulle i. Nel caso a loro fosse successo qualcosa, sarei stata con i parenti più prossimi, ma l'eredità sarebbe stata mia al compimento dei diciotto anni. Nel mentre, avrei avuto accesso a un piccolo fondo a mio nome, per le piccole spese che avrei potuto avere. Di certo, pensavano a shopping e viaggi, non certo a visite ginecologiche per una mia possibile gravidanza a sedici anni.
Chiamai il mio avvocato, era il momento di avere accesso a quei fondi.
"Signorina Cabello, che sorpresa sentirla." Mi ricordavo di lui, era un amico fidato di mio padre, interno all'azienda.
"Charles, mi chiami Camila, la prego. Mi ha vista nascere." Risposi con dolcezza.
"Giusto, Camila. Cosa posso fare per te? E dammi del tu."
"Io... avrei bisogno di accedere al mio fondo per le emergenze." E se non è un'emergenza questa...
"Certo, mi basta qualche minuto per attivarlo. Hai ancora la carta, giusto?"
"Si, è qui da qualche parte."
"Di quanto hai bisogno?"
"Io... non ne ho idea. Quanto ho a disposizione?"
"Non hai speso quasi nulla in questi anni, direi sui novantacinquemila dollari, a occhio e croce."
"Wow. Diciamo cinquemila per ora, poi in seguito ti dirò." Meglio tenersi larghi.
"Perfetto. Ti invio il PIN via sms. Va tutto bene, Camila?" Chiese, incuriosito, dopo una piccola pausa.
"Si, Charles, grazie. Ci sentiamo in questi giorni, dobbiamo discutere di una cosa molto importante... E dobbiamo farlo di persona."
"Quando vuoi..."
"Ti chiamo io. Grazie ancora." Dopo i saluti di rito, riattaccai. Mi sentivo già più leggera ad aver preso una decisione.
Mandai un messaggio alle ragazze, spiegando loro dove sarei stata quel pomeriggio.
Mi vestii, uscendo di casa prima che quei due rientrassero. Non avevo per niente voglia di incrociarli, non nello stato in cui ero. Il mio appuntamento era dopo tre ore, quindi mi diressi in centro. Dovevo prendere delle camicie, delle magliette ampie per nascondere la pancia almeno per i primi mesi. Mentre camminavo per le vie del centro, vidi la vetrina di una gioielleria dove erano esposte delle collane stupende. Pensai subito a Lauren, ed entrai senza pensarci due volte. Mi ricordai che a breve sarebbe stato il compleanno di Mani, poi subito dopo quello di Dinah, poi Lauren e infine Ally. Tutte e quattro compivano gli anni nel giro di poco più di un mese, quindi presi un regalo ad ognuna di loro.
Prima di uscire, la mia attenzione fu attratta da una collana lunga, con una specie di palla come ciondolo, e all'interno c'era altro. La sfiorai con le dita, come ipnotizzata. Fece un suono dolce.
"Quello è il richiamo degli angeli." Mi spiegò la commessa che stava facendo i pacchettini regalo. La guardai incuriosita, così mi spiegò. "La usano le donne in dolce attesa, sa... per proteggere i propri bambini."
"Prendo anche questa." Decisi d'impulso.
"Gliela incarto." Annuì la bionda.
"Non serve, non è un regalo: è per me." La commessa restò un attimo stupita, data la mia giovane età, poi mi sorrise, congratulandosi con me.
"Il suo bambino avrà una grande madre." Mi disse, mentre uscivo. Ne sono sicura. Sorrisi dolcemente.
Era quasi ora del mio appuntamento, quindi mi affrettai. Non mi aspettavo che Lauren mi raggiungesse lì, e invece mi stava aspettando vicino al portone d'ingresso. Salimmo insieme al terzo piano, utilizzando l'ascensore. Lo studio medico era silenzioso, pulito. Avevo una leggera tensione, ma mi alzai subito quando la receptionist chiamò il mio nome. La corvina mi seguì, aspettando il permesso prima di entrare nello studio.
"Signorina Cabello, prego, si accomodi."
"Buon pomeriggio, dottoressa. Le dispiace se entra anche la mia amica?" Le chiesi un po' imbarazzata. Lei mi sorrise, dandomi l'ok.
"Si è portata il tifo." Rise, forse per stemperare la mia tensione.
Dopo aver preso i miei dati generali, e informazioni sul mio ciclo mestruale, fece la domanda che tanto temevo.
"Per quale motivo ha preso questo appuntamento urgente?"
"I-io..." La mano di Lauren strinse la mia, ricordandomi che era lì per me, per darmi forza e coraggio. "Credo di essere incinta. O almeno, i test dicono che lo sono, e il ciclo mi è saltato quindi..." Avevo iniziato a parlare velocemente e a gesticolare, vista l'ansia. La dottoressa mi bloccò, sorridendomi.
"Lo scopriremo subito. Mettiti sul lettino e scopri la pancia."
Feci come mi era stato chiesto. Tremavo come una foglia, e no, non era per il freddo. La dottoressa si avvicinò, tirandosi dietro un grande macchinario con uno schermo.
"Faremo un'ecografia, sentirai solo una lieve pressione." Disse premendo un tubetto sulla mia pancia. Sobbalzai al contatto con il gel viscido e ghiacciato. "...E un po' di freddo." Rise, spezzando la tensione. Poggiò la sonda sulla mia pancia, spargendo il gel mentre osservava lo schermo e premeva dei tasti. Cercavo di guardare lo schermo, ma mi sembrava tutto uguale.
"Eccolo qui." Disse, dopo pochi attimi.
"Cosa?" Chiedemmo all'unisono io e Lauren non vedendo nulla. La dottoressa indicò un punto più chiaro sullo schermo.
"Questo... è il tuo bambino." Sentii la mia mano stretta da quella di Lauren, ma non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo.
"Il - il mio bambino." Mormorai. Ero come in trance.
"Si... dalla grandezza direi che sei quasi al terzo mese. Dovremo aspettare ancora un po' per sapere il sesso, ma direi che è in gran forma."
Rimosse la sonda, stampando le immagini che avevamo visto. Mi porse della carta, ma ero troppo sbalordita per svegliarmi dal mio sogno ad occhi aperti. Mi accorsi solo dopo che Lauren aveva afferrato la carta e mi stava ripulendo dal gel spalmato sul mio ventre. Imbarazzata, continuai da sola dopo essere arrossita.
"Ti prescriverò degli esami e degli integratori." Iniziò a scrivere al computer. "Mangi bene? Ti vedo un po' sottopeso." Mi guardò con preoccupazione.
"S-si, credo." Sottopeso? Quello stronzo mi ha detto che sono grassa.
"Camila." Guardò Lauren, indecisa forse sul parlare o meno. Le feci segno di andare avanti. "Voglio essere molto chiara con te. Sei molto giovane, ed è facile a quest'età avere delle complicazioni."
"Che complicazioni?" Chiese Lauren al mio posto.
"Siamo quasi al terzo mese, quindi potremmo quasi essere al sicuro da un eventuale aborto spontaneo, che è molto frequente alla tua età, ma di solito si verifica nei primi due/tre mesi. Quello che mi preoccupa è la tua salute. Potresti debilitarti molto, e il parto non è esattamente una cosa semplice da affrontare."
Non risposi, e nemmeno Lauren parlò, aspettando che continuasse.
"Comunque, ce ne preoccuperemo a tempo debito. Fai questi esami del sangue, e portali al prossimo controllo. Nel mentre ti ho prescritto questi integratori. Fai molta attenzione, non fare sforzi eccessivi e cerca di fare una vita sana e regolare. Ci vediamo tra un mese."
Ci alzammo, prendendo le nostre cose per uscire. Dopo aver pagato la fattura salata alla segretaria, entrammo in ascensore. Ero ancora confusa, quindi non so come, finii tra le braccia di Lauren. Le sue labbra cercarono le mie, e io non attesi nemmeno un attimo per approfondire il contatto, ricercando la sua lingua ed esplorando la sua bocca. Lauren gemette tra le mie labbra, poi ci staccammo, sentendo l'ascensore rallentare. Ma non mi lasciò, trattenendomi in un abbraccio stretto. Potevo sentire il suo cuore battere veloce come il mio. Ci allontanammo solo quando le porte si aprirono, e uscimmo dall'ascensore mano nella mano.
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Invisible Chains - Camren
FanfictionLauren Jauregui e le sue amiche conoscono Camila Cabello solo di vista, è una ragazza della loro stessa scuola che è quasi un fantasma, finché quest'ultima decide di prendere in mano la propria vita e reagire.