Erano le undici di sera. Ero sola nella stanza d'hotel, il gruppo delle quattro era uscito a divertirsi. Tirai fuori la testa dal bagno, accertandomi di essere realmente sola. Quando ne fui certa, entrai nella camera completamente nuda. Aprii la valigia, tirando fuori la crema corpo che applicai abbondantemente, soprattutto sulle cosce. Era quella che Demi adorava, la sua essenza preferita. Sorrisi prendendo l'intimo bianco che avevo comprato appositamente per lei dalla tasca della valigia.
Infilaii le mutandine di pizzo bianco facendole scivolare sulle mie gambe levigate, sorridendo alla sensazione. Misi il reggiseno, molto, molto trasparente. Il contrasto con la mia pelle avrebbe fatto impazzire Demi, sorrisi maliziosa al pensiero, ma mancavano ancora dei tasselli al puzzle. Presi le autoreggenti, sempre bianche, e me le tirai su per le cosce dopo essermi seduta sul letto. Finalmente presi i tacchi a spillo, sperando sinceramente di non inciampare, e li indossai. Una goccia di profumo e fui pronta.
Mi alzai, osservandomi allo specchio. Il mio aspetto era a dir poco favoloso. Dico la verità, mi sarei scopata da sola per quanto ero maledettamente sexy. Volevo far uscire di testa la mia insegnante, e probabilmente ci sarei riuscita. Mi sistemai i capelli e controllai per l'ultima volta il trucco. Quando ebbi finito, sentii il rumore di chiavi che si infilavano nella serratura della stanza. Mi fiondai sul cappotto beige che avevo già preparato - per fortuna - sul letto, riuscendo ad infilarlo e chiuderlo un attimo prima che la porta si aprisse.
Probabilmente si aspettavano di trovarmi addormentata, e non in procinto di uscire nel pieno della notte. Mi ritrovai a fissare gli occhi di Lauren, sorpresi. Mi squadrò un attimo, prima dall'altro al basso, poi a ritroso, finché non mi schiarii la voce. Sembrò riscuotersi.
"Stai uscendo?" Mi chiese a bruciapelo. Non potevo mentirle, la mia non era certo una mise per andare a letto, almeno non da sola e di certo non per dormire.
"Si, ho pensato di fare un giro dopo aver dormito quasi tutto il pomeriggio."
"E vuoi uscire così?"
"Co-così come?" Chiesi balbettando, per la paura che avesse intuito che non indossavo nient'altro che lingerie sexy al di sotto del cappotto.
"Come una che cerca guai." Disse, prima di far schioccare la lingua sotto al palato, analizzando di nuovo le mie cosce lasciate mezze scoperte dal cappotto. Aveva il sopracciglio alzato mentre mi mangiava con gli occhi.
"Non sono affatto certa che questi siano affari tuoi, Jauregui." Le risposi ostile.
"Oh beh... mettiamo che ti accada qualcosa..." Si avvicinò. Sentii un vago odore di alcool, doveva aver bevuto. "E qualcuno mi dovesse chiedere se ti ho vista..." I suoi pensieri erano leggermente sconnessi.
"Non capisco dove vuoi arrivare, Jauregui." Cercai di passarle accanto, ma mi afferrò il polso tirandomi indietro.
"Con chi stai uscendo?"
"Con, con chi?" Richiesi innervosita da quel suo comportamento. "Sto uscendo per i fatti miei." Quasi ringhiai.
"Si, certo." Il suo tono uscì più ironico del solito, il suo alito alcolico raggiunse la mia guancia. "Conciata così? Non ci crederei nemmeno se ti vedessi."
"Cosa cazzo te ne importa, Lauren? Eh?" Ora ero io quella aggressiva. Volevo uscire di lì al più presto, quella situazione non era contemplata. Non sapevo come comportarmi. Scostai bruscamente il mio polso dalla sua mano.
"Cosa indossi lì sotto?"
Non risposi. Seguii il suo sguardo, rendendomi conto che il cappotto si era leggermente aperto rispetto a prima, e ora si intravedeva un po' del pizzo bianco del reggiseno. Arrossii leggermente, poi la riguardai. Aveva ancora il suo sguardo incollato al mio torace, come se guardandomi potesse spogliarmi.
In un attimo Lauren mi aprì il cappotto, esponendomi ai suoi occhi, le sue pupille erano dilatate, diventavano sempre più nere attimo dopo attimo. Mi accorsi che aveva il fiatone come se avesse corso per chilometri. Lauren Jauregui era eccitata? Sembrava proprio di si, sembrava davvero che il mio corpo le avesse fatto un certo effetto. Non staccava lo sguardo dalle mie curve, iniziavo ad eccitarmi anche io, mi sentivo potente, sentivo di averla in pugno. Era un sogno che si avverava. Dovevo prendere il controllo e sfruttare la situazione.
"Ti piace quello che vedi, Jauregui?" Quasi le soffiai nell'orecchio, essendomi avvicinata a lei. Il mio tono era roco, non avevo mai avuto una voce così sexy. Non credevo di averne una.
Vidi che cercava di riprendersi, di riprendere il controllo. Non te lo permetterò, Jauregui. Ormai ero partita per la tangenziale. Nella mia mente l'idea di farmi scopare da Demi era completamente svanita, ora volevo lei. Il mio sogno proibito, la ragazza che avevo desiderato per anni.
Alzò lo sguardo dalle mie tette, tranquillamente visibili sotto l'intimo quasi inesistente, e dai miei capezzoli dolorosamente turgidi, per incontrare il mio sguardo probabilmente famelico. La vidi sbattere gli occhi due, tre volte in velocità, e fece un passo indietro per allontanarsi da me. D'istinto io ne feci uno in avanti.
Catturai il suo corpo, imprigionandola con le mie braccia ai suoi lati, contro la porta dalla quale meno di un minuto prima era entrata. Ridussi nuovamente le distanze tra di noi, e senza darle il tempo di riflettere la baciai con tutta la passione che avevo in corpo. Fu un bacio rude, forzai la sua bocca con la mia lingua, invadendola senza alcun rimpianto, ricercando la sua lingua, che succhiai subito con forza. Le mie mani intanto erano salite a stringerle il seno, che avevo sempre bramato. Lo strizzai, sentendo perfettamente l'assenza di un reggiseno, cosa che aumentò la mia eccitazione. Era così grande, e morbido. Favoloso. Il mio corpo era attaccato al suo, e feci strusciare la mia coscia tra le sue gambe, sentendola gemere nella mia bocca.
All'improvviso mi spinse via con tutta la sua forza assestandomi un forte schiaffo sulla guancia, barcollai sui tacchi, evitando per un soffio di cadere con il culo per terra. Ci fissammo a lungo, riprendendo entrambe fiato pesantemente. Ero sconvolta. Eravamo in un momento di stallo. Dio avevo appena baciato furiosamente la mia cotta? E soprattutto, ero appena stata rifiutata da lei? La realizzazione di ciò mi fece male, insieme alla mia guancia maltrattata.
Sentimmo un rumore di chiavi, e un vociare dietro la porta. Le altre erano lì. Mi richiusi il cappotto di fretta, ricoprendomi prima che anche loro mi vedessero mezza nuda. Lauren si spostò di lato alla porta per evitare di essere colpita. Entrarono in pochi attimi, fermandosi sull'uscio per analizzare la situazione. Il silenzio invase la stanza, mentre gli sguardi andavano da Lauren a me, e da me a Lauren. La prima a rompere il silenzio fu Dinah.
"Tutto bene qui?"
"Magnificamente." Risposi acida. Il fatto di essere stata rifiutata da lei, mi bruciava nel petto. Dovevo uscire di lì e sfogare la mia rabbia. E conoscevo il metodo giusto per sfogare tutta questa rabbia e anche la frustrazione sessuale che stava crescendo dentro di me.
"Stai uscendo?" Mi chiese la più alta, alzando un sopracciglio e analizzando il mio aspetto. Ecco che ci risiamo.
"Si." Il mio tono non ammetteva repliche. Si allontanarono verso i rispettivi letti, capendo che la discussione era finita lì. Vidi gli occhi di Lauren lanciarmi fiamme, mentre io cercavo di uscire dalla porta, lei mi si piazzò davanti. "Spostati." Le imposi sottovoce, cercando di non farmi sentire dalle altre. La guancia ancora mi faceva male per lo schiaffo che mi aveva dato.
Lei ghignò.
"Certo." Rispose a voce talmente bassa che pensai quasi di essermela immaginata. "Salutami la professoressa Lovato." Non potevo crederci, lei sembrava così sicura di quello che aveva detto. Come poteva esserlo? Stavamo per essere scoperte?
"Va a farti fottere, Lauren."
"Va a farti fottere tu, Cabello." Ringhiò.
"Oh, credimi, sarà fatto." Le risposi prima di darle una spallata talmente forte da spostarla dal mio cammino. Uscii sbattendo la porta.
Siamo fottute.
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Invisible Chains - Camren
FanfictionLauren Jauregui e le sue amiche conoscono Camila Cabello solo di vista, è una ragazza della loro stessa scuola che è quasi un fantasma, finché quest'ultima decide di prendere in mano la propria vita e reagire.