Capitolo 32

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Poche ore dopo ero in una sala operatoria, urlante e sudata, sanguinante e dolorante, mentre la mia ginecologa e uno staff improvvisato, cercavano di fare nascere prematuramente la mia bambina. Dicevano cose che la mia mente stordita non catturava. Sapevo solo che era il momento di spingere. Ci provavo, urlando e piangendo dal dolore che era ovunque nel mio corpo, mentre Lauren mi stringeva preoccupata la mano, e con l'altra mi puliva il sudore dal viso con una garza. Terminato il tentativo, mi voltai leggermente a guardarla. Aveva uno sguardo preoccupato, e seguendo la direzione dei suoi occhi mi resi conto che la garza che aveva in mano era intrisa del mio sangue.

"Camila. Ancora una volta." Mi disse la dottoressa, preoccupata. Guardava continuamente dei monitor, mentre mi incitava a spingere di più, più forte. Mi sentivo venire meno, non credevo che il parto fosse così stancante. O forse era colpa del fatto di essere appena stata investita. Perché le persone che mi circondano tentano sempre di uccidermi? Mi chiesi, chiudendo gli occhi per riposare. Ero spossata, non ne potevo più. Avevo tanta voglia di dormire, di riposare.

"Camila! Camila, non addormentarti. Devi spingere. E devi farlo ora." Mi ordinò agitata la dottoressa. Con uno sforzo disumano, e un urlo spaventoso, sentii una sensazione strana, poi un pianto. Lauren mi guardò piangendo.

"Ce l'hai fatta, Camz. Ce l'hai fatta." La dottoressa le mise la bambina tra le braccia e lei venne verso di me per farmela vedere. Era l'immagine più bella del mondo, la ragazza che amavo, con la mia bambina appena nata tra le braccia. Avrei voluto vederla più a lungo, ma i miei occhi si chiusero dalla stanchezza.


***


Lauren pov.


La piccola era appena nata, e Camila ci sorrise, guardandoci nonostante la stanchezza e facendomi schizzare il cuore in gola. Era stata un'emozione pazzesca assistere alla nascita di sua figlia, mi sentivo come se un po' fosse anche mia. Immaginai per un attimo che io, Camz e la bambina fossimo una famiglia, e le mie gambe tremarono dall'emozione. E non era la prima volta che lo pensavo, ma allo stesso tempo c'era Billie, a cui volevo molto bene, e non avevo il coraggio di lasciarla.

Camz era distrutta, dopo l'incidente e quelle ore in sala parto, doveva ancora essere visitata e medicata. La vidi chiudere gli occhi, era sudata e più pallida di prima.

"Camz?" La chiamai con preoccupazione, all'improvviso mi arrivarono tutti i suoni che avevo ignorato fino a quel momento. I continui bip delle varie macchine a cui era collegata, le parole del personale sanitario.

"La pressione va giù."

"C'è troppo sangue."

"Ha perso conoscenza."

"Fatele due sacche di sangue, subito!"

Un'infermiera mi prese la bambina, e mi costrinse ad uscire dalla sala parto. Le nostre amiche corsero subito da me.

"Allora? È nata? Mila come sta?"

"S-si." Balbettai, agitata. Cercavo di sentire qualcosa all'interno, ma era tutto confuso.

"Lauren? Cosa? Che succede?" Mi chiese Normani, preoccupata come le altre due.

"L-l-lei... È nata, ma Camz" non riuscivo a parlare, non poteva succedere. Aveva desiderato tanto quella bambina, non poteva lasciarla così, sola al mondo. Non era giusto. Mi resi conto di star piangendo quando le ragazze mi abbracciarono, confortandomi. Ma l'angoscia che sentivo era enorme, e non avevo un buon presentimento.

Mi fecero sedere, e calò un silenzio pieno di paura tra noi. Aspettavamo solo notizie sue, ma non uscì nessuno per quella che sembrò un'eternità.

Alla fine si aprì la porta, e ne venne fuori la sua ginecologa, che ci fece segno di avvicinarci. Non aveva una bella cera. Si voltò verso un uomo che era lì, nella nostra sala d'aspetto.

"Venga anche lei, Charles." Gli disse, e lui si avvicinò. Lo guardai, non sapevo chi fosse, ma di certo non era il padre della bambina, che sapevo per certo trattarsi di Jo, il barista bastardo del locale dove si esibiva Billie. Solo pensare a quel tipo che si era scopato Camz e l'aveva lasciata ad affrontare una gravidanza da sola, mi usciva il fumo dalle orecchie.

"Come stanno Camila e la bambina?" Chiedemmo quasi tutti in coro. La dottoressa sospirò, prima di passarsi una mano tra i capelli.

"La bambina sta bene, nonostante sia un po' prematura." Sentii le ginocchia cedermi, mi tenne su qualcuno, forse Dinah, ma non lo so per certo. "Abbiamo stabilizzato Camila, ma..." Si bloccò.

"Ma?" Chiese Ally dopo un lungo silenzio, forse l'unica ad avere il coraggio di fare questa domanda.

"Ha avuto una forte emorragia, e i suoi valori non sono mai stati i migliori." Sospirò ancora una volta. "Poi l'incidente, non sappiamo cosa le abbia provocato. Come sapete, ha deciso di pensare prima al bene della bambina e poi al suo. Ora... valuteremo."

"Che cazzo vuol dire, valuteremo? Come sta?" Urlò Dinah angosciata.

"Camila è in stato di coma." Ci rivelò infine. "Al momento, non so se si sveglierà."

"E la bambina? Che ne sarà di lei?" Chiesi improvvisamente, ritrovando un po' di voce.

"Ve lo spiegherà Charles. Ora devo rientrare." Disse, sparendo dietro le porte che avevano inghiottito Camz.

L'uomo si schiarì la voce, prima di parlare con voce triste.

"Sono l'avvocato di Camila, nonché un vecchio amico di Alejandro, suo padre. Camila ha dato disposizioni per ogni eventualità. È una ragazza molto previdente. Se non lo avesse fatto, in questo momento la bambina sarebbe stata affidata ai servizi sociali."

"No, non andrà mai in una casa famiglia." Affermai con decisione. "Non lo permetterò."

"Camila aveva previsto queste parole." Sorrise lievemente. "Suppongo tu sia Lauren." Annuii, senza capire dove volesse andare a parare. "Per evitare i servizi sociali, c'è bisogno di un secondo genitore, ed è per questo motivo che ha deciso di indicare... te come tale."

Il mio cervello era congelato, non riuscivo a capire cosa stesse dicendo.

"Ho bisogno di sapere se sei d'accordo, o meno, Lauren. Sarai la madre della piccola?"

Aprii la bocca, mentre la testa mi girava. Qualcuno continuava a sorreggermi. Sta davvero dicendo quello che credo?

"S-si." Balbettai, senza rendermene realmente conto.

"Congratulazioni, allora, sei appena diventata madre. Naturalmente, Camila ha disposto che i suoi soldi siano i tuoi, i vostri soldi, e" continuò a parlare, ma non lo seguii.

Ero appena diventata madre. Avevo appena visto nascere mia figlia.

"Camila non aveva ancora deciso il nome, quindi ora spetta a te..." Questa frase mi riportò alla realtà. Aprii e chiusi la bocca due o tre volte, poi ripensai al viso della bambina - la mia bambina - e ricordai quanto somigliasse al ritratto che mi aveva mostrato Camila quando eravamo sotto la valanga. O meglio, che avevo sbirciato...

"Sofia." Uscì subito dalle mie labbra. Lo vidi sorridere, e annuire.

"Sofia Cabello. Perfetto."

"Sofia Cabello Jauregui." Lo corressi subito, con decisione. "Dopotutto, sono appena diventata mamma."

Invisible Chains - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora