Capitolo 29

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Quarto mese di gravidanza.

Mi osservai allo specchio presente nella mia stanza da letto, mettendomi di lato e osservando il seno che si stava ingrossando e l'accenno di pancia che si intravedeva. Feci una carezza alla piccola vita che cresceva dentro di me, dolcemente, poi presi una maglietta ampia, indossandola prima di uscire.

"Dove stai andando?" La voce del cugino di mio padre mi arrivò all'ultimo scalino.

"In giro." Risposi senza dargli peso.

"Sei sempre fuori, ultimamente. Cosa stai combinando?"

"Nulla, come sempre." Il mio tono risultò molto stizzito, irritandolo.

"Non rispondermi così, ragazzina." Mi prese dal braccio, strattonandomi. "Vedi di non portare il nome di questa famiglia nel fango, o ne pagherai le conseguenze." Mi scrollai il braccio, liberandomi dalla sua presa che mi aveva provocato un lieve dolore, e uscii velocemente da quella casa.

Mi ammazzerà, appena saprà del bambino. Mi mordicchiai le unghie, mentre pensavo e camminavo. Non mi accorsi di aver raggiunto lo studio medico, finché una voce roca, che avrei riconosciuto tra milioni, mi riscosse dai miei pensieri.

"Lolo." Le sorrisi. "Non credevo che saresti venuta..."

"E perdermi la tua faccia quando la dottoressa ti dirà che è una femminuccia?"

"Sarà un maschietto." Ribattei, convinta.

"Credici, Cabello."

"E... Billie? Non dovevi vederla oggi pomeriggio?" Ricordarmi di quella ragazza dagli occhi di ghiaccio mi faceva venire sempre un senso di angoscia, perché sapevo che la ragazza di cui ero innamorata era sua, non mia. Quei piccoli baci che mi dava, erano semplici dimostrazioni d'affetto. Non ci eravamo più baciate con passione e desiderio, e la capivo. In fin dei conti, stava con una ragazza bellissima, e io ero solo una sua amica, che si era fatta mettere incinta per giunta da uno sconosciuto, mentre era ubriaca.

"Beh, capirà." Minimizzò lei.

"Laur." Sospirai, mentre entravamo in ascensore. "Non devi litigare con la tua ragazza per colpa mia." Mi sentivo in colpa, sapendo che la dj sicuramente non era d'accordo con il fatto che passasse tanto tempo con me, e che fosse presente alle mie visite mediche.

"Camz, sei importante per me. E anche questa piccolina qui, lo è." Mi accarezzò il ventre, e sentii milioni di brividi attraversarmi. Il rumore delle porte dell'ascensore che si chiudevano mi fece riprendere fiato, ma non le risposi, alzando semplicemente gli occhi al cielo.

"La zia Lo vuole una bambina, ma noi la sorprenderemo, vero ragazzino?" Parlai con la mia pancia, vedendo il sorriso dolce di Lauren. All'improvviso una sensazione mi bloccò completamente. Un movimento deciso, dentro di me. Mi si offuscò la vista, mentre la testa mi girava tanto da farmi reggere alle porte dell'ascensore, e un senso di nausea mi opprimeva.

"Camz." La voce di Lauren era piena di preoccupazione. "Camz, cos'hai?" La sentii prendermi dalla vita, sorreggendomi, mentre dei passi veloci ci raggiungevano.

"Camila, che succede?" Non riuscivo a rispondere alla nuova voce, mi sembrava di stare per perdere i sensi, mentre qualcuno mi faceva sdraiare a terra nella sala d'attesa. Qualche istante dopo respiravo affannosamente, mentre sbattevo gli occhi e riprendevo contatto con la realtà. Lauren e la dottoressa mi osservavano preoccupate, mentre un velo di sudore freddo ricopriva il mio corpo. Un'infermiera corse verso di me con vari attrezzi, comunicando tutti i miei parametri vitali alla dottoressa.

Qualche minuto dopo mi aiutarono a rialzarmi, e con l'appoggio di Lauren raggiunsi lo studio. La corvina mi aiutò a sdraiarmi sul lettino, mentre la dottoressa mi strizzò subito il tubetto di gel sulla pancia. Sempre gelido.

Invisible Chains - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora