Capitolo 7

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L'aria della sera mi permise di riprendere fiato, respirare normalmente come non facevo da quando ero entrata in quella palestra. Ero stanca e sudata, e si, avevo un enorme bisogno di una doccia. Se calda o gelida, non avrei saputo dirlo. Mi sistemai lo zaino sulla spalla destra, sentendo i muscoli - alcuni dei quali non sapevo nemmeno di avere - già indolenziti.

Dannazione, domani sarò tutta un dolore.

I miei pensieri furono improvvisamente interrotti da una voce che iniziava a diventare familiare.

"Camila... Ehi, Camila."

Mi voltai verso di lei, stupita, restando poi incantata a guardare il suo seno che si muoveva ondeggiando, mentre correva piano verso di me. Ingoiai la saliva e mi costrinsi a guardarla negli occhi.

"Ti prenderai un raffreddore se torni a casa così, tutta sudata. Forza, sali. Ti accompagno."

Mi mostrò le chiavi della sua auto, dirigendosi in fretta verso uno degli angoli più bui. Meglio. Non so neanche perché io l'abbia effettivamente seguita, ma mi ritrovai nella sua auto, che profumava di buono, mentre lei chiudeva lo sportello che mi aveva aperto. Che gentildonna.

"Il tuo indirizzo?"

"I-io credo che... Non sia una buona idea prof. Non sarei dovuta salire in auto. Mi scusi." Provai a scendere, ma mi bloccò.

"Camila." La sua voce era calma e profonda. Poggiò la mano destra sulla mia coscia sinistra, molto in alto, se l'avesse mossa un po' mi avrebbe sfiorato la fica. Cercai di non pensarci. "Ti ho già detto di chiamarmi Demi. Ora, dammi il tuo indirizzo, piccola."

Suonava un po' come un ordine, e la cosa mi eccitava da morire. Senza ragionare, sputai il mio indirizzo e la macchina era già in movimento. La sua mano era ferma lì, nella parte alta della mia coscia. E dopo pochi istanti iniziò a muoversi, lasciando delle carezze che mi fecero lasciare un gemito, trattenuto a metà.

Lei sorrise, lanciandomi uno sguardo malizioso, prima di pormi una nuova domanda.

"Che ne dici di farla da me la doccia?"

Ok, sto impazzendo o mi sto sognando tutto.

La presa sulla mia coscia aumentò, riportandomi con i piedi per terra. E col culo in quella macchina.

Ero tentata? Cazzo, si, e tanto. Ma la parte razionale di me mi diceva che non era una buona idea. Porca puttana, è una delle mie insegnanti.

Demi accelerò, cambiando strada.

"Ci stai pensando troppo, bimba. Ho deciso io per te."

Ero terrorizzata ed eccitata insieme. In breve tempo ci ritrovammo parcheggiate davanti a una piccola casetta, io rimasi inchiodata al sedile mentre lei scese. Mi aprì lo sportello e mi prese la mano, tirandomi fuori dall'automobile. Mi guidò in casa, chiudendo la porta dietro di noi.

In un attimo mi stava baciando, spingendo il mio corpo contro il portone con il proprio, la sua lingua si faceva strada nella mia bocca, mentre le sue mani viaggiavano. Una nei miei capelli, l'altra passò per la mia spalla, sfiorò il mio seno, scendendo per i fianchi, e andando a posarsi sul mio culo, che strinse forte. Non riuscii ad evitare di gemere nella sua bocca.

"Rilassati, piccola. Qui siamo solo io e te, so che lo vuoi anche tu." Mi mormorò, scendendo con le labbra sul mio collo, cosa che amai all'istante. I brividi che mi scatenava quel gesto mi portarono a metterle una mano nei capelli corti, cercando di tenerla ancora di più lì. "Ci capiamo."

"Demi..." Gemevo il suo nome, mentre il suo corpo dava calore al mio.

"Dimmi cosa vuoi, piccola."

"Tutto. Voglio tutto." Mi lasciai sfuggire dalle labbra senza riflettere. La mora ringhiò sul mio collo, mentre mi sollevava per portarmi da un'altra parte. Allacciai le gambe dietro la sua schiena per tenermi meglio, mentre riprendeva a baciarmi e camminava. Mi stringeva il culo, e io trovavo il contatto più che delizioso.

Invisible Chains - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora