Capitolo 35

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"Siete sicuri che non è un problema?" Camila chiese con apprensione ai miei genitori, che le scipparono Sofi dalle mani, tranquillizzandola.

"Camz... Ora Sofi dorme tutta la notte, e mia madre sa come badare ad una bambina di due mesi." Alzai gli occhi al cielo, ridendo quasi della sua ansia da separazione.

"Ma... ma se..."

"Se succederà qualsiasi cosa, potranno chiamare una delle due e arriveremo di corsa." Si mordicchiava ancora il labbro, indecisa. "Abbiamo bisogno di staccare per una notte." Cercai di convincerla.

"Ma... non sono stanca... e... e..."

"Fuori di qui, Cabello!" Dissi, spintonandola quasi fuori dalla porta. La vidi abbassare le spalle e accettare la sua serata libera. "Rilassati, prenditi del tempo per te..." Le consigliai, ammorbidendo il tono di voce. Avrei voluto accarezzarle la guancia, ma c'era ancora qualcosa che mi bloccava. Mi limitai a sorriderle.

"E... e..." Si morse di nuovo il labbro, indecisa. Sapevo cosa voleva chiedermi, ma non aveva il coraggio di farlo. Dolce, piccola, timida Camz.

"E io farò lo stesso." Vidi il suo sguardo cadere in basso, poi annuì e dopo un ultimo sguardo alla bambina, andò via. Avrei voluto raggiungerla e prenderla tra le mie braccia, ma avevo altre cose da fare... tipo prepararmi per il mio appuntamento con Billie di cui Camila non era a conoscenza, o almeno era quello che io credevo.

Ero abbastanza in ansia per la serata, non vedevo Billie da un po', ed eravamo sempre state in mezzo ad altre persone, tipo Camila e la bambina. Avevo accettato l'appuntamento per chiarire una volta per tutte la situazione, quindi presi coraggio e mi preparai.

Arrivai a casa sua alle nove in punto. Nervosa, mi asciugai i palmi delle mani sudate sul semplice vestito a fiori che indossavo, e bussai. Billie mi aprì dopo pochi attimi, finalmente senza una delle sue tute da rapper addosso, ma con un semplice jeans e una camicia nera. Aveva addosso quel profumo che tanto mi piaceva, ma mai quanto l'odore della pelle di Camila. Scossi la testa, entrando in casa sua.

Ero già stata lì, aveva spostato alcuni mobili e sostituito il divano, ma la cosa che notai furono le luci soffuse. Mi voltai verso il tavolo e vidi delle rose e delle candele in giro per la stanza. Merda, doveva aver frainteso tutto. Captai la sua presenza dietro di me, prima ancora che le sue mani mi stringessero i fianchi, portandomi contro di lei. Sussultai, sentendo qualcosa di duro contro il mio sedere.

"Non vedevo l'ora di averti finalmente tutta per me, piccola." Mi mormorò nell'orecchio, spingendo il suo bacino contro il mio, mentre una mano saliva a stringermi il seno, e l'altra scendeva pericolosamente. Mi baciò il collo. "Senza intrusi." Sottolineò, sfiorandomi la figa da sopra il vestito che avevo indossato.

"B-Billie..." Presi distanza da lei e dal suo dildo preferito, che avevo adorato in passato, ma non volevo più vedere. "Devi... devi aver frainteso." Mi feci coraggio. "Volevo chiarire la nostra situazione."

"Non provarci Lauren, non mi mollerai per una ragazzina e una fottuta marmocchia." Mi rispose di getto.

"Non parlare così di loro, è di Camila e di mia figlia che stiamo parlando." Mi infuriai. Sapevo che a Billie la situazione non andava bene, ma sapevo anche quello che volevo io. Mi ero presa tutto il tempo per esserne sicura, e non commettere errori.

Volevo Camila. Avevo finalmente accettato di essere innamorata di lei, ne avevo la certezza.

"Lauren... So che pensi di voler stare con loro, e ok, lo posso capire. Ma so cosa ti piace davvero." Mi tirò a se con un braccio, portandomi contro di lei e spingendomi poi contro il muro, mettendosi di fronte a me, col suo corpo sul mio. "Ricordo quanto ti piace essere scopata così... credi che lei possa fare qualcosa del genere?" Mi allargò le gambe con le sue, spingendo poi il suo fallo contro la mia intimità, mentre mi baciava il collo. Mi scappò un gemito dalle labbra, e la sentii armeggiare con i suoi jeans. Il mio sguardo cadde in basso, sul suo dildo che in quel momento tirava fuori e spingeva contro le mie mutandine, mentre il vestito si era accorciato, risalendomi sulle cosce. Il sesso con Billie era sempre stato fantastico, era difficile rinunciarvi.

"N-no." Dissi piano.

"No, che non può farlo." La sentii spostarmi le mutandine di lato e passarmi il dildo tra le grandi labbra e poi sul mio clitoride. Iniziavo a bagnarmi, come sempre con lei. Mi leccai le labbra, assaporando il contatto e pregustandomi la sensazione di averlo dentro di me, di sentire nuovamente le sue forti spinte.

Alzai lo sguardo e la mia eccitazione improvvisamente si spense, non trovando gli occhi di Camila nei miei, ma quelli di Billie. Che cazzo sto facendo?

"No!" Con le mani sul suo torace la spinsi via prima di farmi risucchiare dal piacere, perché non era lei quella che volevo. Billie mi fissò, senza parole, e io ne approfittai per ricompormi, mentre lei restava a fissarmi con il dildo fuori dai jeans. "Voglio stare con Camila, sono innamorata di lei. E non è per Sofia, che amo smisuratamente. I-io..."

Billie annuì, con gli occhi lucidi, rimettendosi il dildo nei pantaloni. Vidi una lacrima scorrere sulle sue guance, e mi avvicinai per pulirle il viso.

"Ti voglio bene, Billie." Le mormorai, prima di ritrarmi. Ed era la verità, ero stata cotta di lei, ma cercavo solo di coprire i miei sentimenti per la cubana. Ero stata egoista, e mi sentivo in colpa per questo. "Mi dispiace."

Le baciai la guancia e corsi fuori da casa sua, con il batticuore. Misi in moto, dirigendomi verso casa di Camila, sperando di trovarla lì. E sperando che anche lei sentisse qualcosa di profondo verso di me...

"Dio, ti prego, non farmi rovinare tutto..." Mormorai, ferma ad un semaforo rosso. Nella mia mente scorrevano le immagini dei momenti con Camila, soprattutto quelli dal momento in cui eravamo rimaste intrappolate insieme. Ma anche le notti insonni che avevamo condiviso dalla nascita della bambina. Eravamo state sempre insieme, mi ero praticamente trasferita a casa sua, e condividevamo lo stesso letto, ma non c'erano stati momenti solo per noi. In pratica, appena poggiavamo la testa sul cuscino, svenivamo dal sonno e dalla stanchezza. Per questo, appena Sofia ci aveva concesso di dormire un po' in più, avevo chiesto ai miei genitori di tenerla per una notte, e loro avevano accettato ad occhi chiusi, innamorati com'erano della loro bella nipotina. 

Arrivai a casa sua, e seppur con le chiavi in mano, bussai al portone principale. Attesi qualche minuto, divorata dall'ansia, ma nessuno venne ad aprirmi.

Invisible Chains - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora