Mi svegliai con un fastidio sul volto, e tanti bip in sottofondo. Aprii gli occhi e mi resi conto di essere in ospedale, di nuovo. Portai la mano al viso e provai a togliermi quella fastidiosa maschera dell'ossigeno, finché una voce mi bloccò.
"Mila, sei sveglia!" Mi rimise la mascherina in faccia. "Ti aiuta a respirare, ne hai bisogno." DJ mi prese la mano, mentre io mi guardavo intorno. Alcune flebo erano collegate al mio braccio, e i miei parametri venivano rilevati in continuo.
"Odio gli ospedali." Mormorai a fatica. Mi sentivo così spossata. Chiusi gli occhi, e avrei potuto addormentarmi di nuovo, ma sentii la porta riaprirsi e Dinah avvisare che mi ero svegliata. Aprii gli occhi a fatica, scontrandomi con degli occhi verdi totalmente preoccupati.
"Lo." Non riuscii a dire null'altro. La corvina mi raggiunse velocemente, abbracciandomi per quanto possibile. Quel contatto mi diede un po' di forza, così aprii la bocca con la domanda che mi stava facendo arrovellare il cervello da quando avevo ripreso coscienza. "Lei?"
"La bambina sta bene, Camz." Si allontanò da me e la vidi asciugarsi il volto da qualche lacrima.
"Bene, ma non benissimo, Camila." Mi voltai, sorpresa di vedere la mia ginecologa lì, con addosso un camice e una cartella clinica che sicuramente era la mia. "Hai avuto una minaccia d'aborto molto importante, un'emorragia massiva, sei stata ad un passo dal perderla."
Tirai un sospiro di sollievo, e portai la mano libera al mio addome, coccolando la mia piccola. Dopo le solite prediche della mia dottoressa, finalmente mi lasciò in pace. Sapevo che aveva ragione, e da quel momento in poi mi sarei messa d'impegno per darle tutto ciò che potevo.
"Cos'è successo dopo che sono svenuta?"
"Un certo Charles ha inviato la polizia e un'ambulanza a casa tua, non so come abbia saputo il tutto."
"Il mio orologio... Aveva un microfono e un allarme, quando ho capito che si metteva male li ho attivati e lui sapeva che cosa poteva accadere."
"Camz, hai rischiato tanto..."
"Lo so, Laur... La valanga... È stato lui..." Mi vennero le lacrime agli occhi. "E non so come, ma è coinvolto anche nella morte dei miei genitori. Me-me lo ha confessato." Dissi, tirando su con il naso e trattenendo il pianto.
Le ragazze mi abbracciarono, e io mi lasciai andare tra le loro braccia confortanti.
"Ecco perché non gli hanno concesso nemmeno la cauzione." Si disse Dinah.
"Spero che buttino via la chiave." Commentò Lauren. "Se avesse fatto del male a te o alla bambina, non so come avremmo fatto. Non voglio nemmeno pensarci."
"Neanche io..." Dissi, chiudendo gli occhi dalla stanchezza. La mia mano andò ancora una volta sul mio ventre, e fu raggiunta da quella di Lauren. Mi addormentai così.
***
La gravidanza stava volando via velocemente, ero all'ottavo mese, mi ero ormai emancipata dai miei tutori, che erano finiti definitivamente in galera per il resto delle loro miserabili vite.
La mia bambina cresceva bene, mi prendevo sempre più cura di lei, e non vedevo l'ora di vederla. Ormai la sua stanza, grazie all'aiuto delle mie amiche, era pronta, e spesso la notte mi rifugiavo lì, se non ero da una di loro. Mi appoggiai sulla sedia a dondolo, accarezzandomi il ventre, sognando il momento in cui la mia piccola fosse stata tra le mie braccia. Sognavo di cantarle la ninna nanna, e aspettare che si addormentasse, per poi chiedere a Lauren di rimetterla in culla.
Mi morsi forte la lingua, sapendo che non era questa la realtà. Nonostante mi fosse sempre vicina, Lauren era ancora fidanzata con Billie. E io ero ancora pazza di lei. Sempre di più.
STAI LEGGENDO
Invisible Chains - Camren
Fiksi PenggemarLauren Jauregui e le sue amiche conoscono Camila Cabello solo di vista, è una ragazza della loro stessa scuola che è quasi un fantasma, finché quest'ultima decide di prendere in mano la propria vita e reagire.