Capitolo 10

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Eravamo partiti da qualche ora, ormai il paesaggio era completamente imbiancato, sembrava emanare pace, purezza, tranquillità. Il pullman stava risalendo il fianco di una montagna, e tutte quelle curve a gomito mi iniziavano a dare la nausea. Non amavo molto viaggiare, proprio per questo.

Chiusi gli occhi, poggiando la fronte contro il finestrino ghiacciato, cercando una sorta di tranquillità che non c'era dentro di me. Il posto accanto al mio era vuoto, occupato solo dal mio zaino.

All'improvviso il pullman sbandò, scatenando un'ondata di panico generale, ma l'autista fu bravo a riprendere il controllo. Mantenni gli occhi chiusi, respirando velocemente. Dopo qualche attimo, sentii la voce di Demi chiedere di accostare il prima possibile, poi le sue mani sul mio viso. Erano fresche, io sembravo andare a fuoco. Mi accorsi solo in quel momento di essere sudata.

"Sei pallida. Vieni con me, prendi una boccata d'aria fresca, ti farà bene." Mi disse con tono dolce e materno. In un'altra situazione, quella voce avrebbe scatenato eccitazione, ma non in quel momento. La seguii fuori dal mezzo di trasporto, feci due passi, reggendomi al guardrail ghiacciato, e all'improvviso diedi di stomaco.

Le sue mani mi tennero la testa, con i capelli indietro per evitare di sporcarmi. Quando finii, incredibilmente mortificata, mi feci riaccompagnare in autobus dal suo tocco gentile e protettivo. Mi sentivo leggermente meglio, ma non potevo dire di sentirmi carica e pimpante. Non guardai praticamente verso nessuno, probabilmente mi avrebbero tutti riso in faccia. Demi spostò il mio zaino, prendendo posto accanto a me. Non guardai nemmeno lei, poggiai la fronte al finestrino, grata del tocco freddo, e chiusi gli occhi. Mi accorsi di essermi addormentata solo quando la voce di Demi mi sussurrò in un orecchio.

"Piccola, siamo arrivati."

***

"Come sarebbe a dire che la prenotazione è stata modificata?"

Demi alzò la voce, irritata.

"Mi scusi signora, ma due giorni fa ci ha contattati il vostro preside, chiedendo di diminuire il numero delle stanze, data anche la loro dimensione. Quindi abbiamo fatto delle quadruple, e una camera da cinque. Oltre le matrimoniali per voi docenti, naturalmente."

Eravamo tutti lì, e naturalmente sapevamo che la docente non poteva obiettare. Il mio unico pensiero ora era: con chi diavolo dormirò? E soprattutto, riuscirò a svignarmela per andare dalla mia donna, di notte? E inoltre... La mia donna? Potevo davvero considerarla tale?

"Bene, organizzate le camere, ragazze."

"Noi siamo pronte. Io, Kordei, Brooke e Hansen." Naturalmente Lauren era stata la prima a parlare.

"Bene, prenderete la camera da 5, Cabello sarà con voi." Decise in un attimo.

Lauren aprì la bocca e la richiuse, poi la riaprì, ma prima di parlare si beccò una gomitata nel fianco da parte di Normani.

"Perfetto, prof." Annuì quest'ultima. Poi sottovoce, riprese l'amica. Io ero più vicina di Demi, così riuscii a sentirla. "Laur, non puoi dire alla prof di non metterla in camera con noi. Sai che stravede per lei."

Merda. Questo voleva dire che c'era qualcuno che sospettava di noi? Mi morsi il labbro, agitata. Avrei dovuto stare molto, ma molto attenta. Forse era il caso di farmi vedere un po' in giro con quel ragazzo. E a questo proposito...

In quel momento la squadra maschile entrò nella hall, e sentii lo sguardo di Shawn su di me. Gli sorrisi timidamente, sapendo che anche lo sguardo di Demi era sicuramente su di me. Mi stupii però nel notare che anche Lauren mi stava fissando, pensierosa, guardando prima me e poi il moro che continuava a squadrarmi dalla testa ai piedi.

Vidi che si avvicinava, così mantenni il sorriso.

"Camila, come stai?"

"Oh, imbarazzata." Mi riferii al fatto di aver dato di stomaco praticamente davanti a tutti quelli che mi guardavano dai vetri del bus.

"Beh, guarda, anche io ho avuto la nausea, la strada era terribile e tutte quelle curve... Ma tu sei così delicata... Come un fiore." Mi accorsi all'ultimo che  la sua mano era salita verso il mio viso, e mi stava togliendo un ciuffo di capelli dal viso. Arrossii, più per l'imbarazzo di essere sicuramente sotto gli occhi di tutti che per il gesto di per sé. "Spero che ora ti senta meglio."

"Si, Shawn, grazie." Annuii, distogliendo lo sguardo da lui.

"Bene, magari beviamo una cosa insieme una di queste sere."

Odiavo farlo, ma sentivo di dovergli dare delle speranze.

"Si, una sera di queste ci organizziamo, allora."

Un sorriso sincero adornò il suo viso sbarbato, che lo faceva sembrare un bambino, mentre il senso di colpa mi saliva sempre più. Lo vidi allontanarsi, contento, verso i suoi amici, che probabilmente lo stavano prendendo in giro per aver dato corda ad una sfigata come me. Lanciai uno sguardo di scuse a Demi, che evitava il mio, distribuendo le chiavi al resto dei gruppi. Poteva sembrare indifferente agli altri, ma a me non la dava a bere. Era totalmente incazzata.

"Cabello, andiamo?" La voce di Dinah, ancora estranea per me, mi fece quasi sussultare. Mi girai verso il gruppo delle quattro, che mi fissavano. Lei e Normani con indifferenza, Lauren con astio ed Ally con un sorriso dolce. Non so il motivo di quel sorriso, ma fu l'unica ad aspettarmi mentre ci dirigevamo verso l'ascensore. Le altre tre chiacchieravano tra di loro.

"Hai bisogno di una mano con quella?" La più bassa mi indicò la valigia pesante che avevo portato.

"Oh, no... Ti ringrazio, ce la faccio." Non era esattamente vero, ma finché si trattava solo di trascinarla, non avevo problemi. Sante rotelle.

Non capivo come mai Allyson fosse sempre così sorridente e disponibile con tutti, e quindi anche con me. Forse non le stavo sul cazzo, almeno a lei. Arrivammo nella stanza, e sospirai di sollievo nel vedere cinque lettini singoli, sarei morta di imbarazzo nel dover dividere il letto con una di loro, anche se, pensandoci attentamente, sicuramente nessuna di loro avrebbe voluto dormire con me.

Presi il letto più lontano dagli altri, ancora scombussolata per il viaggio, e mi ci buttai sopra senza nemmeno disfare le valigie. Diedi le spalle al gruppo delle quattro, che discuteva su come disporsi. Avevo lo stomaco ancora sottosopra e non mi andava di mangiare nulla, quindi mi tirai la coperta fin sopra i capelli, e mi addormentai.

***

Ero di nuovo in auto con i miei genitori, ero nuovamente piccola, e stavo scegliendo ancora una volta il nome di mia sorella. La storia si ripeteva, come sempre, e non potevo cambiare nulla. Sapevo cosa stava per accadere: il camion, la sbandata, il guardrail sfondato e la caduta della macchina nell'acqua nera e gelida. Pur volendo non riuscivo a cambiare nulla, in fondo il mio era solo un ricordo, un ricordo traumatico ben radicato in me.

"Camila, svegliati." Aprii gli occhi di scatto a quella voce, riprendendo velocemente fiato. Mi accorsi di essere nuovamente sudata, tachicardica. Agitata. Allyson mi guardava comprensiva e allo stesso tempo preoccupata, la sua mano ancora sulla mia spalla. Dietro le sue spalle, una Dinah incerta mi osservava. Cercai di respirare normalmente.

"Stavi avendo un incubo. Siamo salite a portarti qualcosa da mangiare." Era la prima volta che qualcuno interrompeva il ricordo, e gliene fui grata. Ma nonostante tutto, mi sottrassi al suo tocco gentile.

"Va tutto bene." Le mentii. Mi alzai in piedi, raccogliendo velocemente il necessario per una doccia, sotto il suo sguardo confuso.

"Non mangi nulla?" Mi chiese, preoccupata.

"Non ho fame." Raggiunsi il bagno, indecisa sul fatto di essere una stronza ingrata o evitarlo. Con la mano sulla porta, mormorai un sommesso "Grazie comunque."

"Di nulla, ci vediamo all'allenamento allora." Captai il suo sorriso nelle sue parole, prima di rifugiarmi sotto la doccia.

Invisible Chains - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora