Capitolo 14

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Disegnare e fare sesso riappacificatore con Demi - seppur al telefono - mi diede la tranquillità giusta per riposare. La stanchezza di quei giorni mi cullava nell'oblio, ed era un bene, significava solo una cosa: nessun incubo. Le ragazze non avrebbero visto quanto ero strana, devastata. O almeno, non lo avrebbero visto Lauren e Normani, perché Dinah ed Ally avevano già assistito ad una crisi.

Quella mattina feci colazione con il gruppo delle quattro, chiacchierando con le uniche due che mi davano corda, mentre Normani raramente mi rivolgeva la parola. Lauren invece non si degnava di farlo per niente. La mia gara di sguardi con Demi fu interrotta dall'arrivo di Shawn, che improvvisamente si materializzò accanto a me e collegò le sue labbra alle mie subito dopo che avevo messo in bocca un pezzo di pancake.

"Mhhhh." Si leccò le labbra, ridacchiando. "Sciroppo d'acero." 

E si allontanò, lasciandomi con le guance rosse ed accaldate, nella speranza che la cosa fosse passata inosservata. Credici, Camila. Le quattro mi fissavano, chi con malizia, chi con disappunto. Demi mi osservava, con tanta rabbia. Dai tavoli accanto i miei coetanei alternavano occhiate tra me e il ragazzo che ora era al suo tavolo e faceva casino con i suoi amici. E c'era un'altra persona a fissarmi.

Come cazzo si chiama? Susanne?

In effetti da come mi guardava, mi ricordava Susanne 'Occhi Pazzi' di Orange Is The New Black. Solo che lei era bianca, a differenza dell'attrice, e non aveva le treccine. Ma la faccia da fuori di testa ce l'aveva indubbiamente. Terminai la colazione cercando di non attirare ulteriormente l'attenzione su di me. E fu così, almeno fin quando non uscii di lì.

Eravamo appena uscite all'aria aperta, quando sentii due mani sulla mia schiena e una spinta  madornale mi mandò dritta nella neve. Mi voltai, cercando il responsabile di quell'incidente. O meglio, la responsabile, di quello che tutto era tranne che un incidente. Occhi pazzi. Mi rialzai dalla neve, cercando di far cadere quella che si era appiccicata addosso. Merda, avevo dimenticato di indossare i guanti, e ora avevo le mani tutte di un pezzo, ghiacciate.

"Che cazzo ti prende, deficiente?" Dinah si piazzò davanti a me. Il mio cuore si scaldò. Mai nessuno mi aveva difesa nella mia vita. Non era mai fregato niente a nessuno di me, da quando i miei...

I miei pensieri si bloccarono sul nascere quando la stronza aprì di nuovo la bocca.

"Shawn non starà mai con te, con un'assassina. Mi hai sentita, puttanella?" Era la seconda volta che qualcuno mi dava della puttanella da quando ero lì, ma se DJ l'aveva fatto in modo ironico, lei lo intendeva sul serio. Poi mi soffermai all'altro insulto che mi aveva rivolto. 

Assassina? Io?

Cosa cazzo sta dicendo?

"Tu stai delirando." Risi di lei, mentre molti sguardi erano su di me.

"Lo sanno tutti a scuola." Continuò, urlando alle mie spalle mentre mi allontanavo da lei. Ero di spalle, quando lo disse. "Com'è stato? Uccidere i tuoi genitori?"

Mi bloccai, cercando di assimilare il significato di quelle parole. Doveva per forza significare qualche altra cosa. Tutto ciò non aveva senso.

"Hai anche altre persone sulla coscienza?"

Quelle macchie rosse che mi offuscavano la vista quando perdevo totalmente la ragione, mi tornarono ad assalire. Mi voltai come una furia, lanciandomi contro di lei, sopra di lei. Cademmo entrambe nella neve, mentre tempestavo di schiaffi il suo volto, o almeno ci provavo, visto che si stava proteggendo la zona con le braccia. Ero scatenata, fuori controllo, la colpivo ripetutamente. Anche se solo sulle braccia, il giorno seguente si sarebbe ritrovata con parecchi lividi. 

Due diverse paia di braccia mi tirarono via da lei. Riconoscevo il tocco e il profumo di Demi, e la voce di Dinah che mi pregava di calmarmi. Parole e scuse che non arrivavano al mio cervello ancora scosso, mentre ancora mi agitavo cercando di liberarmi dalla presa delle due.

Nessuno sapeva della morte dei miei genitori. Nessuno tranne...

Mi bloccai, mentre mi scese il gelo addosso. La rabbia e la delusione si stavano fondendo, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime e disgusto. Mi voltai a fissarla. Lauren era congelata come me, con addosso uno sguardo colpevole. I suoi smeraldi erano fissi nei miei occhi.

Lurida figlia di puttana. Come aveva potuto mettere in giro questa voce? Come si era anche solo permessa di parlare dei miei genitori? Avessi avuto un'arma, a quest'ora avrei commesso una sciocchezza. Sentii finalmente Demi e Dinah lasciarmi andare, anche se un po' titubanti. Sapevo che il mio sguardo in questo momento mi avrebbe fatta passare per una matta, per una spiritata, ma non mi interessava.

"Come hai potuto?" Finalmente mormorai, fissandola negli occhi. Lei abbassò lo sguardo, probabilmente appesantito dal senso di colpa.

"Mila!" Sentii la voce di Shawn avvicinarsi. Non lo volevo vicino, non volevo vedere nessuno in quel momento. Volevo solo rifugiarmi in un luogo isolato e sfogare la mia frustrazione. Era troppo. Era tutto troppo. Mi sembrava di esplodere. Corsi semplicemente via. Sentii delle voci chiamarmi, era tutto un 'Camila vieni qui' e 'Mila, torna indietro', poi sentii la voce di Lauren.

"Camz!" Urlò. "No!"

Correvo verso le piste da sci, che al momento erano chiuse. Sapevo che arrivata in fondo, avrei potuto rifugiarmi nel bosco, lontana da tutto e da tutti, per potermi riprendere con calma. L'aria mi bruciava nei polmoni, le gambe mi bruciavano, mentre l'aria fredda sferzava le mie guance, che dolevano. Corsi a lungo, ero ormai lontana dal gruppo, completamente fuori dalla loro vista. Mi sentii strattonare il braccio, e spaventata, inciampai, finendo nella neve e rotolando ancora per qualche metro. La mia avanzata terminò su qualcuno che ebbe la peggio, o almeno lo immaginai dal lamento che sentii.

Riaprii gli occhi, riprendendo fiato, e guardando l'altra persona che cercava di prendere fiato come me. Lauren. Tra tutte quelle persone, era stata Lauren a rincorrermi, a raggiungermi, a bloccarmi.

"Sparisci!" Le urlai, cercando di rialzarmi. "Cazzo!" Urlai quando ricaddi a terra, dopo che la mia caviglia dolorante cedette sotto il mio peso.

"Ehi, calmati. Ti sei fatta male?" Lauren cercò di avvicinarsi, quando un terribile boato alle nostre spalle ci fece sobbalzare.

"Che cazzo è stato?" Ci voltammo, sbarrando gli occhi dal terrore. 

Una valanga. Una fottuta valanga si era staccata dalla cima del monte, ed era diretta verso di noi. Lauren mi tirò in piedi con tutta la sua forza, passandomi un braccio sulle sue spalle.

"Muoviti, dobbiamo arrivare al bosco." Era lì vicino, ma nelle mie condizioni non sapevo se ce l'avremmo fatta.

"Vai!" Mormorai. Non volevo farla sacrificare per colpa mia, ma Lauren accelerò, tirandomi quasi di peso. Il rumore aumentava di attimo in attimo. Strinsi i denti, cercando di correre nonostante il dolore.

"Lì." Lauren indicò tra gli alberi con la testa, senza lasciarmi andare. Intravidi la nostra isola del tesoro, la nostra oasi nel deserto.

Un capanno. Un fottuto capanno.

Era a pochi passi da noi, come la valanga. Lauren si lanciò di peso contro la porta, spalancandola con una spallata pochi attimi prima che quintali e quintali di neve ci ricoprissero. Chiuse la porta, appoggiandocisi contro come a volerla tenere chiusa. Il frastuono e l'urto furono fortissimi. La valanga aveva raggiunto il capanno. Lauren venne scaraventata su di me, e non ricordo altro, visto che perdemmo entrambe i sensi.

Invisible Chains - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora