In quei due giorni non era cambiato nulla con la corvina. Continuava ad essermi lontana, l'unica cosa che faceva era lanciarmi delle occhiate indecifrabili. Nonostante l'aiuto di Dinah, non ero riuscita ad avvicinarmi a lei. La nota positiva era che il resto del gruppo aveva dimostrato di tenerci a me, e finalmente sentivo di avere delle amiche, mi sentivo accettata.
Demi aveva provato ad avvicinarsi a me in più di un'occasione, ma Dinah non mi aveva lasciata da sola per poterle parlare, spiegare. E non aveva permesso nemmeno a Shawn di avvicinarmi. Quella ragazza era davvero una testa dura.
Sentii il pullman rallentare, tirandomi fuori dai miei pensieri, e infine parcheggiarsi. Eravamo tornate. Era ormai notte fonda. Scossi Dinah, che si era addormentata sulla mia spalla assumendo una posizione tutt'altro che comoda, togliendomi poi le cuffiette che trasmettevano un po' di musica rilassante.
"Che-che?" Chiese confusa la mia amica, asciugandosi un rivolo di saliva con il dorso della mano. Feci una faccia un po' schifata, ma poi indicai l'esterno. Era visibile la scuola, e tante auto tutte intorno. Genitori venuti a recuperare i propri figli. La ragazza si riprese, salutandomi con un sonoro schiocco sulla guancia e scendendo insieme agli altri. Non capii cosa mi disse, ero di nuovo immersa nei miei pensieri. Rimasi solo io, che mi preparai con calma, per poi affrontare quei tre ripidi scalini con il terrore di cadere. Le auto erano andate quasi tutte via. Mi guardai intorno brevemente, sapendo già che non ci sarebbe stato nessuno ad aspettarmi.
Sospirai, sarebbe stata una lunga camminata fino a casa, e tra valigia, zaino e stampella, rischiai di cadere dopo meno di cento metri. Spinsi la valigia a terra, riversandoci su la mia rabbia, prima di accasciarmi sul marciapiede, valutando se lasciarla lì e continuare il mio cammino verso casa, o magari cercare un taxi che mi accompagnasse. I fari di un'auto mi illuminarono, strinsi gli occhi e mi tesi, vedendo che rallentava.
"Sali, dobbiamo parlare." Non potevo vederla, abbagliata dai fari, ma potevo riconoscerne benissimo la voce.
Demi scese, prese la mia valigia per sistemarla nel portabagagli accanto alla sua, poi mi aprì la portiera dell'auto. Mi tese una mano, e accettai il suo aiuto per rialzarmi da terra. Salimmo in auto, e lei ripartì, in silenzio.
"Dem..." Provai a spezzare la tensione che aleggiava tra noi due. Non era quella a cui ero abituata, quella sessuale. Questa era tensione nervosa vera e propria. Vedevo la sua mascella contratta, le mani strette forte attorno al volante. La rabbia le si leggeva in ogni tratto. "Dem, tesoro..." Provai ancora, visto che non mi aveva risposto prima. Allungai una mano verso di lei, che ritirai non appena me la schiaffeggiò.
"Non mi toccare." Mormorò. Dio, era nera di rabbia. Continuava a guidare, senza degnarmi di una sola occhiata.
"Dem, ti prego, accosta e parliamone." La pregai.
Accostò di botta, facendomi salire il cuore in gola mentre tirava forte il freno a mano e puntava i suoi occhi freddi su di me.
"Parliamone? Parlare di cosa, bimba? Di come ti sei fatta scopare da Lauren? Credi che non l'abbia capito?"
"D-Dem"
"Sta zitta!" Mi urlò. Chiusi subito la bocca, impaurita. "Ti è piaciuto, eh? Ti scopa come ti scopo io?"
"N-noi n-non non non abb-abbiamo" Provai a negare.
"Zitta, ti ho detto! Non mentire!" Mi urlò ancora addosso mentre mi schiaffeggiava in viso. Rimasi senza parole, la mia mente era intorpidita, tanto da non accorgermi che si era lanciata su di me, sovrastandomi. "Ti fa godere come me, eh? Puttana." Disse aprendomi i jeans e infilando la mano nelle mie mutandine senza neanche darmi il tempo di riprendermi.
"Ferma-ah!" Merda, mi stava facendo male. Aveva preso a scoparmi con rabbia, e non ero per niente preparata. Non era come le altre volte, non mi stava piacendo per nulla. Provai a fermarla, ma la sua forza era nettamente superiore alla mia. "Demi, basta, mi fai male. Fermati." Iniziai a piangere, singhiozzavo, oltre al dolore piangevo anche dalla paura. Ogni volta che entrava dentro di me mi sentivo come lacerare, era orribile.
Forse si rese conto di quello che stava facendo, forse furono le mie lacrime a bloccarla. Smise di toccarmi, portandosi le mani tra i capelli per riprendere la calma.
"Scusa." Mormorò. Rimase in silenzio per qualche attimo. Sembrava rientrata in sé stessa. "Scusami, Cam, piccola." Provò a toccarmi il volto, la respinsi forte, mentre le lacrime non accennavano a calmarsi. Riuscii a togliermela di dosso.
"Non mi toccare. Non mi toccare mai più!" Le urlai. Ora anche lei era sull'orlo delle lacrime, la comprensione dei suoi gesti doveva averla colpita forte. Mi riabbottonai i jeans velocemente, e aprii lo sportello, tremante. Scesi di corsa, non avrei mai pensato di poter andare così veloce con la stampella e il piede ingessato.
"Camila, aspetta!" Era scesa anche lei ora dall'auto e mosse qualche passo verso di me. Mi fissò, con sguardo colpevole e lucido di lacrime. "Lasciati almeno riportare a casa."
"No, stammi lontana. Stammi lontana." Le dissi con voce nasale, le lacrime che mi rigavano il viso. Le diedi le spalle, cercando di mettere quanta più distanza tra di noi. Volevo cancellare tutto, volevo cancellare la nostra relazione. Volevo non dover pensare che Dinah aveva ragione. Mi girai, assicurandomi che lei fosse a distanza. Era rimasta vicino all'auto, fissandomi con aria colpevole.
Sentii sopraggiungere un'altra automobile, che si fermò a metà strada tra me e lei. La voce di Dinah che mi richiamava, mi fece sussultare, sentii i suoi passi dietro di me, poi la sua mano mi fece voltare. Mi fissò, sconvolta come se avesse capito quello che mi era successo, e mi tirò tra le sue braccia.
"Eravamo andate a prendere l'auto di Lauren per riaccompagnarti, non ti abbiamo più trovata. Ti avevo detto di aspettarci." Io avevo ripreso a singhiozzare, tanto da accorgermi solo dopo delle urla dietro di noi.
"Che cazzo le hai fatto?"
"Jauregui tu non parlare, è solo colpa tua se è successo tutto questo." Le parole di Demi mi fecero sussultare. Alzai gli occhi in tempo per vedere Lauren presa dalla felpa della mia ormai ex amante, ma la corvina si liberò con una spinta e le tirò un pugno sull'occhio.
"Ferme!" Urlammo io e Dinah, correndo - almeno la mia amica lo stava facendo - verso di loro. Dinah arrivò un attimo prima che Demi restituisse il pugno in faccia alla corvina, tirandola indietro infuriata.
"È fuori di testa, hm? Cosa le dice il cervello?" La spinse verso l'auto. "Ci lasci in pace, una volta per tutte. E stia lontana da Camila, se non vuole beccarsi una denuncia per abuso su minore."
Demi lanciò uno sguardo d'odio verso la mia amica, poi verso la corvina che sembrava sul punto di saltarle di nuovo addosso. Infine guardò me. Mi guardò con tristezza, rimpianto.
"Mi dispiace." Mormorò dopo quasi un minuto. Mi morsi il labbro, distogliendo lo sguardo. Sentii solo la donna che si allontanava, risaliva in auto e ripartiva.
Mi accasciai nuovamente sullo scalino del marciapiede, DJ mi riprese tra le sue braccia, confortandomi. Quando mi fui calmata, mi guidò all'auto di Lauren, facendomi salire sul sedile del passeggero.
"La tua valigia?" Mi chiese, guardandosi intorno.
"Era in auto di Demi." Ma non me ne fregava nulla in quel momento. Dinah chiuse lo sportello, io chiusi gli occhi mentre una mano dolce mi accarezzava il volto, pulendo via una lacrima appena scesa. Mi voltai a guardare Lauren, che ritirò immediatamente la mano, come se si fosse bruciata. Lo sportello posteriore si chiuse, mentre Dinah, ignara di tutto, cercò di rassicurarmi ancora una volta.
"Non voglio tornare a casa stanotte." Mormorai, stringendomi la giacca addosso in cerca di calore e conforto. Vidi le due guardarsi tramite lo specchietto retrovisore, e farsi un cenno d'intesa.
"Che?" Chiesi non avendo capito.
"Quando una di noi ha una rottura, soprattutto se brutta, ci ritroviamo tutte insieme per la notte. Aiuta, credimi. Chiamo le altre." Mi spiegò DJ, prendendo il cellulare. "Ormai sei una di noi." Mi fece l'occhiolino, non sapendo di avermi dato una delle gioie più grandi della mia vita.
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Invisible Chains - Camren
FanfictionLauren Jauregui e le sue amiche conoscono Camila Cabello solo di vista, è una ragazza della loro stessa scuola che è quasi un fantasma, finché quest'ultima decide di prendere in mano la propria vita e reagire.