Capitolo 20

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"Non li avrà ora - le ultime parole famose." Scimmiottai la sua voce, beccandomi un'occhiataccia da parte sua. Quanto avrei voluto aggiungere anche 'avevo ragione io', ma era implicito. Mi sentii soddisfatta di me.

La corvina riportò la sua attenzione alla cagnolina, la vidi accucciarsi.

"Che succede?" Non ebbi risposta. Sentii la cagnolina guaire ancora una volta, e non riuscii a stare ferma. Ero preoccupata ma allo stesso tempo curiosa, avevo bisogno di sapere, e Lauren non era in vena di condividere più nulla con me. Mi tirai a sedere sul bordo del divano, con non poco dolore, poi raggiunsi quella specie di stampella che aveva creato la corvina per me il pomeriggio precedente. Mi feci coraggio, feci un nodo alla coperta per evitare di perderla per strada e rimanere seminuda, e mi tirai in piedi. Tanto mi sarei dovuta comunque alzare per fare la pipì. La sensazione di indossare uno slip ancora umido non mi piacque per niente. Pensai brevemente di togliermelo, ma non volevo sembrare disperata. Raggiunsi l'altra ragazza nella stanza, che era accovacciata vicino alla cagnolina.

A terra c'era una specie di giaciglio, la cagnolina doveva aver preparato quella cuccia improvvisata in previsione del parto. Le meraviglie del mondo.

"Cos'è quella cosa lì?" Indicai qualcosa tra le zampe posteriori della cucciola, stringendo gli occhi per mettere meglio a fuoco.

"Suppongo uno dei cagnolini. Credo sia la testa." Mi rispose Lauren, affascinata. Io ebbi un conato di vomito, e mi allontanai.

"Perché una cosa così bella deve essere tanto schifosa?" Chiesi, ormai di spalle. Non potevo continuare a guardare, al contrario di Lauren.

"Beh, forse non sei fatta per assistere a questi momenti. È un miracolo."

"E tu sei fatta per assistervi?" Chiesi, incuriosita. La sua voce era soave, non toglieva gli occhi dalla cagnolina.

"Lo spero." Mi rispose.

"Eh?" Chiesi confusa, voltandomi a cercare il suo volto. Mi fissò un attimo, prima di parlare con voce dolce e incantata.

"Voglio far nascere tanti bambini. È il mio sogno."

"Oh." Non mi sarei mai aspettata una confessione simile. "È bello, sai? Non quello," indicai di sfuggita il pavimento, "ma il tuo sogno in generale." Mi voltai di nuovo di spalle, mentre lei riprendeva a guardare la cagnolina partorire.

"E tu? Cosa sogni di fare in futuro?"

"Dipingere." Risposi senza pensarci su due volte, ora era la mia voce ad essere sognante. Non mi ero resa conto che quello fosse realmente il mio sogno, la mia aspirazione. Non fino a quel momento. Non fino a quando non l'avevo detto ad alta voce alla ragazza di cui mi innamoravo sempre di più.

Il discorso tra di noi era finito, quindi pian piano saltellai fino al bagno. Prima di fare la pipì, mi fermai davanti al lavandino, aggrappandomi al bordo con una mano, e pulendo lo specchio dalla polvere con l'altra. Riuscii a vedere il mio volto. Gli occhi erano più luminosi, ma sempre tristi, i capelli scompigliati che andavano da tutte le direzioni mi davano un aspetto selvaggio, sessuale. Provai a dargli una sistemata, ma non volevano saperne di stare a posto. Stavo per girarmi in direzione del water quando notai un succhiotto sul collo.

"Dannata Jauregui, quando me l'ha fatto?" Chiesi confusa. Come l'avrei spiegato a Demi? Dio, ero una persona di merda. Non mi sentivo per niente in colpa per quello che avevo fatto la sera precedente con la corvina. Forse avrei dovuto rompere la relazione con la mia insegnante. Mi eccitava, si, ma ero perfettamente conscia di desiderare realmente soltanto un'altra persona. Mi allontanai dallo specchio, facendo finalmente la pipì. Osservai le mie mutande. Erano completamente rovinate, avrei dovuto buttarle. Peccato, erano le mie preferite, e ora le amavo ancora di più perché mi ricordavano gli amplessi con Lauren. Anche se in realtà non sapevo se potevo considerarlo fare sesso. Scossi la testa, allontanando il pensiero. Era quello che era, non importava. Almeno a lei.

Ritornai nella stanza, Lauren era ancora lì di spalle. Adocchiai i nostri vestiti, e li raggiunsi a fatica, sostenendo parte del mio peso con quella specie di stampella. Li toccai, erano finalmente asciutti. Perfetto, perché stavo gelando da quando il corpo di Lauren si era staccato dal mio. Sentivo il bisogno di ricoprirmi, era come un atto di protezione. Mi accertai che la corvina fosse ancora di spalle, e lentamente mi sfilai le mutandine, lasciandole cadere a terra insieme alla coperta. Presi a vestirmi velocemente, per quanto la caviglia me lo permettesse. Una volta fatto, feci scivolare la mano sulla felpa di Lauren, accarezzandola e sospirando. La ritrassi subito, impaurita dai miei sentimenti che sembravano esplodermi dentro.

"I vestiti sono asciutti." L'avvisai. Ripresi la coperta, mettendomela comunque sulle spalle per stare più calda, mentre le mutandine le cestinai tra gli altri rifiuti.

"Oh, bene." Lauren sembrò risvegliarsi da uno stato di trance. "Credo che abbia finito. Sono nati tre cuccioli." Mi avvisò. Mi avvicinai e fissai la scena, la cagnolina leccava i cuccioli neonati. Era adorabile. La corvina si alzò, osservandomi con indosso i miei vestiti, e si allontanò, probabilmente per rivestirsi a sua volta. La fissai per tutto il tempo.

Aveva poggiato la coperta dove prima c'erano i miei, di vestiti. La sua schiena era ricoperta da un livido abbastanza grande e da piccoli graffi. Arrossii, rendendomi conto di essere stata io a graffiarla senza rendermene conto. La vidi togliersi le mutandine. Mi si mozzò il fiato, aveva un culo che era la fine del mondo. Sperai si girasse per avere la visione completa della sua femminilità, ma purtroppo non fu così. Si rivestì velocemente, ricoprendosi poi con la coperta. A quel punto avevo smesso di osservarla, per cercare di non sembrare una maniaca. Mi riportai lentamente sul divano, presi il mio quaderno e mi persi in esso.

***

Dovevo essermi addormentata dopo aver mangiucchiato qualcosa per pranzo, mi ero risvegliata a causa del dolore alla caviglia. Era l'ora degli antidolorifici. Aprii gli occhi, fissando Lauren con qualcosa tra le mani. Quel qualcosa era il mio quaderno. Mi infuriai, strappandoglielo dalle mani.

"Che cazzo fai?" Sbottai. Il mio quaderno era sacro per me. Era un mio diario segreto illustrato, il mio confidente, il posto in cui riponevo i miei sogni... e i miei incubi. La vidi bloccarsi, non si aspettava questa mia reazione.

"I-io... scusa, credevo che fosse ok guardarlo."

"No, non è ok, cazzo." Mi passai una mano tra i capelli, non volevo urlarle contro, ma lì dentro, in quel piccolo quaderno usurato, c'era la mia anima. Che fosse anch'essa piccola e usurata?

"Non volevo, Camz." Di nuovo quel soprannome. Avevo capito che lo usava per intenerirmi, ma la guardai duramente.

"È privato, ok?"

"O-ok." Annuì, cercando di calmarmi. "Hai talento comunque. Soprattutto con- con i ritratti." Dio, li aveva visti? Aveva visto il ritratto di Demi nuda? I suoi? O quelli che custodivo gelosamente dei miei genitori? "Il più bello è quello della bambina."

Merda. I miei occhi si riempirono di lacrime, mentre il naso mi si tappava. Non volevo che nessuno guardasse quel disegno. Non era giusto. Lei mi guardò incerta, prima di farmi la domanda cruciale.

"Chi è quella bambina?" Non riuscii più a trattenere le lacrime, così chiusi gli occhi per non vedere la sua espressione.

"È la mia sorellina mai nata. O almeno, è come io ho sempre immaginato Sofi." Dissi con voce rotta, prima di iniziare a singhiozzare. Mi ritrovai tra le sue braccia, mentre mi chiedeva scusa, aveva anche lei la voce provata dall'emozione. Mi lasciò piangere sulla sua spalla, tenendomi stretta.

Riuscii finalmente a darmi una calmata, allontanandomi dalle sue braccia per darmi un contegno.

Fu esattamente in quel momento che sentimmo dei rumori all'esterno. Ci fissammo negli occhi, stupite, e iniziammo ad urlare entrambe per farci sentire.

"Ehi!!! Siamo qui, siamo nel capanno!"

Finalmente dopo qualche minuto qualcuno ci sentì, rispondendoci.

"Ragazze, ancora un po' e vi tiriamo fuori di lì. Tenete duro!" Ci abbracciammo, prese dalla felicità e dal sollievo. Ci allontanammo, fissandoci negli occhi. Lei distolse subito lo sguardo, allontanandosi da me e lasciandomi delusa e sconcertata.

Non l'avrei mai capita.

Invisible Chains - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora