capitolo ventitre

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Mi giro e mi rigiro nel letto, non faccio altro che pensare a lui, a quella sua voce dolce e morbida che mi chiama e sussurra "ti amo", quei suoi occhi color miele che mi riempiono l'anima di amore. Apro gli occhi e nel buio mi alzo dal letto. Accendo la torcia del telefono con una mano, con l'altra tengo il pupazzo di Spider-Man e vado in camera di Peter.

Io: Peter..

Busso piano per non svegliare nessuno.

Io: posso entrare..?

Apro timidamente la porta. Peter è sulla scrivania con una penna in mano che scrive qualcosa su mille fogli sparsi sulla superficie di legno chiaro. Seduto con una gamba sulla sedia appena si accorge della mia presenza gira la testa verso di me.

Peter: t/n, che succede?

Chiede con tono preoccupato buttando giù la gamba dalla sedia.

Io: non riesco a dormire e mi stavo chiedendo se fossi sveglio, se ti disturbo posso anche-

Peter: ma figurati entra.

Chiudo la porta alle mie spalle e vado verso di lui.

Io: che fai?

Peter: sto sistemando le formule per le ragnatele e qualche altro progetto.

Io: mh, interessante.

Peter: se vuoi restare qui per me non c'è problema.

Arrossisco un po'.

Io: ok.

Lui si rimette a capo chino sui fogli. Mi guardo attorno, la camera è disordinata, ci sono vestiti ovunque, il letto è disfatto, decido si sistemarlo. Prendo tutte le magliette e le piego accuratamente mettendole una sopra l'altra. Faccio lo stesso per i pantaloni mentre per quanto riguarda mutande e calzini.......... Le prendo disgustata e butto tutto in un angolo della stanza, per fortuna ce n'erano solo due paia fuori dall'armadio che apro non appena finito di piegare i pantaloni. Butto tutto dentro, poi trovo un mare di felpe. Ma questo è per caso il paradiso?!
Ne prendo un paio. Non so quale scegliere. Prendo quella color rosso scuro, il profumo mi inebria il naso e quasi non cado con le ginocchia per terra. Peter è molto impegnato a scrivere quindi mi tolgo la mia maglietta di fretta e furia e indosso la sua felpa. E morbida e profumata, proprio come se lo stessi abbracciando. Prendo la sedia che prima era sommersa di vestiti e mi siedo vicino al mio ragazzo. Lui si gira verso il letto e rimane un po' confuso.

Peter: ma, t/n, come? Perché?

Io: scusa, non ho resistito a sistemare tutto quel casino, mi stava dando fastidio.

Peter: o-ok.

Si mette a guardare i fogli ma di scatto torna su di me.

Peter: quella è la mia felpa.

Afferma divertito.

Io: l'ho trovata nell'armadio e stava implorando perché io la indossassi.

Gli scappa una risatina dolce che mi fa sciogliere.

Io: posso darti una mano?

Si mette a pensare poggiando la penna sul labbro inferiore.

Peter: in effetti c'è una cosa che potresti fare.

Mi prende di peso dalle ascelle e mi butta sul letto. Emetto un piccolo gemito divertita. Si sdraia accanto a me e spegne la luce della scrivania con le ragnatele, toglie lo spara ragnatele e mi mette sotto le coperte, anche lui si copre per poi trascinarmi accanto a se e avvolgendomi con le braccia. Sono praticamente in trappola, una meravigliosa trappola, dalla quale non vorrei mai uscire.
Alzo lo sguardo per guardarlo negli occhi, lui già mi stava guardando, le farfalle nello stomaco non fanno altro che ballare. Socchiudo gli occhi guardando le sue labbra, lui accarezza le mie con il pollice della mano, poi si avvicina e la mia lingua viene nuovamente inondata dal suo sapore dolce.

Io: ti serve altro..?

Dico a bassa voce.

Peter: solo tu.

Risponde lui con voce un po' roca.
Sorrido e mi accoccolo al suo petto, lui mi tiene stretta dandomi qualche bacio sulla testa, mentre mi accarezza la schiena dolcemente, poi di scatto alzo il busto cercando di vedere dove è sparito il mio peluche, Peter mugola teneramente e mi tira verso di lui per tornare a dormire.

Io: hai visto il mio pupazzo di Spider-Man?

Chiedo a bassa voce.

Peter: perché vuoi il pupazzo quando hai quello originale tutto per te..?

Dice con tono offeso. Mi rimetto distesa e abbraccio il suo torace.

Io: hai ragione, molto meglio l'originale.

Mi accoccolo come prima e finalmente riesco a prendere sonno. Non potete capire quanto mi senta fortunata.


Angolo autrice:
RAGÀ GIURO CHE A SCRIVE' STO CAPITOLO ME STAVANO TREMANDO LE GAMBE AIUTO.

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