capitolo diciannove

267 13 0
                                    

Un'altro laser cerca di prenderci in faccia. Peter mi prende per il braccio facendomelo schivare per un pelo.

Peter: t/n sta attenta, so che sei arrabbiata con me ma devi restare lucida per mettere al tappeto quel tizzio.

Tony: tranquilli ci penso io.

Un uomo esce dalle macerie della casa, è vestito interamente di nero, si stava nascondendo nella cantina. Ha un'arma enorme in mano. Preme un bottone e esce un'altro fascio di luce azzurro che colpisce in pieno mio padre. Gli scalfisce un po' l'armatura scaraventandolo lontano da noi. Sento l'uomo ridere, mentre Peter va in panico.

Io: ok adesso basta.

Raggiungo il cattivo. Peter dietro di me urla di tornare indietro e che è troppo pericoloso. Sparo ragnatele elettriche sulla bocca dell'arma bloccando per poco tempo l'uscita del laser. Poi lancio altre ragnatele in faccia all'uomo stordendolo. Gli blocco le gambe e l'arma gli cade dalle mani. La trascino a me con una ragnatela mentre l'uomo cade perdendo l'equilibrio. Gli sparo un'altra ragnatela in testa e gli faccio perdere coscienza facendogliela sbattere al muro.

Io: così impari a colpire senza il mio permesso mio padre.

Dopo qualche secondo di shock Peter mi raggiunge scendendo dal tetto.

Peter: è stato fantastico! Tu sei stata fantastica!

Sorrido per qualche secondo, tornando di malumore quando me lo ritrovo davanti.

Peter: t/n, i-io-

Tony: bel lavoro ragazzi.

Mio padre torna un po' stordito.

Io: papà stai bene?

Tony: si, infondo ho solo preso un laser in faccia. Nulla di preoccupante.

Peter abbassa lo sguardo. Mio padre gli mette una mano sulla spalla per poi abbracciarlo.

Tony: sei stato bravo ragazzo.

Peter: grazie sir. Stark.

Ha la voce rotta, sta tremando.

Tony: tesoro aiuta il bimbo ragno a tornare alla torre, ci sono dei kit medici sul tavolo, guarisci le sue ferite e poi filate a letto.

Io: si papà.

Tony: io porto quest'idiota dal suo amichetto in galera.

Vola via con l'uomo ancora privo di sensi.

Io: torniamo a casa. C'è anche Ned che mi sta aspettando.

Arrivati a casa trovo Ned steso sul divano che dorme come un angioletto. Dei messaggi di Mj sul telefono.

T/n stai bene?
Cos'era quella roba? Laser?
Appena puoi rispondimi.
E dai un calcio a Peter
da parte mia.

Rispondo e vado in cucina a prendere il kit per Peter. Lui si siede su un puff guardando fuori dalla finestra enorme che ricopre tutta la parete, mostrando i palazzi davanti a noi. Torno da lui, si è tolto la tuta ed è in mutande. Un po' mi imbarazza vederlo così ma poi mi accorgo che è pieno di lividi e graffi sul petto e sulle gambe, nelle braccia e nella schiena. Mi avvicino e mi siedo vicino a lui.

Io: cos'è successo. Durante tutta questa settimana dove sei stato?

Chiedo con tono calmo. Non voglio stare arrabbiata con lui.

Peter: ho dovuto aiutare Tony a catturare ogni uomo rimasto con le armi Ai-tech. Quello di sta sera era l'ultimo..

Gli passo del cotone bagnato con dell'acqua ossigenata nei graffi che ha sulla schiena e sulle braccia.

Io: perché non mi avete detto niente? Potevo aiutarvi. È stato mio padre a dirti di non dirmi nulla?

Peter: no. L'ho voluto io. Quando abbiamo catturato il padre di Liz eri così felice, abbiamo passato una serata fantastica e.. Non volevo che pensassi che tutti quegli sforzi in realtà non fossero serviti a nulla. La casa del mio migliore amico è stata distrutta. Mj è sicuramente molto arrabbiata con me. E la mia ragazza adesso mi odia. Scusami, avrei dovuto avvertirti.

Io: non ti odio affatto Peter. Però non posso nasconderti che sono molto arrabbiata.

Ho di nuovo le lacrime agli occhi, mentre lui sdraiato mi guarda facendo qualche spasmo mentre gli cucio le ferite sul petto.

Io: non mi hai guardato per una settimana intera. Non rispondevi a messaggi o chiamate a nessuno. Mi sono sentita così indesiderata quando cambiavi corridoio a scuola pur di non incrociare la mia presenza.

Ho la vista offuscata, per sbaglio lo pungo con l'ago.

Peter: ahi!

Io: s-scusa..!

Peter: non è nulla, tranquilla.

Si rimette a sedere, continuando a guardarmi mentre io fisso il pavimento. Porta una mano alla mia guancia, poggiando la sua fronte contro la mia.

Peter: non volevo ti facessi male. Mi dispiace. Cercavo di evitarti solo per resistere alla tentazione di raccontarti ogni cosa. Mi dispiace davvero tanto.

Io: anche a me. Non so se le tue scuse bastano per perdonarti Peter. Non è la prima volta che mi nascondi le missioni.

Mi stacco da lui. Mentre mi guarda con una lacrima che gli solca la guancia.

Io: sono un'Avenger. Farmi male è il mio lavoro. Sono pronta a prendermi un colpo di pistola nel petto pur di salvare la vita di una persona. Devi capirlo Peter. Non puoi tenermi chiusa in una campana di vetro.

Sbotto, e le lacrime non si fermano. Lascio tutto e mi chiudo in camera mia. So che in fondo lo fa perché ci tiene a me, ma così le cose non possono continuare. Io sono Spider-Girl. Il mio lavoro è salvare le persone che gli piaccia o no.

Idiota🕷️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora