Pink Floyd e lacrime

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Finalmente conclusi anche le tre ore del pomeriggio, così potevo finalmente tornare a casa dopo quella giornata di merda. Uscii dalla scuola e mi diressi subito verso l'auto di Steve.

Io: finalmente
Steve: giornata pesante? Sembri distrutto

Feci semplicemente cenno di sì con la testa. Non avevo nemmeno più la forza di parlare. Accesi la radio e aspettai Steve che partisse, per tornare a casa e buttarmi sul mio letto, ma non si mosse di un millimetro.

Io: perchè non parti?
Steve: devo aspettare Dustin e Robin, vengono da noi stasera

Perché capitavano sempre tutte a me? Ora entrambi mi avrebbero fatto il terzo grado, e dovevo solo pregare che non avrebbero detto nulla a Steve della rissa di oggi. Aspettammo ancora un po' e poi arrivarono entrambi

Steve: c'è ne avete messo di tempo eh?
Dustin: Eddie mi ha trattenuto
Robin: a me la professoressa di biologia

Salirono in auto, e Steve finalmente partì. Nessuno parlò per tutto il viaggio. Io guardavo fuori dal finestrino provando ad evitare il contatto visivo con tutti, mentre Robin e Dustin mi fissavano parlando tra di loro. L'unico che sembrasse di umore decente era Steve, che si accorse subito che c'era qualcosa di strano.

Steve: sembrate tutti di pessimo umore oggi. è successo qualcosa a scuola?

Nessuno rispose, ovviamente. Non potevamo mica dirgli che Jason ed Eddie avevano iniziato una rissa perchè quest'ultimo mi parlava. O almeno, non potevo dirlo io. Loro potevano benissimo fare la spia e dire tutto quello che era successo a Steve, ma non lo fecero.

Steve: nessuna risposta? Siete proprio arrabbiati
Io: c'è stata una rissa a scuola

Robin e Dustin mi guardavano sorpresi perché avevo risposto io, ma mi dispiaceva tenere il broncio Steve, alla fine, anche lui si meritava una spiegazione, eludendo alcuni dettagli.

Steve: ah, tra chi?
Io: Eddie e Jason
Steve: uno peggio dell'altro. Mi ricordo che Jason dava sempre la caccia a Eddie, senza un motivo apparente. Stavolta è sempre stato così o aveva una motivazione?
Io: senza motivo

Non sapevo che scusa inventarmi. Facevo schifo a dire bugie, infatti, Steve capì che c'era qualcosa di strano, però non disse nulla e si limitò a fare delle battutine sui due. Se aveva veramente notato che gli stavo mentendo, non lo disse.

Arrivammo a casa, ed io entrai subito dentro senza aspettare gli altri. Mi buttai sul mio letto chiudendo la porta a chiave. Non volevo parlare con nessuno. Volevo soltanto che quella giornata finisse. Presi un disco, misi una canzone dei Pink Floyd. Mi buttai sul letto, chiusi gli occhi e iniziai a canticchiare la melodia.

Io: So, so you think you can tell Heaven from Hell, blue skies from pain.
Can you tell a green field from a cold steel rail?
A smile from a veil?
Do you think you can tell?

Quanto amavo quella canzone. Era triste, complicata, dolce: mi faceva provare un misto di emozioni che però mi rilassavano. Era una di quelle canzoni che mettevi quando avevi bisogno di piangere, per far uscire tutto quello che avevi dentro, infatti, iniziai a piangere. Era tutto troppo per me, non credevo potessi farcela, non potevo farcela. Era tutto troppo stressante. Avrei voluto semplicemente buttare tutto tutto all'aria e andarmene... Ma non potevo. Dovevo continuare, se no avrei deluso tutti. E non potevo nemmeno esprimere le mie emozioni, perchè se no mi sarei mostrato debole, e non potevo permettermelo. "Cristo, perchè dev'essere sempre tutto così difficile!?", pensai. Piansi, e mi liberai di tutto quello che avevo in corpo. La canzone finì e sentii qualcuno bussare alla porta. Fermai il giradischi, mi asciugai le lacrime ed aprii. Era Robin che mi guardava dispiaciuta

cigarettes | Eddie Munsonxmale ocDove le storie prendono vita. Scoprilo ora