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- arabella -

Mi sono seduta sul divano, finalmente rilassata dopo la lunga settimana trascorsa. Dal correre in giro per cercare di recuperare quello che mi ero persa al lavoro, al fare da babysitter alla stupida Pepa, ai colloqui per la festa del bambino.

Chiudendo gli occhi, sento la porta aprirsi e chiudersi, la voce di Zayn che riecheggia tra le pareti mentre entra in vista con il telefono all'orecchio. Dandomi un bacio sulla fronte, si è seduto di fronte a me e ha canticchiato, facendomi l'occhiolino mentre continuavo a fissarlo.

Dio, odio il suo aspetto non stanco.

"Ok, va bene, fratello" Annuisce, saluta e riattacca. Sprofondando nel divano, sospira e alza un sopracciglio "Giornata lunga?"

"Settimana" Lo correggo, aggrottando le sopracciglia, cosa che lo fa sorridere "Tu?"

"Ho parlato al telefono con Liam" Dice, chiudendo gli occhi e gettando la testa all'indietro "Devo andare in Inghilterra per concludere un affare" I suoi occhi si aprono e mi guarda "Per una settimana"

Il mio cipiglio si è inasprito e mi sono girata dall'altra parte, non volendo arrabbiarmi ma sentendo la rabbia salire lentamente "La festa per il bambino è il prossimo fine settimana"

"Tornerò per allora" Alzandosi a sedere, dice e poi distoglie lo sguardo "Forse" Ecco, la parola che mi ha fatto balzare a sedere mentre lui affondava ancora di più "Sono clienti difficili e anche altre società li stanno cercando"

"Pensavo che Doniya si occupasse dell'Inghilterra" Lo interruppi, togliendomi i tacchi e alzandomi in piedi. Andai in cucina, presi il bollitore e cominciai a riempirlo d'acqua "Perché dovrebbero aver bisogno di te lì? Non è che Olly mi chiama per andare lì ogni volta che c'è una questione di lavoro"

Appoggiandosi al bancone dall'altra parte, fa spallucce "È ancora un po' nuova. Ha bisogno del mio aiuto, conosco questi clienti, bambolina"

"Sì, come no" Sbuffo, mettendo il bollitore sul fuoco a bollire. Fissandolo, il mio sangue ribolliva ancora di più "Almeno ti prenderai delle ferie quando nascerà il bambino? O andrai in giro per affari?"

"Non farlo" Sospira, scendendo dal bancone e uscendo "Abbiamo avuto entrambi una lunga..."

"Zayn, non è giusto!" Lo interrompo di nuovo. Lo seguo fuori e in camera da letto, si siede sul letto e si toglie le scarpe "Anch'io devo lavorare, ma trovo comunque il tempo per te!"

"Mi sono trasferito da New York a Chicago per stare con te!" Alzò la voce, gettando a terra una scarpa, ma senza voltarsi verso di me. "Ho passato metà della mia vita a New York, credi che sia stato facile per me lasciarmi tutto alle spalle? Almeno tu vivi nella città in cui ti sei fatta degli amici. E io? Tutte le mie amicizie sono finite... "

"Se dici New York un'altra volta, cazzo, mi viene un colpo" Gli urlo contro guardandolo entrare nell'armadio "Perché sei così egoista? Sono io che sto rinunciando a tutto per far nascere tuo figlio!"

È tornato fuori, a torso nudo in un paio di pantaloni della tuta, con il viso leggermente rosso e le sopracciglia aggrottate "Avevi la possibilità di non farlo"

Mi si annodò la gola e sentii un calcio al cuore, con gli occhi che mi pungevano. Non appena lasciai uscire il primo singhiozzo, lui avanzò con un piccolo broncio.

Mi scostai e uscii dalla camera da letto, non volendo più vedere la sua faccia. Scesi di nuovo in cucina, spensi i fornelli e tornai alla porta d'ingresso.

"Arabella, sono stanco" Dice con voce stanca, passandosi una mano sul viso. Asciugandomi le lacrime, mi voltai verso di lui e sollevai un sopracciglio "A che punto siamo in questa storia? Sono solo il padre di tuo figlio?"

"Sembra che tu voglia che sia così" Gli sputai indietro, sedendomi sul pavimento per allacciarmi le scarpe "Continuo a provare e riprovare a far funzionare la nostra relazione. Che tu ti senta a tuo agio qui, che ti senta a casa. Che altro posso fare Zayn!"

A corto di fiato, interruppi le mie azioni e continuai a guardarlo mentre mi osservava. Il mio cuore era pieno, pieno di tristezza e delusione.

"Dove stai andando?" Mi chiede schivando la domanda "Scappi da tutto questo come fai sempre?"

Lo respingo, alzandomi in qualche modo senza il suo aiuto. Presi le chiavi dalla ciotola e un cappotto dall'appendino vicino alla porta, senza curarmi di sembrare una senzatetto.

Aprendo la porta, mi sono assicurata di avere il telefono nella tasca posteriore prima di chiudere la giacca con la zip. Odio il freddo e la neve "Sto uscendo. Vattene se vuoi, ma assicurati di prendere tutte le tue cose"

Sbattendomi la porta alle spalle, cercai di trattenere le lacrime fino all'ascensore, lasciandole poi cadere una volta dentro.

Chiamai Sammy, appoggiandomi allo schienale e cercando di controllare le lacrime "Sammy, puoi venire a prendermi?"

"Adesso?" Chiese annoiato e infastidito, emettendo un lungo e fortissimo sospiro "Dove sei? E per cosa?"

Sentendo il mio labbro tremare, cercai di non far capire che stavo piangendo e che ero sul punto di urlare "Sono... sono a casa mia. Per favore"

"Stai piangendo?" Chiede ora allarmato, il cambiamento del suo tono fa sì che qualcosa in me vada nel panico e cominci a piangere completamente "Ehi! Woah, Bella. Cosa c'è che non va?"

"Non lo so" Borbotto, rimanendo all'interno dell'ascensore una volta arrivato al primo piano. Annaspando e schiacciando tasti a caso, mi siedo sul pavimento "Per favore"

"Sto arrivando" Dice, sentivo le sue chiavi tintinnare e qualche imprecazione, mentre i suoi passi battevano forte "Aspettami in garage. Dentro la macchina, ok?"

Annuii, canticchiando anch'io e mi alzai a fatica. Uscendo dal garage, mi guardo intorno per cercare la mia auto, espirando tremante mentre entro e mi abbandono completamente.

Zayn è proprio uno stronzo.

Samuel ci mise meno di sette minuti ad arrivare, non aveva con sé Peppa e gliene fui grata. Non appena aprì le braccia per un abbraccio, persi ancora di più la testa.

Il petto mi si stringeva e la gola mi bruciava, le sue parole riecheggiavano nella mia testa mentre lottavo per respirare correttamente. Chiusi gli occhi, vedendo punti neri ovunque nella mia vista e cominciando a farmi prendere dal panico.

La voce di Samuel riecheggiava nella mia testa e, quando iniziai a sedermi, il suo volto fu l'ultima cosa che vidi.

Kiwi | Z.M [Italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora