Capitolo 20

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Krystal

Un forte chiasso di pentole mi fa sobbalzare nel letto facendomi aprire gli occhi di scatto.

<Ma che diamine> borbotto infastidita.

<Questa non è casa mia> constato l'ovvio dopo essermi guardata intorno esaminando la stanza in cui mi trovo. Cosa ci faccio a casa di Andrew? L'unica cosa che ricordo è...

<Lui che mi ha lasciata da sola> mormoro piano a bassa voce appena le immagini delle sera precedente riaffiorano nella mia mente. Non ricordo come diamine sono arrivata qui ma di sicuro non ci resterò. Lui mi ha lasciata da sola in quel maledetto ristorante e non si è più fatto sentire. Esco piano dalla sua stanza e a piccoli passi mi dirigo verso l'uscita afferrando le mie scarpe e il giubbotto e senza farmi vedere da lui esco di casa, scappando. Dal rumore che si sentiva dalla cucina sicuramente stava preparando la colazione. Ma che ora saranno?

<Dove sarà la mia macchina?> borbotto a bassa voce mentre inizio a guardarmi intorno. Se sono arrivata fin qui molto probabilmente avrò usato la macchina dato che casa sua si trova in un quartiere residenziale in periferia. Quanto diamine ho bevuto ieri sera? Penso mentalmente mentre mi tocco la testa con le mani dato che mi fa male da morire.

<Dove l'ho parcheggiata?> farfuglio tra me e me mentre inizio a camminare lungo la strada cercando con lo sguardo quel affare. Infilo le mani in tasca alla ricerca del mio telefono che trovo all'istante e appena guardo lo schermo trovo infinite chiamate e messaggi da parte di tutti i miei amici ma la prima persona a cui do priorità è mia madre che chiamo velocemente.

<Ti informo che la polizia è già stata informata e farai bene a trovare una buona e credibile scusa per la tua sparizione altrimenti ti conviene sparire nuovamente e farti trovare da loro perché se ti trovo per prima io ti faccio male, molto male Krystal!>

<Mi sono innamorata> rispondo confessando quello che lei ancora non sa. Ultimamente ci siamo sentite poco e ogni volta che glielo volevo dire non trovavo il coraggio, ma soprattutto il momento giusto.

<Quanto è grave?> chiede sospirando.

<Lo amo mamma però c'è qualcosa in lui che non riesco a comprendere>

<Ti tratta male?> chiede urlando perforandomi il timpano.

<Ma che ti urli? Comunque no, lui non farebbe mai una cosa del genere> mormoro piano anche se ieri mi ha ferita.

<Ha dei problemi con sua madre. Non vanno tanto d'accordo e da qualche giorno sua madre si trova a Chicago e ieri sera siamo andati a mangiare fuori con Yasmin e Allan e lui è sparito. Stavamo parlando e ad un tratto ho percepito che fosse nervoso ma lui continuava a dire che andava tutto bene ma poi si è alzando usando la scusa del bagno e lui...>

<Se ne andato> continua la mia frase interrompendomi.

<Stavamo parlando del mio compleanno e di...> oh cazzo. Impreco mentalmente quando solo ora mi rendo conto che stavamo parlando di mio padre e del fatto che è morto. Sicuramente avrà pensato al suo ecco perché era così nervoso.

<Mamma devo andare> farfuglio velocemente mentre ritorno sui miei passi dirigendomi verso casa sua correndo. Come ho fatto a non pensare prima? Sicuramente si sarà rattristo.

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