Yasmine
Un'altra litigata si svolge al piano di sotto.
Mi alzo dal letto e cerco le mie cuffie.
Sotto il cuscino, sotto il letto, sotto le coperte, sulla scrivania, nello zaino, nella giacca.
Ma niente.
Proprio adesso questa dannate cuffie non ci sono.
Così mi stendo un'altra volta un letto, prendo il cuscino e mi tappo le orecchie.
Ma niente, sento ancora la litigata.
Sbuffo, pregando che tutto ciò finisca al più presto.Spesso penso, perché proprio a me?.
Le grida di mia madre e di mio padre, si fanno più forti.
So che sembra brutto ma:spesso penso e spero che uno dei due muoia, o muoia direttamente io.
La porta d'ingresso sbatte, così mi alzo dal letto e mi dirigo alla finestra di camera mia.
Vedo mia madre uscire di casa.
Ciò vuol dire...
Sento i passi di mio padre sulle scale.No,no,no.
Bussa alla porta di camera mia.
«Yasmine, apri.», dice con tono dolce e calmo.Yasmine non farlo...
Rimango a fissare la porta.
Dio ti prego.
«Yasmine, per favore apri.», dice con tono un po' più triste.
Faccio un passo verso la porta, ma mi fermo.Yasmine non farlo...
«Yasmine, so che sei qui dentro. Aprimi.» Il suo tono diventa più duro.
Prendo coraggio, «Vattene.»
«Jasmine, giuro che se non apri questa dannata porta...»
«Vattene!», esclamo.
Sento la gola bruciare, e insieme a codesta, anche i miei occhi.
Dove sei, Batman?
Prendo subito il mio cellulare e gli scrivo.
Ho bisogno di te.Solo una freccia compare.
Cazzo.Lancio il cellulare sul letto e mi dirigo alla finestra.
Alzai la maniglia per aprirla, ma niente, non si apre.
Cazzo.
Mi guardo intorno.
Abbasso lo sguardo, e c'è un tacco.
Io non ho tacchi, probabilmente era entrata mia madre in camera mia.
Così lo presi, e colpi il vetro della finestra con il tacco, per scappare dalla finestra.
Probabilmente mi farò male, ma non sarà più doloroso, di quello che mi farà mio padre.Ma niente, non si rompe.
Dio ti prego...
«Yasmine, apri questa cazzo di porta!», grida.
Ti prego...
Un bum fa capolinea alle mie spalle.
Mi giro di scatto, il tacco mi cade dalle mani, così, causa un leggero rumore sul pavimento.La porta... È a terra.
Il mostro..., il mostro è entrato.Dove sei?
Si dirige a passi veloci davanti a me, per poi tirarmi un forte e veloce schiaffo sul mio volto, poiché non faccio in fretta a coprirmi il viso con le braccia.
Un altro bam sull'altra guancia.
Questo schiaffo fu più forte che mi fa cadere con il sedere per terra.
Non ho neanche un secondo per riprendermi, che mio padre, (il mostro), mi prende per il colletto della maglietta, sollevandomi.
I miei piedi non toccano più per terra, e tutto ciò mi fa mancare l'aria.
«Volevi scappare, mhm?!», sbotta, con un alito che puzza di birra.
Avvicina di più il suo viso vicino al mio, così giro il viso di lato.
Ma subito dopo lo prende con forza, per bloccarlo davanti al suo.
Il suo sguardo, il suo schifoso sguardo, e dritto nel mio.
Non è più mio padre, non lo è da molti anni.
«Sei una puttana, proprio come tua madre.»
I miei occhi iniziano a bruciare di più.
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Resta con me
RomanceYasmine, una ragazza di Seattle. Non ha una vita rosa e fiori. Non l'ha mai avuta: Brutto legame con i genitori. Brutta adolescenza. Brutto legame con se stessa, e forse questo legame non se n'è mai andato. Ma conobbe questo ragazzo. Dai capelli ner...