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Yasmine

12 anni prima...

Uscì di casa, per andare da Damon.
Arrivai sulla soglia della porta, e subito dopo bussai.
«Arrivo subito.», sentì dire dalla voce di Damon, in lontananza.

Nel frattempo che aspettavo, mi dondolai sui piedi, con le mani mantenute dietro la schiena.
Qualche minuto dopo, la porta si aprì, e c'era quel bambino, con capelli scuri, e con gli occhi di un nero intenso, quella pelle chiara, e quel sorriso che mi faceva stare bene.
Fece scivolare il suo sguardo su tutto il mio corpo.
Mi sentì in soggezione.
Forse avevo il vestito stropicciato?
Forse ero sporca?
Così, abbassai il viso per guardare ciò che stava guardando lui.
Ma non notai nessuna macchia, nessuna parte stropicciata.
Alzai di nuovo il viso all'insù, e il suo sguardo si posò nel mio.

«Stai... Stai davvero bene.», balbettò.
«Oh, grazie. Anche tu.»

«Entra.», si spostò delicatamente per farmi spazio.
Così entrai.
La sua casa emanava un buonissimo profumo.
Il più delle volte era un profumo di cibo.

«Mamma, è Jasmine.», urlò Damon.

Subito dopo, sentì dei passi avvicinarsi velocemente, come una corsetta.
E subito dopo, dietro un angolo, sbuco la madre di Damon.
«Ciao, tesoro.», mi salutò, venendo verso di me con le braccia aperte.
«Salve.»
Si abbassò, e mi abbracciò.
Dopo avermi salutata , domandò: «Dai, andiamo in giardino, che mangiamo i biscotti vicino a...», fece una pausa pensierosa. «spremuta di arancia, vi va?»
Annuì con delicatezza.
Nel frattempo che la madre preparò la spremuta di arancia, io e Damon, ci incamminammo per il giardino, che si trovava al retro della cucina.
Superammo, una porta finestra, e ci sedemmo su delle sedie, intorno al tavolo a cerchio.
Il giardino, era decorato da cespugli, fiori, alberelli.
E in quel momento, si sentivano solo i cinguettii degli uccellini, e il fresco venticello.
Chiusi gli occhi, e per qualche istante, mi feci trasportare da quella melodia per le mie orecchie.
«È bellissimo qui.», dissi.
«Già.»
Dopo qualche istante arrivò la madre con i biscotti e le spremute.
«Ecco a voi.»
«Grazie mille.»
Dopo che si sedette anche la madre, iniziammo a mangiare, e a parare del più e del meno della scuola.
La madre mi disse che Damon era il primo della classe.
Be', per la sua intelligenza ci credevo.
Non provai invidia, anzi, ero fiera.
Detti un altro morso al biscotto, e più li mangiavo, e più mi piacevano.
«Sono buonissimi, questi biscotti.», dissi.
«Un giorno quando potrò cucinarli da solo, senza mandare niente a fuoco, ti chiamerò e li cucineremo insieme.», mi disse.
«Ci sto.», dissi con un gran sorriso.
«E mi raccomando, non bruciate la cucina, che per ora la casa ci serve ancora.», disse con tono scherzoso la madre.
Io e Damon, finimmo nel ridere.

Fissai i capelli di Damon, e in quel periodo lì aveva abbastanza lunghi, per fare acconciature.
Così, presa dalla noia, gli chiesi se gli potevo fare delle piccole trecce.
Lui rispose di sì.
Così mi misi dietro di lui, e iniziai ad intrecciare i ciuffetti di capelli.
«Ti faccio male?», domandai.
«No, no, anzi, è rilassante.»
Per qualche secondo mi sentì osservata, così alzai lo sguardo verso la madre, che ci stava guardando con un sorriso sincero, e felice.
Così, sorrisi a mia volta.

«Che peccato!» Esclamai.
«Cosa?»
«Non posso attaccale, non ho codini piccoli.», dissi.
«Mamma, tu li hai?», chiese Damon.
«Purtroppo no.», disse la mamma, facendo un viso dispiaciuto.
Così, glieli sciolsi.
«Hai dei bellissimi capelli.», dissi.
«Grazie. Ma io preferisco i tuoi.», disse.
Questa frase, mi provoco il rossore alle guance.
«Mamma, potresti prestarmi il tuo cellulare?», chiese.
«Certo.», disse, per infine passarglielo.
Damon lo prese, e iniziò a digitare, solo che io nn vidi per privacy.
Appena però lui chiamò la mia attenzione, disse: «Guarda come sei carina in questa foto.»
Mostrandomi la foto, che aveva pena scattato.
Così, io risi, e rise anche lui.
Nella foto, lui aveva una faccia buffa, aveva gonfiato la bocca, tipo pesce palla, e io ero tanto concentrata a sciogliergli le treccine.
«Anche io ho fatto una foto.», disse la madre, richiamando la nostra attenzione. «Con questa.», proseguì, agitando delicatamente la mano, con cui manteneva una fotocamera.
«Vogliamo vederla.», dicemmo in coro, io e Damon.
La madre si alzo, e venne verso la nostra direzione.
Si abbassò alla nostra altezza, e ci fece vedere la foto.
In quella foto eravamo davvero contenti e spensierati.
Infatti chiesi alla signora Taylor di non cancellarla.
«Non era mia intenzione, cara.», disse con dolcezza. «Anzi la stamperò, e la metterò in una cornice.», proseguì.

La giornata proseguì al meglio.
Solo che mi cadde la felicità, proprio quando Damon mi stava accompagnando a casa.
Ed ero consapevole, che dopo aver superato la soglia di casa, la mia felicità non c'era più.
«Allora, a domani.», disse Damon, fermi sul portico di casa.
«A domani, e grazie per le bellissime giornate.», dissi.
«Non c'è bisogno di ringraziarmi.»
Aprì la porta, e prima di chiuderla alle mie spalle, lo salutai con la mano. Stessa cosa che fa lui prima di andarsene.
E bum. La felicità era finita.

Ehilà🫶Mi scuso per questo capitolo davvero corto, ma, mi farò perdonare nei prossimi♥️

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Ehilà🫶
Mi scuso per questo capitolo davvero corto, ma, mi farò perdonare nei prossimi♥️

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