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Damon

Direi una bugia se dico che ho "dormito", o provato a dormire sereno.

Sono nel mio letto da più di due ore e non riesco a prendere sonno. Il motivo è perché scintilla non è qui con me, e né nel suo letto.
Prendo il cellulare, con la speranza che mi abbia inviato un messaggio, ma per come l'ha ridotta ieri quel coglione non sarà in grado di inviarmi un messaggio, o almeno chiamarmi.
Fisso velocemente la luna fuori dalla enorme finestra di camera, per poi alzarmi di scatto e dirigermi vicino l'armadio, laddove si trovano le mie scarpe e me le infilo velocemente.
Scendo al piano inferiore, e successivamente esco del tutto da casa.

Sono fortunato che siamo arrivati fin qui con la mia macchina.
Così mi infilo all'interno, e senza neanche pensarci due volte, metto in moto.
Dirigendomi dritto a casa di quel coglione.
So dove abita, e non chiedetemi nemmeno il perché.
Ormai, conosco vita e miracolo di questo bastardo.

Appena arrivo sotto casa sua, accosto, spengo i fari, e rimango in macchina.
Prendo il cellulare e invio un messaggio alla mia scintilla, nella speranza che sia sveglia, e che stia meglio.

Passano circa venti minuti, e io sono sempre più preoccupato. E ora come ora sento molto caldo, pur non avendo la maglietta, sento il sudore fuori uscire dalle mie ghiandole sudoripare.
Esco dalla macchina e mi appoggio sul cofano.
Fisso quella casa, la casa dove la mia scintilla per me è imprigionata. E assieme a lei c'è il mostro cattivo.

Ho paura.
Ho paura che lui non comprenda il fatto della quale scintilla non si sente ancora pronta per fare quel che lui vuole arrivare.
E lo so, perché io e lei parliamo, e parliamo soprattutto di lei.
Perché la cosa che mi importa di più è: lei.

Estraggo il cellulare dalla tasca del pigiama.
Accendo il display, e sono le 4:23 AM.

Non ho chiuso occhio, e neanche ora ho la necessità di farlo se so che scintilla non è in buone mani.
Infatti anche quando dorme in casa sua, che dovrebbe essere il suo posto sicuro, non lo faccio.
Perché ho paura.
Io ho bisogno di sapere che quel bastardo del padre non le faccia niente.
Infatti anche nelle notti di inverno, dove fuori nevica, io non chiudo mai la finestra di camera mia.
Perché ho bisogno di sentire, di osservare, e di capire.

Odio così profondamente il fatto che lei debba soffrire.
Un'anima così innocente e buona.
Un'anima, che pian piano il mostro celebrale, e i mostri all'esterno stanno danneggiando e ammazzando.

E io vorrei tanto essere il suo supereroe, vorrei tanto salvarla, e vederla felice.
E dopo averla salvata posso anche morire con l'anima in pace.

La mia attenzione la attira la camera del bagno, laddove la luce si accende.
So ogni singolo centimetro della casa di Jacob.
E tante altre cose.
Spero tanto che sia lei, ma quando vedo una sagoma alta vicino al cesso, improvvisamente si abbassa per poi rialzarsi, capisco che si parla di Jacob.

Autonomamente roteo gli occhi al cielo.
Vorrei tanto scavalcare, e salire su per poi entrare in quella finestra di quella stanza, per farlo affogare nel suo stesso piscio.
Lo odio.
E ho tantissime ragioni per qui ordinarlo.
È una di quella ragioni, non è solo il fatto che mi abbia rubato la mia scintilla.

Quando la luce si spegne, capisco che sta ritornando in camera.
E spero tanto che dopo aver svuotato la sua vescica, non vorrebbe anche svuotare i suoi testicoli.

Ma subito dopo la mia attenzione si sposta sulla porta d'ingresso che si apre, e da lì, sbuca quella minuta sagoma, che io adoro vedere ogni minuto della mia cazzo di vita.

Chiude delicatamente la porta, e quando si gira verso la mia direzione, e i suoi occhi color oceano si posano su di me, rimane a bocca aperta.
Gli faccio un cenno con la mano, e subito dopo viene verso di me.

«Che ci fai qui?», chiede.
«Volevo stare sereno.»
«Qui fuori?», chiede stringendosi nella sua felpa.
«Hai freddo?», domando, lasciando stare alla sua domanda.
«Rispondimi.»
«Sì, così sapevo se ti succedeva qualcosa.»
Il suo sguardo passa su un mio occhio all'altro, per poi inarcare gli angoli delle labbra verso l'insù.

Subito dopo me la ritrovo stretta a me, e questa cosa mi fa star bene.
E non perdo un secondo per abbracciarla.

«Ti ha fatto qualcosa?», chiedo.
«Chi?», chiede spostando i suoi occhioni nei miei.
«Lui.»
«No. Ho dormito sul divano.»
È così gentiluomo, che ha lasciato dormire una donzella sul divano.

Sposta lo sguardo sul mio petto, più che altro sui miei tatuaggi.
«Perché hai un cuore tatuato sul petto sinistro?», chiede.
«Te lo spiegherò, ma per favore ora andiamo così potrò finalmente dormire in sogni tranquilli.», dico aprendogli lo sportello della parte del passeggero.
«Non hai dormito?»
Scuoto la testa.
«Sei pazzo?!», esclama sottovoce.

Ci mettiamo in moto verso casa di Vic, e nel tragitto, gli faccio una domanda:
«Perché eri uscita, a quell'ora?»
«Perché avevo bisogno di aria.»
«E se qualcuno ti avrebbe fatto qualcosa?»
«In quel caso, probabilmente non mi avresti vista più.», dice tra una piccola risata, per spezzare la drammatizzazione che si era creata.
«Io ti sarei venuto a cercare lo stesso.»
«Lo so.», dice spostando lo sguardo verso di me.

Nel frattempo, Yasmine si è appisolata, e quando arriviamo, la prendo in braccio, facendole appoggiare la sua testa sulla mia spalla.
Con una mano apro la porta, e con lei in braccio mi dirigo in camera mia.
La appoggio sul letto, e le imbocco le coperte.
Rimango lì a fissarla per qualche secondo, e nel pensare per la milionesima volta di quanto dannatamente sia bella.
Subito dopo, mi metto affianco a lei, portando il suo corpo minuto con delicatezza più vicino possibile al mio.
Successivamente lei si gira verso di me, apre delicatamente quei occhioni, e mi sorride.
«Non c'è bisogno che mi corpi con le coperte. Se in estate sto con te mi sento al sicuro.», sussurra, per poi nascondere il suo viso tra il mio petto.

Questa cosa mi provoca un sorriso, e questa frase sarà stampata per sempre nella mia testa.

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