Yasmine
⚠️Due mesi dopo...
È stata colpa mia?
Questa è l'unica domanda che mi porgo da ben due mesi.
Io e Damon non ci parliamo, e né vediamo per ben un mese e mezzo.
Per quindici giorni ci sentivamo e vedevamo sempre di meno, fino ad arrivare a dove siamo arrivati ora.
In questi mesi le mie condizioni mentali sono peggiorate.
Ci sono ricaduta più e più volte.
Ad arrivare a un tot di quaranta ricadute in due mesi.
Ogni settimana ci ricadevo cinque volte.
Ringraziando il cielo che è inverno, altrimenti sarebbe un gran problema.In questi mesi per distrarmi, Vic mi consigliava di uscire con lei, ma il problema arriva proprio quando non riesci neanche a uscire.
Quando quei pensieri costanti di invadono anche quando sei fuori con i tuoi amici.
Ho passato questi mesi chiusa in camera mia.
A malapena andavo a scuola.
Be', ci andavo solo nella speranza di incontrarlo.
Forse l'ho intravedevo, o forse erano solo delle mie immaginazioni.Non so cosa ci sia preso.
Io non lo cerco, forse.
Ma lui, proprio zero. E quasi come se io non esistessi più nella sua vita.
Forse si è fidanzato.Da un mese nella speranza di vederlo non mi affaccio nemmeno più alla finestra.
Ormai ci ho speso le speranze.E come se non bastasse, in questi mesi il mio disturbo alimentare è peggiorato.
Non riesco più a smettere di magiare.
Se capita un giorno nella quale mangio di tutto, il giorno dopo mi obbligo a non mangiare, ma quel obbligo in un secondo svanisce, e continuo a mangiare.
Ormai la mia via di fuga è il cibo, riesco a mangiare anche quando non ho voglia.
Ho tutte le buste di merendine varie nascoste sotto al letto, nella speranza che mia madre non le trovi, altrimenti dopo mi sentirei ancora più in colpa.Non mi alleno più, prima mi allenavo, ma ora, sembra che non ho forze.
Infatti, mi ritrovo ogni giorno sul letto, aspettando che il tempo voli.
Ma è solo uno stupido loop.Sto peggiorando, e ne sono consapevole.
Non voglio nessuna mano.
Anche se mia madre vorrebbe mandarmi dallo psicologo.
Ma ho sempre pensato: "Perché dovrei confidarmi con un qualcuno, e trasferirgli altri problemi sulle spalle quando ha già i suoi di problemi."Mi sono resa conto del mio peggioramento quando non riuscivo più a concentrarmi.
Pensavo, e pensavo solo a una cosa: "come far smettere di battere il mio cuore."
Quando uscivo, non riuscivo a distrarmi dia miei pensieri.
Quando strisciavo quella lametta sulla mia pelle, e non volevo smettere.
Quando rimanevo giorni interi sul letto.
Quando mi sono resa conto che non ho più voglia, o forza di fare niente.Il mio cellulare che si trova sotto al mio cuscino squilla, così, lo prendo ed è Vic.
Rispondo?«Pronto?», chiedo sdraiandomi a pancia in su.
«Oddio sei viva!», esclama. «E da settimane che non rispondi. Tutto bene?»
«Sì.», mento.
«Sicura. Vuoi che venga da te?»
Mi guardo in torno, e la mia stanza è un porcile.
Be', io mi ci trovo bene. Infondo è tutto il casino che ho in testa.
«No no, sta tranquilla.»
«D'accordo.», «Perché non vieni più a scuola?»Forse questa cosa lo tralasciata.
Non vado più a scuola da un mese.
Ma comunque con tutte le forze che ho, faccio lezioni private a casa.«Vic, ci sei?», faccio finta di non sentirla.
«Yas?»
«Vic. Non ti sento.»
«Yas, mi senti?»
«Vi-», e attacco.
È crudele lo so.La porta di camera mia si spalanca, e quasi io non cado dal letto per lo spavento.
«Mamma, si bussa!», esclamo.
«Dio mio, questa stanza è un porcile.», dice camminando nella mia stanza facendo attenzione a dove mette i piedi.
«Allora esci, no?»
Lei raggiunge la finestra, e alza la tapparella.
«Ma che fai?!»?, esclamo.
«Serve aria e luce in questo mortorio.»
«Mamma cazzo, esci!»
«Ti rendi conto che stai diventato una psicopatica, con tutti questi tuoi problemi del cazzo. Sono stanca di subirti ogni cazzo di giorno, a pensarti ogni giorno, e a sperare che tu ritorni la bambina di prima!», esclama a squarciagola, con gli occhi ludici.Questo non era previsto, e sembra che le sue parole siano dei coltelli che penetrano ed escono dalla mia carne.
Sento gli occhi bruciare, e con loro anche la mia gola.
«Vattene.», dico calma.
Ma mia madre non si muove da lì.
Così, mi alzo.
«Ti devo curare, non vedi in che condizioni ti sei messa! Non riesco più a sopportarti.»
«Non è colpa mia se mi hai partorito, ora devi prenderti le tue responsabilità se hai avuto una figlia "psicopatica".», urlo.
«Ora il problema è mio, mhm. Come se i tagli sui polsi siano colpa mia, e no per la tua mente malata!»
Come...
«Vattene.», dico con calma.
«Cazzo mamma, esci!» Indico la porta con il dito.
Prima di uscire, mi rivolge una smorfia disgustata.
Mia madre appena uscita di camera, chiude e sbatte la porta.
Ed è lì, che io mi lascio andare sul letto, in un pianto disperato.
Tutti mi odiano.
Sono un peso per tutti.
Ma se lo facessi a nessuno importerebbe.Mi dirigo in bagno, chiudo la porta, e raggiungo il borsellino del bene.
Apro la zip, e cerco la lametta, ma non la trovo.
Attappo il lavandino, e svuoto tutto lì dentro.
C'è tutto ma non lametta.
«Che cazzo.»
Esco dal bagno, e mi dirigo verso il mio zaino che si trova a terra vicino la scrivania.
Mi abbasso, apro la zip ed estraggo il porta pastelli.
Apro la zip del porta pastelli e afferrò il temperino.
"Un altro temperino che romperò.", penso tra me e me.
Mi alzo e mi siedo sulla sedia della scrivania.
Apro il cassetto, e da lì estraggo un cacciavite che ho rubato da mio padre proprio per smantellare temperini.
Tolgo le viti, e finalmente la lima e tra le mia mani.
Così, ritorno in bagno.Mi siedo a terra, con la schiena appoggiata alle mattonelle.
Alzo la manica della felpa del braccio destro, e ci posiziono il pezzetto di lama in direzione verticale.
E pian piano la faccio scorrere, come scorrono le lacrime sul mio viso.
La riposiziono, questa volta orizzontale.
Continuando così, facendo tagli orizzontali e verticali.
Devo fermarmi, ma non c'è la faccio.
Quando però noto che quei tagli non sono abbastanza, mi faccio forza e mi alzo.
"Forse non dovrei farlo."Ho la vista annebbiata, i giramenti ti testa, ma mi faccio forza.
Mi dirigo nuovamente in camera, ma adesso verso il mio comò.
Apro il cassetto, e prendo l'oggetto che mi sono conservata da mesi, per situazioni come queste.
Afferro il manico, e ritorno il bagno.Mi risiedo a terra, faccio una grande respiro, e inizio a conficcare la punta appuntita nella mia carne facendo un taglio profondo e verticale.
Il sangue esce come una cascata.Come se non bastasse, passo anche sul altro braccio.
Alzo la manica, e faccio lo stesso procedimento, mentre quello destro è sanguinante e dolente.
Dovrei fermarmi ma sembra che non sia io al comando del mio corpo.Ho vista annebbiata. Le grida bloccate in gola. E un disperato bisogno di sparire.
Per un attimo abbasso lo sguardo, e noto il pavimento sporco di sangue. Del mio sangue.
Così, le mie azioni si bloccano. E accascio le mie braccia per terra, con loro anche il coltello.Una strana sensazione di giramento di stomaco e di testa mi invadono.
Questa sensazione mi invade sempre quando faccio queste cose, ma adesso è peggiore.
Inclino la testa all'indietro, serrando le labbra per non urlare.
Ma non dal dolore, ma dalla disperazione.
La mia vista si annebbia ancora di più, fino a diventare del tutta nera.Sento un boato, così, apro gli occhi.
Ma non vedo granché, vedo solo la porta del bagno spalanca, laddove entra una sagoma, una sagoma alta.
Spero che sia la morte.
Successivamente chiudo gli occhi, e mi sento sollevare, come se stessi volando.
«Scintilla, non abbandonarmi. Resta con me.», la sua voce.
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Resta con me
RomanceYasmine, una ragazza di Seattle. Non ha una vita rosa e fiori. Non l'ha mai avuta: Brutto legame con i genitori. Brutta adolescenza. Brutto legame con se stessa, e forse questo legame non se n'è mai andato. Ma conobbe questo ragazzo. Dai capelli ner...