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Yasmine

Dopo avermi asciugato le lacrime, e facendo finta che niente sia successo, scendo velocemente le scale e avviso a mia madre che esco per qualche minuto per parlare con Damon.

Esco di casa, e lo trovo appoggiato con il braccio alla colonna di legno del portico di casa, mentre ha le mani in tasca.
«Nervosa?», domanda, dandosi una leggera spinta per poi alzarsi e venire verso di me.
Appena si avvicina però, io svolgo un passo indietro.
Dopo ciò, Damon capisce che deve stare fermo dov'è.
E capisce anche che la risposta della sua domanda è positiva.

«Cosa c'è?», chiedo, mentre ho lo sguardo altrove.
«Bella maglia.», dice.
Dopo questa frase, il mio sguardo si sofferma sul suo, che sta navigando lungo il mio corpo.
Così, abbasso anch'io lo sguardo, e cazzo mi sono proprio dimenticata prima di uscire da casa sua di togliermi la sua maglietta.
Mi appoggio autonomamente la mano sul viso, del tipo: "Quanto cazzo sono stupida."
«Se ogni volta che indossi le mie magliette devo vederti così, allora prenditi tutte le mie maglie.», ridacchia, senza staccare il suo sguardo sul mio corpo.
«Smettila.»
«Scintilla, calma.», dice, facendo risalire il suo sguardo nel mio.

Mi incammino verso un piccolo divano che si trova sul mio proteico.
Appena mi siedo, si avvicina anche Damon, e si siede anch'esso.
«Non ti ho dato il promesso.», lo rimprovero.
«Smettila di fare la bambina.», mi rimprovera anch'esso.
Alzo gli occhi al cielo infastidita.
«Cosa c'è?», chiedo.
«So che ho avuto un comportamento un po' eccessivo, e di aver dichiarato che Jacob è un coglione, usando questo termine per te troppo forte, e mi dispiace.»
«Sì, ma c'è dell'altro.»
«Cosa?»
«Che ti preoccupi troppo di me, sopratutto su un ragazzo che mi ama.»
«Non dirò niente per non rovinare la tua storia d'amore principesca che hai con lui. Ma ti dirò solo che su questo non posso farci niente.», dice alzandosi.
«Non ti costa molto.»
«In realtà sì, Yasmine.»
«E perché?!», esclamo.
Non ci costa niente essere delicatamente meno preoccupati per una persona, se sai che quella persona con quella determinata persona sta bene.

«Sei come una sorella, e non vorrei mai che un ragazzo ti spezzasse il cuore.»
Dopo questa frase però, una parte di me ci resta male.
Non ne sono sicura se è perché lui mi definisce una "sorella" oppure... No, non c'è nessun "oppure".
Subito dopo mi alzo anch'io.
«D'accordo, abbiamo chiarito ora puoi andare.», dico mentre mi dirigo verso la porta.
«Sei sicura di restare a casa?»
Annuisco.
«Sai che casa mia per te è sempre aperta?»
«Sì, e ti ringrazio, Damon.»
Apro la porta, entro in casa, e subito dopo richiudo la porta alle mie spalle.

Ritorno in camera, mi stendo sul letto, e navigo nei miei pensieri.
Pensieri però su di me, sul mio corpo, sulla cazzo di vocina che è impossessata di me.

Forse, dovrei iniziare palestra.
Forse, dovrei mangiare di meno.
Forse, dovrei diminuire i carboidrati.
Forse, dovrei andare avanti solo di yogurt, zuppe, e tisane.
Forse, dovrei vomitare più spesso.
Forse, dovrei usare le panciere.
Forse, forse, forse, è sempre un forse.
Un forse però che fa male, assieme al continuo della frase.

Il telefono si illumina da una notifica.
Una parte di me spera che sia Damon.
Ma appena prendo il cellulare fra le mani, il mio pensiero svanisce.
Il mittente del messaggio è Jacob.

Jacob<3:
Hey, piccola. Io ed Ellen abbiamo pensato di organizzare un falò per il ferragosto. Non puoi mancare.

Mi ero davvero dimenticata che oggi fosse il 15 agosto.
Infatti come tutti i precedenti anni, Jacob ha sempre organizzato un falò in spiaggia.
Non ho proprio la pallida idea se andarci oppure dare buca.
Però, probabilmente è meglio andarci, bere e fumare, invece di restare a casa con i demoni della mia vita.
Jacob, mi avvisa dell'orario, e del luogo d'incontro.
Così, mi alzo, vado verso l'armadio e scelgo dei vestiti per stasera.
Sono indecisa se mettermi un vestito, o pantaloni lunghi.
So solo, che stasera voglio essere più carina, e senza dar retta alla vocina che è nella mia testa.

Infine dopo aver scavato nell'armadio, ho trovato un vestitino adatto per stasera.
Un tubino bianco, e come scarpa per stare comoda, opto per delle converse nere.
Velocemente poso lo sguardo sulla sveglia che ho adagiata sul comò, e noto che sono solo le 12:30.
Così, vago per ancora per un po' con lo sguardo all'interno del mio armadio, per poi prendere dei jeans larghi, è una maglia a mezze maniche di ben tre taglie più grande della mia.
Mi vesto, metto le scarpe, e senza neanche truccarmi prendo il cellulare le cuffie ed esco da casa.
Mi incammino verso il prato, laddove ho deciso di passare la metà del tempo prima che io mi deva preparare per stasera.

Subito dopo essere arrivata a destinazione, mi siedo sull'erba morbida.
Con le cuffie all'orecchie, la musica attiva, e ciò che mi occorre per rollare il fumo, prendo un filtro, lo arrotolo, e me lo porto alle labbra.
Subito dopo prendo il fumo, estraggo dal pezzetto che ho, quattro pezzettini, per poi appallottolarli.
Prendo l'accendino, e accendo il fumo, finché non è abbrustolito.
Subito dopo prendo il tabacco, lo impasto assieme le palline, finché un po' di tabacco non di attacca a esse, e infine finalmente prendo la cartina dove al suo interno ci metto ciò.
Rollo, metto il filtro, rollo ancora, lecco, e chiudo.
La porto alle labbra e l'accendo.
Faccio un bel tiro, finché non sento la gola leggermente bruciare, e poi caccio fuori.

«Non la smetti mai, vero?»
All'improvviso la sua voce rimbomba affianco a me.
Non sono certa che sia davvero lui, e non sia solo un'allucinazione.
Così, tolgo una cuffia da un orecchio, e mi giro dalla parte laddove ho sentito che proveniva la sua voce.
Ed è veramente lui, con i suoi capelli neri corvino, il suo profilo perfetto, il naso con una leggera gobba, le labbra carnose, la mascella scolpita.
In questo momento ha lo sguardo davanti a se, laddove più avanti si trova la spiaggia.

«No.», rispondo secca.
«Non ti importa della tua salute, a quanto vedo.»
«Buongiorno, Damon.», dico sarcastica facendo un altro tiro.
«Aspetto solo il giorno, dove i miei polmoni non resisteranno più, quindi verrà l'ora dove cederanno assieme al mio cuore, e sarò lì fredda, a terra, finalmente lontana da tutti e da tutto.»
Penso.
Ma ho lo sguardo di Damon puntato addosso.
Forse l'ho pensato ad alta voce.
Il suo sguardo però non è deluso, anzi, credo proprio che mi abbia capita, e questo è l'importante.

«Stasera ci sarà il falò organizzato dal tuo fidanzato. Presumo che ci andrai.», dice.
«Presumi bene.» Faccio un tiro. «Come l'hai scoperto?»
«Pur essendo che viviamo in un paesino, le voci girano.»
«Già.», faccio una pausa. «Perché sei venuto qui?», domando.
«Boh.»
«Mi hai seguito?»
«Forse.», ridacchia.
Scherzosamente gli do un pugno sulla spalla, e rido anch'io.
Quando sento la sua risata, è musica per le mie orecchie.

«Che ti metterai stasera?», chiede.
«A te che importa?», rispondo con tono infastidito scherzosamente.
«Scusami tanto, scintilla.»

«Forse si è fatto orario.», dico per alzarmi.
«Ci si vede, scintilla.»
«A mai più.»
«Non ti libererai mai di me.»
«E perché?», chiedi alzando un sopracciglio.
«Perché sarò la tua salvezza.», mi risponde, stando ancora steso sull'erba.
«Contaci.», dico per poi incamminarmi.
«Lo faccio, e lo farò.», sento la sua voce in lontananza.
Questa risposta mi fa alzare gli occhi al cielo.

E se è la verità? Se lui sarà veramente la mia salvezza?

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