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Yasmine

7 anni prima...

«Yasmine, svegliati!», urlò mia madre.

Mi stiracchiai, stropicciai gli occhi con i dorsi delle mani, e girai il viso verso l'orologio.
Be' non era così tardi.

Era mio primo giorno di scuola media.
Avevo molta ansia.
Non ero molto socievole, be', non lo sono mai stata.
Mi detti forza per sedermi sul posto, e ai piedi del letto c'era la mia gattina, Star.
Era seduta e mi fissava.
Subito dopo la chiamai, e lei con passo felino si avvicinò a me facendo le fusa.
Star, ormai era diventata parte di me.
Dopo averla coccolata e sbaciucchiata, mi alzai dal letto, e mi incamminai per il bagno.
Entrai e al suo interno non c'era nessuno, così subito dopo lo occupai io.
Mi lavai, e mi pettinai.
Uscì dal bagno, mi vestii, semplice, con un jeans e una t-shirt bianca.

Scesi in cucina dove lì non trovai nessuno.
Mia madre non era una che piaceva preparare la colazione a sua figlia.
Era una, tra virgolette: "classica".
Serviva colazioni un po' più speciali solo ai compleanni.
Ma erano colazioni vendute dai bar.
Ma io mi accontentavo lo stesso.
Aprì la portiera del mobile, e ci estrai al suo interno, una scatola di cereali.
Presi una ciottola per il latte, poi aprì il frigo estrai il latte e lo versai.
Spesso io e la mia migliore amica Victoria, blateravamo sempre su questo fatto: Prima il latte o i cereali?

Lei metteva sempre prima il latte, io invece il contrario.
Se dovevo mangiare i cereali, li preferivo "molli" no croccanti.

Dopo aver fatto colazione, risalii al piano superiore, presi le mie ultime cose, e chiamai mia madre.

Siamo in macchina, in moto per la mia nuova giornata, nella mia nuova scuola.
Ansia? Anche troppa.
Neanche Damon c'era, lui era al liceo per mia sfortuna.

Arrivai.
C'era davvero tantissimi bambini e genitori.
Sopratutto famiglie felici...

«Allora?, Yasmine cammina.», mi incitò mia madre da dietro.
Mi ero bloccata.
Non mi sentivo al mio agio in mezzo a tutte quelle persone.
Camminai fino all'entrata, e lì qualcuno alle mie spalle mi sorprese.
«Hey amicona.»
«Ciao, Vic.»
«Sei ansiosa?»
Annuì.
«Dai andrà tutto bene.»
No. Non andrà tutto bene.
Starò con nuovi compagni.
Non starò più con la mia migliore amica nella stessa classe.
Sarà un incubo.

L'ansia mi mangiò. Il peso sul petto si fece più pesante, e io per poco non girai sui tacchi, e correre più lontano possibile.
Dopo poco che mi torturai le dita, e le unghie, la campanella suono, ciò significava solo una cosa: è ora di entrare nelle classi

Non era una cosa che facevo spesso, ma quella mattina lo feci: Pregare.
Prima d'aver trovato la mia classe, navigai per la scuola, che era abbastanza grande, più di quello che mi immaginavo.
Erano passati solo alcuni secondi, ma per me sembravano anni.
Così, chiamai per chiedere aiuto, una collaboratrice scolastica.
«Scusi, sa per caso dov'è la prima C?», chiesi.
Ma la signora non mi dette retta, oppure non mi sentì.
All'improvviso però, una voce maschile sulle mie spalle mi sorprese.
«Ciao, di che classe sei?», chiese.
«Prima C.», dissi.
«Oh bene. Seguimi.», disse incamminandosi.
Così, lo seguì.
Finalmente entrambi arrivammo nella classe.
Appena entrati, lui si sedette vicino un'altro ragazzino.
Notai, che avevano già un legame di amicizia.
Mi girai verso la classe, e al suo interno c'erano adolescenti già seduti.
Mi incamminai per prendere il posto più indietro possibile.
I posti erano singoli, e il banco affianco al mio era seduta una ragazzina bionda e riccia, con gli occhi celesti come il mare, sul suo volto c'erano adagiati dei puntini marroncini, cioè delle lentiggini, rendendo il suo volto più particolare, e la sua bellezza propria.
«Ciao.», mi salutò dolcemente.
«Ciao.», dissi con tono timido.
«Come ti chiami?», chiese.
«Yasmine, tu?»
«Clarissa.», fece una pausa. «Piacere.», disse porgendomi la mano, che subito dopo strinsi.

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