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Yasmine

Mi sveglio nel letto di Damon.
Mi giro e non c'è.
Ma il suo posto lo occupa Dobby.
Quindi, subito dopo essermi girata verso la direzione del gattino, ho iniziato ad accarezzarlo.
I gatti sono così belli, diamine.
Mi viene troppo voglia di mangiarli.

All'improvviso però una melodia, richiama la mia attenzione.
È di sicuro Damon.
Così, curiosona che sono, mi alzo e mi dirigo dove proviene il suono.
Solo che, prima che io esca dalla camera di Damon, il pantalone mi scorre giù le gambe, facendomi quasi inciampare.
D'accordo, sono stufa.
Senza neanche pensarci due volte, lo sfilo del tutto, e lo appoggio sul letto.

Esco dalla camera.
Il suono proviene dal piano inferiore, perciò mi fiondo laddove proviene il suono.
E appena arrivo all'ultimo scalino, vedo lui di spalle, a petto nudo, che suona una chitarra classica.
E la melodia la riconosco.
È la prima melodia che mi suonò , la prima volta che scoprii che lui suonasse.
La melodia è: Roslyn.
Cammino con passo docile fino a che non arrivo al lato del divano, laddove lui è seduto, con la chitarra appoggiata sulle gambe.
Ha lo sguardo sulle corde, mentre si fa trasportare dalla melodia.
Come si fa a non farsi trasportare da una melodia così rilassante.

Dopo che finisce di suonare, mi accoglie con uno sguardo.
«Wow...», dico stupita.
Non è la prima volta che lo ascolto ma, è bellissimo risentirlo.
Il suo sguardo si sofferma sulle mie gambe nude, per poi salire su per il mio corpo.
«Hai perso i pantaloni per la strada, scintilla?», domanda con lo sguardo nel mio.
Io più che focalizzarmi sulla domanda, mi concentro sul nomignolo, che non usava da molto tempo.
Lo usò la minoranza delle volte da quando ci consociamo, ma è il nomignolo che preferisco rispetto a biondina.
«Non mi chiami così, da molto.», dico avvicinandomi vicino al divano.
«Lo so.»
«Sai, mi piace di più questo nomignolo.», dico guardandolo mentre mi siedo.
«Bene a sapersi, lo userò più spesso.», dice scherzosamente.
«Alla fine è da circa cinque anni che mi devi ancora dire il significato di questo soprannome.»
«È ancora presto.», mi informa.
Subito dopo, appoggia la chitarra di lato, e si alza dal divano.
«Mentre dormivi, ho preparato la colazione.», dice incamminandosi in cucina.
«Cosa di buono?», domando, seguendolo con lo sguardo.
«I famosissimi biscotti-»
«No!, lo prendo come un tradimento che, li hai preparato senza di me.», dico ironica.
«Non ti tradirei mai, scintilla.», mi sorprende con uno sguardo.
«Oltre ai biscotti?»
«Cappuccino caldo, con tanta schiuma di latte.»
«Oddio si!», dico allegra allora dal divano, per correre in cucina.
Subito dopo essere arrivata laddove oltre a una bellissima colazione, c'è il ragazzo che adoro più al mondo (oltre il mio fidanzato), mi siedo su uno sgabello, mentre Damon e nel lato opposto che mi porge il cappuccino, in una delle mie tazze preferite: tazza di Harry Potter.
«Non ci credo!», esclamo di nuovo.
Con lui mi sorprendo sempre di più.
«So, che non ci vediamo da parecchio, ma le tue cose preferite, biondina, non si dimenticano.»
«Grazie.»

All'improvviso il mio cellulare suona, così mi alzo e mi dirigo laddove proviene il suono.
La schermata è illuminata dalla chiamata di: Jec<3
Afferro il cellulare, e prima di rispondere mi giro alle spalle, dove c'è Damon che sorseggia il suo cappuccino fissandomi.
Subito dopo, rispondo.
«Hey, Jacob.»
Appena pronuncio quel nome, Damon alza gli occhi al cielo, girandosi di spalle.
«Giorno, piccola . Volevo scusarmi per ieri, non era mia intenzione.»
«Tranquillo, acqua passata », mento.
«Stasera c'è una festa, a casa dei Clark. Ti passo a prendere verso le nove, d'accordo.»
«Non lo so, Jec.»
«Non puoi non esserci, piccola.», insiste.
Mi passo la mano velocemente sul viso, e subito dopo cedo al suo invito.
«Okay, a stasera.»
Chiudo la chiamata e getto il cellulare dove si trovava precedentemente.
«Lo stronzo che voleva?», chiede Damon girandosi verso la mia direzione.
«Uno non chiamarlo: 'stronzo'. Due, mi ha invitato ad una festa.», spiego mentre ritorno sul mio bellissimo sgabello.
«Dei Clark?»
«Esatto.», faccio una pausa. «Tu ci andrai?»
«Dipende.»
«Io, non lo so.», dico inzuppando il biscotto nel cappuccino.
Le mie papille gustative ogni volta che mangio questi biscotti, sembra che tocchino il paradiso.
Non resisto a non ansimare dalla gustanza di questo biscotto.

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