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Yasmine

Damon, mi aiuta a richiudere la tutina.
Mi sistemo i capelli guardando il mio riflesso nello specchio.
Faccio un grande respiro e usciamo dal bagno, ritornando laddove si svolge la festa.
Mi fermo sulle rampe di scale quando vedo, Jacob.
Che ci fai lui qui?
«Merda.», sento dire alla mie spalle.
Vorrei sparire in questo momento, mi sento in più.
Rivederlo dopo quello che mi ha causato, mi devasta.
Damon, mi afferra la mano, e mi porta fuori da questa casa.
Il mio sguardo e fisso nel vuoto, mentre i flashback appaiono davanti ai miei occhi come un film.
«Scintilla.»
Damon mi appoggia le mani sulle guance, alzando il mio viso verso il suo.
«È tutto passato. Quel mostro non ti farà più male.»
Annuisco ancora perplessa.
«Andiamo a casa.», dice prendendomi in braccio.
Avvolgo le mie mani intorno al suo collo, e appoggio il mio viso sulla sua spalla.
Arriviamo a casa sua, ed è vuota.
«Dov'è tua madre?», gli chiedo quando i miei piedi toccano il pavimento.
«È uscita con le amiche. Sai aveva bisogno un po' di svago.»
Damon mi abbandona al centro della sala, mentre si incammina verso il frigorifero.
Lo apre e ci estrae del sushi.
«Purtroppo, ho solo questo da offriti.», dice con un tono afflitto.
«Tranquillo, non ho fame.», lo riassicuro. «Ho solo bisogno di- di riposare.»
'Tra le tue braccia."
«Ai suoi ordini, scintilla.»
Mi carica sulle spalle, strappandomi un gridolino di sorpresa.
Sale le scale come se pesassi come una piuma.
Apre la porta di camera sua, e l'attimo dopo mi ritrovo seduta sul suo letto.
Si allontana da me, per raggiungere il suo armadio, laddove estrae una felpa.
Quando la felpa è finalmente visibile alla mia vista noto che è la felpa che gli ho regalato.
È una felpa nera con lo sterna di batman al petto.
«Su alzati.»
Mi alzo e mi ritrovo a pochi centimetri lontana da lui.
«Girati.»
Così faccio.
Le sue dita afferrano la zip, facendola scorrere fino al basso.
Con delicatezza mi spoglia le spalle da quel tessuto aderente.
Facendomelo scorrere giù le caviglie, per poi sfilarmelo.
«Mettiti questa.», mi porge la felpa.
Mi giro di spalle e me la infilo, mi arriva su le ginocchia, in poche parole mi fa da vestitino.
Faccio un grande respiro, per aspirare il suo profumo.
Mi giro verso di lui, e noto che si è cambiato anche lui.
È a dorso nudo, i muscoli dell'addome, dei pettorali e delle braccia sono sporgenti e contratti.
Noto delle vene sporgenti sulle braccia e al basso ventre sulla V.
Indossa un pantalone di tuta nera.
Risalgo con lo sguardo nel suo, e noto che mi fissa con un ghigno fiero.
Ed è proprio qui, quando mi rendo conto che mi ha beccato, che le mie guance iniziano a bruciare.
«Adoro quando arrossisci.» Si avvicina a me.
Mi afferra dolcemente il viso tra le mani, e mi dona un bacio sulle labbra.
Non sarò mai sazia dei suoi baci.
Le nostre lingue si incrociano, fino a quando però, la porta alle nostre spalle si spalanca.
«...Devi fare il ciclo di chemio. Oh», sento dire dalla mamma che si interrompe subito dopo.
Io e Damon ci stacchiamo.
Ma quel che le mie orecchie udiscono mi fa rimare spiazzata.
«Scusate non volevo. Non sapevo che fossi qui piccola.», dice la madre.
Sento Damon al mio fianco sbuffare, passandosi una mano tra i capelli.
'Devi fare il ciclo di chemio'
'Chemio'
Queste parole rimbombano nella mia testa.
Non può essere.
Non di nuovo.

«Resta qui.», mi ordina Damon, facendosi strada fuori camera assieme alla madre.
Sento dei passi sulle scale, ciò vuol dire che si sono spostati al piano di sotto.
Io ancora perplessa, mi siedo ai piedi del letto, fissando un punto vuoto.
Se la mamma è arrivata così preoccupata, vuol dire che prima di questa dichiarazione, Damon ha svolto una visita, o un prelievo, senza dirmi niente.
Non è che io abbia l'obbligo di sapere ogni cosa lui faccia, ma di questo sì.
Voglio sapere qualsiasi cosa.
Perché al pensiero che questa malattia potrebbe portarmelo via, mi distrugge.

Dopo lunghi minuti la porta di camera si apre.
Mi giro e noto che è Damon, con un espressione non tanto felice.
Dovrei urlargli contro, per non avermi avvisato di ciò.
Dovrei incazzarmi come una pazza.
Ma l'unica cosa che mi viene di fare, e correre verso di lui e abbracciarlo stretto a me.
Delle lacrime attraversano il mio viso.
«Scintilla.», sussurra mentre mi stringe con una mano la vita e con l'altra mi accarezza la testa.
«Io non pensavo che sarebbe successo ciò. Scusami se non-»
«Non scusarti.», lo interrompo.
Non voglio che si senta in colpa.
Se non me l'ha detto inizialmente un motivo c'era.
È quel motivo è che non vuole farmi preoccupare.


Due mesi dopo...

«Puoi andare se vuoi. Stai dormendo in piedi.», mi dice Damon.
«Non pensarci nemmeno.»
«Ti sei svegliata presto per me, alla fine non sono solo.»
Damon continua a tormentarmi di tornare a casa.
Se mi sono svegliata alle 6:00 AM il motivo ci sarà.
Ed è proprio perché ho voluto accompagnare Damon a fare il ciclo di chemio.
È già la quarta chemio che fa questo mese.

Sono seduta sulla poltroncina affianco a lui, mentre gli stringo la mano quella libera, mentre l'altra è occupata con la flebo.
«Grazie.», mima tra le labbra.
E io non posso non regalargli uno dei migliori sorrisi.

«Vi occorre qualcosa?», chiede la signora Taylor alzandosi.
«No no, grazie.»
«A te prenderò un caffè.», mi dice.
«Non ce n'è bisogno.»
«Invece si, stai dormendo in piedi.»
Dopo questa frase, Damon gira lo sguardo verso di me, a mo' "Vedi te l'avevo detto.", così roteo gli occhi al cielo.
«A te che prendo?»
«Solo dell'acqua, grazie.»
La mamma di Damon si fa strada fuori dalla stanza.
L'attimo dopo mi ritrovo lo sguardo di Damon addosso.
«Che c'è?», chiedo.
Lui mi risponde con un semplice sorriso a labbra chiuse.
«Non so se posso farcela.», dice di punto in bianco accarezzandomi il dorso della mano con il pollice.
Dopo questa frase sembra come se mi avessero infilato una mano nel petto e strappato il cuore a crudo.
«Sì che ce la farai.»
«Voglio dirti tutto, come mi sento, come non mi sento, ma non voglio che tu rimanga ferita.»
«È dura anche per me.» Sento le lacrime farsi strada nei miei occhi, ma le trattengo.
«Lo so.»

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