15. Let me tell the truth

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RIVER.


La mattina mi alzo per colpa della luce che filtra dalle finestre, dato che ieri sera non ho pensato di abbassare le tapparelle per le circostanze.

Mi passo una mano in volto sentendomi a pezzi, poi ricordo una cosa ben precisa:

Jordan.

Mi viene spontaneo mettermi seduta in modo preoccupato, ma un peso me lo impedisce.

E solo adesso mi accorgo di un braccio che mi tiene stretta a sé.

Giro lo sguardo e vedo Raiden addormentato come un bambino.

Ovviamente è inevitabile pensare a tutte quelle nottate che abbiamo passato insieme.

Dopo quella sera di quando ci siamo conosciuti, Raiden non mi ha dato pace, perché a quanto pare il fulmine l’aveva colpito e si era perdutamente innamorato di me, parole sue.

Lo guardo dormire beato avvolto tra i miei capelli, sorrido senza farlo apposta, odio l’effetto potente che ha su di me, è come se mi avesse stregata con qualche sua magia.

Colpa dei suoi occhi da gatto, o del suo sorriso.

Lentamente mi tolgo dal suo abbraccio ma niente da fare, non si stacca.

Allora mi allungo fino al comodino e riesco a prendere in mano il telefono.

Sono le undici del mattino, cazzo. Doveva andarsene all’alba.

Scrivo subito sul gruppo chiedendo di Jordan e mi arriva immediatamente un messaggio da Eliot, dice che sta bene e si riprenderà alla grande, domani sarà già a scuola.

Ovviamente il locale ha esposto denuncia ma il padre di Eliot è il capo di polizia e la mamma di Jordan un avvocato, quindi se la caverà alla grande e uscirà come niente fosse da questa situazione.

Sospiro anche quando Jordan manda una sua foto con dei cerotti in faccia e il pollice in su.
Anche in queste occasioni non perde tempo a farsi dei selfie.

Sento Raiden stringermi al suo corpo, petto contro schiena.

Poso una mano sul suo braccio e cerco di allontanarmi ma niente da fare, inizio a muovermi per liberarmi dalla sua presa.

«Ferma.» Lo sento sussurrare e sembra sofferente.

«Non muoverti, River.»

Mi stringe il fianco e sento la sua grandezza spingersi contro la mia schiena.

«Allora mollami cretino.»

Lo sento ridacchiare con voce assonata.

«Penso sia il risveglio più bello di sempre.»

«Non dovresti essere qui.»

Rimango ferma sul mio pensiero, o cioè che averlo così vicino a me porterà semplicemente delle cattive conseguenze.

«Non fare la stronza.»

Lo sento borbottare sul mio collo.

«Spostati.»

Cerco di staccarmi, Raiden si sposta e si tira su sedendosi.

«Dimmi che devo fare.»

Lo guardo sconvolta

«Cosa?»

Si passa una mano tra i capelli.

«Dimmi che devo fare per farmi perdonare.»

«Niente, non c’è niente che tu possa fare.»

«Allora perché cazzo continui ad allontanarmi?»

The Devil's GameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora