26. On again off again

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POLLYANNA.

Entro in camera con Rain in braccio, mi siedo sul letto e lo coccolo sorridendo. È tardi, eppure non ho voglia di andare a dormire.

Qualcuno bussa alla porta.

«Avanti.» Rispondo.

Alexander. «Posso?» Annuisco ed entra dentro chiudendo la porta.

«Ti serve qualcosa?» Domando mentre si siede sul letto.

«No, volevo semplicemente passare del tempo qui con voi due.» Fa cenno al gatto e ridacchio. Certo.

«No davvero Alex, che cosa vuoi?» Domando e inclino la testa.

«Se dico te, che cosa mi rispondi?»

Scuoto la testa. «Dovresti smetterla con questa storia.»

«Non ci riesco.» Si avvicina di un posto. «So che è strano, ma non riesco a tenerti lontano.»

Mi alzo dal letto. «Siamo fratelli.»

«Fratellastri.» Mi corregge. «Per poco ancora.»

«Non puoi saperlo.»

«No tu non puoi saperlo, conosco mio padre. Sai quante donne si sono trasferite qui?»

«Magari mia madre è quella giusta.»

Ride. «Non era la mia e pensi possa essere la tua?»

«Cosa vorresti dire?»

Scuote la testa. «Lui non si merita nessuna donna. Nessuna Pollyanna.» Rimango in silenzio ad osservarlo.

Si alza e mi viene incontro.

«Ma io non sono lui.» Mi dice facendo dei passi in avanti. «Ti renderei felice, perché io so bene quanto dolore tieni dentro... forse tu ancora non lo sai, ma io e te siamo simili Pollyanna.»

Socchiudo gli occhi e lo sorpasso per poi lasciare Rain per terra.

«Io e te non siamo simili. Per niente.»

«Condividiamo lo stesso dolore. Io ti conosco e so che-»

«No non è vero! Non mi conosci per niente.»

Alexander mi da per un attimo le spalle, si irrigidisce.

«So abbastanza.» Rilascia fuori dalla bocca. «So qual è il tuo colore preferito, so che ami i gatti, so che odi la pioggia e il freddo, so che sei attaccata molto a tua madre e anche se non vuoi ammetterlo odi profondamente tuo padre.» Si gira a guardarmi. «So che arrossisci per le piccole cose, so che ami il mare. So che sei dolce con tutti tranne che con me.» Sorride leggermente all'ultima frase pronunciata.

Scuoto la testa e fisso il pavimento di legno. «Perché non ti meriti quella parte di me.» Mormoro e incrocio le braccia.

«Non lo puoi sapere, se non mi dai una possibilità.» Si avvicina nuovamente. «Adesso tocca a te di conoscermi, voglio che tu lo faccia.» La sua mano grande si alza per appoggiarsi sulla mia testa.

The Devil's GameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora