24. Touch my neck

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RHYSAND
7 anni prima.

«Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...»

Mi metto comodo trattenendo un sorriso, amo Star Wars, mi fa viaggiare in un mondo dove desidero esistere, mi chiedo come sarebbe essere un Jedi e combattere affianco ad Anakin il mio personaggio preferito.

Un bussare alla porta però mi interrompe e sono costretto a mettere in pausa.

Sento delle ciabatte strusciare sul pavimento e vedo mia madre con la sua vestaglia bianca sopra il pigiama rosso e nero.

«È tardi Rhysand, dovresti andare a dormire.» Mi dice, butto un occhio all'orologio e controllo l'ora: mezzanotte e quaranta.

Come posso dirle che ci ho provato a dormire ma non ci riesco? Due occhi azzurri e dei capelli biondi mi rincorrono nei pensieri e non mi permettono di chiudere occhio.

L'ho delusa.

Stringo la coperta. «Stavo per andare a farlo.»

Lei guarda la televisione. «Con i film dei supereroi di sottofondo?»

«È Star Wars.» La correggo con il broncio, come può confondere star wars con la marvel?

Lei ridacchia e spegne la tv, poi mi fa un cenno con il capo di spostarmi. «Forza, aspetto finché non ti addormenti.» Si mette sotto le coperte con me.

Mi paralizzo completamente quando decido di darle le spalle. Sento il suo respiro regolare, come sarebbe non sentirla più respirare?

«Lo sai che ti voglio bene sì?» La sento sussurrare in una piccola voce.

Faccio un piccolo cenno con la testa, sì lo so.

Fisso il pavimento mentre la sento avvicinarsi, a questo punto mi resta pensare solo una cosa: Non si dormirà neanche oggi.

«Non sai quanto mi dispiace, quanto vorrei tornare indietro nel tempo e cambiare tutto. Ma non posso, sono bloccata qui con voi Rhysand.» Aggrotto le sopracciglia e lentamente mi volto verso di lei, che mi stava già guardando. «Cosa vuoi fare da grande?» Domanda poi.

Alzo le spalle.

«Non lo so, lo scrittore forse.» Mormoro. «O il pittore, mi piacerebbe fare anche l'architetto...» Sorride e appoggia la sua mano fredda sulla mia guancia.

«Sarai tutto quello che vorrai, piccolo mio.» I suoi occhi si riempiono di lacrime. «Appena potrai, realizzerai i tuoi sogni e te ne scapperai via da qui, il più lontano possibile e non tornerai mai più indietro.» Socchiudo gli occhi e annuisco, sembra che mi abbia letto nella mente. «Devi giurarlo Rhysand.»

«Lo giuro.» Rispondo subito senza esitare.

Non c'è bisogno di pensare.

La sua mano tocca il mio collo ma non apro gli occhi, mi sento quasi bene a parlare qui con lei. Mai ci eravamo confessati queste cose.

Forse mi vuole bene veramente.

«Io volevo fare la ginnasta da piccola.» Mi racconta mentre tengo gli occhi chiusi beandomi della sua voce. «Poi a quindici anni ho incontrato tuo padre ad una festa dopo la vittoria della mia squadra, era in mezzo alla folla insieme a tuo nonno, è venuto verso di me e mi ha espresso tutto il suo amore, poi mi ha portato via da Londra.»

The Devil's GameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora