18. I'll never tell this story again

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EMERLY.

«Che cazzo stai facendo?»

Killian mi guarda come se gli avessi sputato in faccia, quando in realtà ho del semplice disinfettante in mano.

«Te la smetti di essere così cattivo.» Gli dico retorica, mentre mi siedo accanto a lui sul divano.

Stringe la birra con la mano tutta insanguinata, con il sopracciglio spaccato, il labbro gonfio e un livido nell'occhio destro.

Mi verrebbe voglia di picchiarlo ancora più forte.

Mi accorgo dei suoi vestiti bagnati e anche dei miei.
Fuori c'è un temporale pazzesco.

«Succhiamelo.»

Mi fa, continuando a bere. Gli prendo la mano destra e l'appoggio sulla mia coscia pronta a disinfettare. Sento i suoi grandi polpastrelli toccarmi la gamba coperta dai jeans bagnati, le muove lievemente ma smette quasi subito, basta comunque per farmi venire i brividi dietro la schiena.

Inizia a sorride. «Ti piacerebbe, non è vero?» Mi dice, riferendosi alla sua battuta di prima.

Sicuramente uno dei tanti aspetti che caratterizzano Killian è la sua sfacciataggine, che tu sia vecchia, giovane, morta, viva, maschio o femmina farà sempre una battuta a scopo sessuale.

Sembra che il mondo per lui giri intorno a quello.

Sesso, alcool, fumo e amici.

Pensieri di un comune adolescente di Sunbailey in realtà, ma su Killian fanno un altro effetto.

Faccio pressione sulla ferita e sobbalza.

«Non scherzare troppo, Killian.»

Gli tiro una fugace occhiata, ha la testa appoggiata al divano e mi guarda malizioso.

«Non hai idea della voglia che ho di scoparti in questo momento.»

Rimango immobile davanti alla sua rivelazione. Non è, ovviamente, la prima volta che mi parla in questo modo.

Ma preferisco decisamente quando mi tratta bene, quando mi tiene testa e mi sta dietro come un cagnolino finché non faccio quello che mi ha chiesto.

Quando beve mi ricorda il mio patrigno, quello che poco fa ha picchiato a sangue.

Perché inizia a dire cose cattive, non riesce a non farne a meno.

«Con mia mamma e i tuoi fratellini al piano di sopra.» Mi fa presente, continuando il teatrino. «Ti piegherei qua sul divano, divertendomi a vederti fare di tutto per non urlare.»

Continuo ignorandolo.

La sua presa si fa più forte. «Dai Em.» Si avvicina con la testa. «Lasciati andare a me.» Il suo naso incontra il mio collo, facendolo sfiorare ripetutamente.

«Mi manchi da impazzire.» Mi alzo di scatto appena le sue labbra incontrato il mio collo.

No Emerly, non devi cedere.

The Devil's GameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora