45- 𝘍𝘭𝘶𝘦

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Taehyung era sempre stato un ragazzo estremamente complesso, allegro e vivace sicuramente, ma molto molto complesso.

La sua intera infanzia non era stata poi così facile, non aveva mai avuto un bel rapporto coi suoi genitori, o meglio, loro non lo avevano mai avuto con lui; l'omega sin da piccolo aveva sempre e solo cercato approvazione, affetto, un qualsiasi segnale di amore, che dai genitori mai era effettivamente stato trasmesso.

Probabilmente fu per questo che quando i suoi occhi infantili si posarono sul bambino biondo, che giocava da solo nella sabbia dell'asilo, si sentì profondamente attratto da lui.
Fu naturale avvicinarsi e parargli, o almeno giocare con lui, e fu proprio così che l'amicizia con Jimin cominciò, un'amicizia strepitosa e forte, duratura.

Il rapporto con il biondo non gli portò solo ciò nel corso degli anni, ma anche una vera e propria famiglia, dal momento che i suoi genitori, Yoora e Kwang, lo avevano accettato e amato fin da bambino, pur non essendo figlio loro.

Lo avevano visto crescere assieme a Jimin, per anni, per tutta la vita a dire la verità, lo avevano sempre inviato a cena, a rimanere a dormire da loro, a passare tutto il tempo che avrebbe voluto con loro, proprio perché erano a conoscenza della sua situazione famigliare.

Jimin gli aveva fatto conoscere l'amore della sua vita, Jungkook, dal momento che i due si erano conosciuti a un corso di disegno delle medie, e poi semplicemente divennero amici, fino al momento in cui Taehyung, vedendo l'alfa per la prima volta, non fu travolto dal vero amore a prima vista.

Jimin gli aveva cambiato la vita, in moltissimi ambiti.
Proprio per questo tra loro c'era un legame molto stretto, non solo di amicizia, ma anche di fiducia e di lealtà: avrebbe fatto di tutto per Jimin, esattamente come questo avrebbe fatto lo stesso per lui.

Fu proprio per questo che, quando gli propose di passare un po' di tempo assieme, non insistette quando ricevette un no come risposta.
Sapeva quanto dura fosse per il migliore amico, quanto complicata fosse: lo conosceva bene, gli bastava uno sguardo per capire cosa non andasse. Il parto lo aveva distrutto, fisicamente e moralmente, era stato malissimo e si vedeva chiaramente che non si fosse ancora ripreso.

Ci voleva tempo, Taehyung lo capiva alla perfezione.

Per questo non diede troppo peso al messaggio che ricevette quel pomeriggio, messaggio che recitava "Taehyung, sai che ti voglio tanto bene, non preoccuparti, starò bene, ho solo bisogno di aria".

Era strano, indubbiamente, ma infondo Jimin lo era un po', che cosa avrebbe potuto farci...
Comunque il suo pomeriggio con Eunji passò tranquillo, sicuramente un po' in pensiero lo era, ma non tanto da angosciarsi.

Ormai erano grandi, non più due ragazzini con problemi amorosi da risolvere, non più due stupendi con la paura di prendersi uno il debito in matematica, l'altro in storia: erano due adulti cresciuti, responsabili.

Tuttavia, qualcosa nel profondo dell'animo di Taehyung gli stava urlando di chiamare l'amico, era solo un piccolo presentimento, una sorta di campanello d'allarme, solo che era troppo silenzioso perché lo sentisse chiaramente, quindi lo lasciò suonare nei meandri della sua mente.

«Papà... sono tanto stanco» sbuffò il bimbo, posandosi pigramente contro il tessuto del divano.

«Amore mio, se vai a dormire adesso non lo farai più stanotte» disse calmo il genitore, guardando Eunji con gli occhi pieni di amore, mentre quello di spalmò completamente contro  il suo corpo.

Fu proprio in quell'istante che Taehyung poté venire a contatto con la fronte del bambino, il che lo fece allarmare non poco. Si fiondò dunque a posarci le labbra sopra, preoccupato «Patato, hai preso freddo oggi all'asilo? Sei caldo...» mormorò.

𝘏𝘢𝘣𝘪𝘵𝘴  || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora