39- 𝘔𝘪𝘯𝘶𝘵𝘦𝘴

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Era una pallida giornata di fine ottobre, e tutto a Seoul era presente, fuorché il sole, né tantomeno il caldo.
Faceva piuttosto freddo a dirla tutta, più del solito.

Eppure nulla fermò Jimin dallo stare in giardino, come se in realtà quella fosse stata una giornata di piena primavera, tiepida e splendente, due aggettivi che -di certo- nemmeno per l'animo del giovane omega potevano stare bene.

Aveva bisogno di pensare, tuttavia. Sapeva che ci sarebbe riuscito solamente stando all'aperto: aveva un prato enorme quella villa, poteva usarlo quando e come gli pareva dopotutto, quindi perché non farlo in quel momento?

Jimin si conosceva, meglio di come conoscesse qualsiasi altra persona, e sapeva che -una volta fattosi prendere dall'ansia- il suo cervello andava in tilt, non rispondeva più ai richiami, né alle rassicurazioni: andava in modalità sopravvivenza.

Modalità sopravvivenza per lui significava semplicemente scappare, scappare lontano, scappare dai pericoli e sperare che questi passassero, che lo risparmiassero, e poi forse tornare.

Aveva paura di diventare padre, aveva davvero paura di farlo, ma sapeva sarebbe andato tutto bene con l'aiuto del suo fidanzato, ovviamente anche dei loro amici, e beh, delle loro famiglie.
Poteva farcela, doveva farcela.

Fissò poi l'anello d'oro bianco attorno al suo dito, e un sorriso istantaneamente si issò sul suo volto: Yoongi aveva un gusto sopraffine, questo era poco ma sicuro. Dio quando lo amava.. era così felice che le cose fossero andate in quel modo, e non poteva desiderare altro.

Tuttavia fu una goccia d'acqua, piombata nella piscina -quasi pronta per venire coperta per la stagione invernale- a distoglierlo dai pensieri che la sua mente stava partorendo, in attesa che il suo corpo potesse fare lo stesso con Haesoo.

«Merda, anche la pioggia adesso...» borbottò il biondo, stanco e dolorante, mentre si alzava da quel divanetto comodo, portando dentro casa la coperta e il libro che aveva con sé.

Si richiuse alle spalle la porta a vetrata, strisciando verso la cucina, solo dopo aver buttato gli oggetti -precedentemente tenuti in mano- sul divano in salone; aveva fame, ma allo stesso tempo avrebbe potuto vomitare dall'ansia, ne era certo.

Non sapeva nemmeno il vero motivo di quello stato d'animo, non ne aveva la più pallida idea, ad essere onesto; era solo sesto senso, non sapeva nemmeno lui quanto affidabile.

Ma aprí comunque lo sportello più in alto della cucina, dove tenevano i biscotti alla frutta, quelli che piacevano tanto al giovane modello, con una pancia tanto grande da sembrare innaturale, quando in realtà una gravidanza era la cosa più naturale del mondo.

Ne prese due, inizialmente, ma poi divennero tre, e poi quattro... fino al punto di sentirsi scoppiare, almeno per un istante.
Tuttavia, dopo qualche secondo, la suoneria che aveva impostato apposta per Yoongi si sprigionò nella stanza, assieme alla vibrazione del cellulare, proprio sull'isola di quella cucina moderna.

Si affrettò a rispondere al fidanzato, il quale era ancora in studio «Yoongi-ah!» esclamò, mascherando del tutto quella preoccupazione che, nella sua voce, era comunque presente.

«Hey amore, tutto ok?» chiese rilassato l'alfa, seduto comodamente sulla sua poltrona, davanti a quella scrivania di vetro che sorreggeva varie strumentazioni e il suo computer, dove erano contenuti tutti i file.

«Tutto bene, tu?»

«Tutto benissimo, ho sistemato un po' di cose, avevo intenzione di tornare tra massimo un'ora, visto che devo ancora parlare con il nuovo manager, hai bisogno che torni prima?» rispose dunque.

Il modello scosse la testa, rendendosi conto solo dopo qualche secondo che effettivamente il compagno non avrebbe potuto vederlo, dall'altro capo del telefono: «Tranquillo Hyung, sto bene, prenditi il tuo tempo e valuta se quello potrebbe davvero essere il manager del grande Agust D».

«Giuro che torno presto pesciolino, tu riposati, e mi raccomando, appena senti qualcosa di strano chiamami, scrivimi, o-»

La risata del biondo si sprigionò nella stanza
«Lo so amore, sta' tranquillo, ora torna a concentrarti, genio musicale, io manderò a tua madre una foto dell'ultima ecografia, me l'ha chiesta prima».

«Ti concedo solo quello, poi distenditi, o alla fine di questa gravidanza avrai la schiena a pezzi. Ah, giusto, vuoi che ti porti qualcosa? Tipo qualcosa per cena? Non ho proprio voglia di mettermi a cucinare, potrei passare a prendere... non so, della pizza?»

Yoongi era premuroso, nei suoi confronti, certo, ma anche nei confronti di quel bambino che ancora doveva nascere: il loro bambino, il loro amato Haesoo.

«La pizza andrà benissimo, ci vediamo dopo, ti amo»

«Ti amo, a dopo»

E così si salutarono, nell'attesa di potersi rivedere quella sera, appena concluso il meeting del maggiore, il quale appunto era appena uscito dallo studio, per dirigersi verso la sala conferenze, un piano inferiore a quello della propria stanza.

Pizza, aveva proprio voglia di pizza, era fiero di aver proposto quella soluzione per la cena, fiero che anche a Jimin fosse piaciuta come idea.

Inoltre, era sempre più felice di come le cose stessero andando, di come mancasse sempre meno alla nascita di Haesoo, il termine sarebbe passato in una settimana, e nonostante la tensione, era sempre più eccitato e febbricitante.

Non vedeva l'ora.

Appena entrato nella stanza, i suoi occhi si scontrarono con la figura di un uomo, piuttosto alto, con dei capelli neri, lucidi a causa del gel;
«Buonasera» quello subito si inchinò, con fare elegante, ma non sottomesso a Yoongi, sembrava tenergli testa, e questo piacque molto al rapper.

Gli piacevano le persone con carattere, persone che riuscivano davvero a fronteggiarlo nel modo migliore, Jimin era così, dopotutto.
Forse era stata la cosa che -insieme al suo sorriso- aveva fatto innamorare Yoongi di lui.
Eccome se l'aveva fatto.
Ma non era il momento di pensare alla loro relazione, doveva concentrarsi.

«Buonasera, si accomodi pure»

Entrambi si sedettero, l'uno di fronte all'altro.

«Allora, è stato Namjoon a raccomandarla, e questo mi basta per valutare la sua professionalità, devo solo capire se c'è feeling tra noi, capisce?»

L'uomo annuì, rilassando i muscoli, non era teso, solo professionale, era sicuro di sé, e ancora, questo piacque infinitamente a Yoongi.

«Certo, penso la fiducia sia alla base di tutti i rapporti professionali che funzionino»

«Ottimo inizio direi, sarò molto schietto: non sopporto chi sorpassa il confine, e il mio precedente manager l'ha fatto, molteplici volte, dunque per me è necessario che si renda conto di non poter oltrepassare il limite lavorativo»

Non voleva ripetere certo gli eventi di un anno prima, assolutamente non voleva. Così tanta pressione da farlo sentire in bilico, dal punto di vista lavorativo e personale.
Non poteva, non in quel momento, dato che sarebbe diventato padre in pochi giorni, o almeno così pensava.

Pensava appunto, perché nemmeno cinque minuti dopo, il suo telefono prese a vibrare nella tasca della giacca, e -sapendo di Jimin a casa da solo- non pensò nemmeno per un istante di ignorare la chiamata.

Estrasse infatti il cellulare, e non poté negare di aver perso un battito nell'esatto momento in cui lesse "Pesciolino" sullo schermo: rispose immediatamente.

«Y-Yoongi... ci siamo: s-sta per nascere!»

Minuti a quanto pare, non settimane.

𝘏𝘢𝘣𝘪𝘵𝘴  || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora