Stanotte, pensando alle mia situazione, sono arrivato a questa domanda. Credo sia il principio di tutte le domande, di tutti gli interrogativi e di qualsiasi dubbio possiamo porci.
Tu accetti la tua esistenza?
Per quanto Io ricordi, nessuno mi ha mai fatto questa domanda. E penso di sapere perché.
Fare questa domanda, ad un'altra persona, in un certo senso equivale a chiederlo anche a se stessi.
Il punto cruciale sta proprio qui, secondo me.
Il modo in cui questo sistema è stato costruito, mira ad evitare che le persone abbiano la possibilità di pensare, e cosa più importante, di accettare. Ci danno solo la "possibilità" Di sottometterci al male minore, quando va bene.
Esticazzi! Esticazzi proprio no!!
Io non voglio sottomettermi, mannaggia il budino!
Sembra davvero che non ci sia altra scelta. No. No!
La verità è che possiate scegliere, ma fanno di tutto per vietarlo.
È difficile accettare la propria esistenza, in un mondo che non funziona e offre il peggio di sé, nella maggioranza dei casi.
Sicuramente questo spiega perché le persone sono tanto inferocite quando si parla di certi argomenti, tipo il suicidio, l'eutanasia, l'aborto, la malattia mentale.
Proprio perché siamo costantemente costretti in questo mondo, in questa società, e soprattutto, a fare cose comuni, perché "bisogna fare", e se non fai ti guardano e giudicano male.
Sono dei poveretti.
Hanno trascorso la loro esistenza a fare cose senza nemmeno sapere perché, e se le volevano fare. Eppure si credono superiori e realizzati.
La vita degli altri mi riguarda decisamente poco, finché non decidono di intralciare la mia.
Ho accettato di esistere?
Non so rispondere, non adesso.
STAI LEGGENDO
Prospettive Di Filosofia
Historical FictionProspettive Sociali, Filosofiche, Politiche. Argomenti, discriminazioni, ogni genere di aspetto sociale. Per creare la cultura del Rispetto.