24 Cambogia

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12 Neavy Seal.

12 uomini.

12 esseri umani.

12 americani.

12 cuori.

Solo 1 che desidera la morte.

Solo 1 che respira a fatica ogni giorno.

1 che spera in un futuro ma spera anche nella morte.

Solo 1 che non riesce a riaffiorare. Annega in un mare torbido. È un Seal, noi non anneghiamo.

Se qualcuno dei miei superiori sentisse i miei pensieri mi congederebbe. Sarei un pericolo per la nazione. A quanto ne so lo sono già. Ho una taglia sulla mia testa. Da anni. So che devo decidere se combattere o lasciarmi morire, ma si sa, per nessuna ragione io mollo. Non ho mollato dopo aver visto torturare l'amore della mia vita. Non cedo a nulla. Le regole del gioco le faccio solo io e solo io posso decidere quando farlo finire. E non è oggi quel giorno.

Siamo 12 esseri umani in un posto a noi nemico.

12 persone che si dovranno proteggere a vicenda.

12 persone che cancellano il mio passato.

I muri sono in legno malconcio, la cucina è praticamente inesistente e la stanza ci ospita a malapena. Il bagno? Un secchio di plastica blu.  I nostri letti sono dei sacchi a pelo appoggiati in modo disordinato sul pavimento in sabbia e quel che rimane di pastrelle.

Siamo tutti con un abbigliamento da civili. Io indosso un paio di jeans neri skinny e una canotta del medesimo colore. Sto osservando l'esterno con l'ottica del mio fucile, siamo in un appartamento al secondo piano di una palazzina diroccata, stiamo aspettando due agenti che ci vengano a portare le foto del campo che dista un po di ore dal nostro rifugio.

Per i locali siamo degli scienziati che dobbiamo identificare certe specie di scimmie, una roba simile.

Non ha senso secondo me, da quando i Seal fanno questo genere di missioni? Non siamo della CIA per diamine.

Alla radio passano i Rolling Stone con Sympathy For The Devil, e iniziamo a canticchiare, mi ricorda l'inizio di un videogioco di guerra, ma mi sfugge il nome. L'aria è leggera e giocosa. Ma io resto fissa con l'occhio nel mirino, nessuno deve coglierci di sorpresa.  Non come in Afghanistan. Siamo a comunicazioni spente con i superiori, finché non avremo un contatto non dobbiamo accendere le radio. "due uomini caucasici sopraggiungono da ovest, vestiti in modo civile, portano due zaini"

Damon mi si avvicina e guarda dal suo fucile. "visti, sono loro"

Prendiamo i fucili e li smontiamo velocemente per riporli nelle custodie. Gli altri controllano le loro pistole mentre Seth mi passa la mia. E Robert fa la medesima cosa con Damon.

"Kyle, Caruso e Smith state sulla destra" nel frattempo Winchester, McNab e Leto mi si avvicinano.

Evans, Jonas, Kent si dirigono sul tetto per avere copertura dall'altro se le cose dovessero andare male, accendiamo le radio fra noi e mettiamo gli auricolari.

Quando apriamo la porta, dopo che gli agenti hanno risposto correttamente alla parola in codice, mi ritrovo mio zio e mio padre tutti sorridenti.

"mi prendete per il culo?" sbotto andandogli incontro.

Ricevo una gomitata da Harry e resto zitta.

Da lì tengo un profilo professionale, così come mio padre. Però ogni tanto mi lancia qualche occhiata preoccupata.

"non dovrete interfacciarvi con nessuno se non con noi, i nostri ordini saranno legge".  Ci comunica Jack mentre mio padre fa vedere a James la cartina con i vari appostamenti e le numerose foto scattate.

Un destino di famigliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora