18 Sfollata

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Mi alzo di soprassalto, sento la porta di casa sbattere e una moto accendersi. Afferro la pistola che tengo sotto il materasso e abbasso il cane, rendendola letale.

Il cuore mi batte all'impazzata e l'adrenalina inizia a fare il suo lavoro. Sono in modalità caccia.

Nell'aria si respira odore di fumo. In casa mia non si fuma.

Mi muovo di soppiatto e sento la moto partire via. Esco di corsa da casa ma il buio è troppo insistente per permettermi di leggere la targa.

Cazzo.

Faccio l'ultima cosa che dovrei fare.

Inizio a camminare da sola verso casa di Damon, sto carcando di contattarlo ma nessuno risponde. Starà dormendo lo stronzo, o si starà facendo la bionda. I piedi sono direttamente a contatto con l'asfalto, la sensazione non è minimamente piacevole. Atena hai subito di peggio, puoi farcela. Il dolore è tuo amico.

Le gambe nude fremono dal freddo e l'aria si fa più umida del normale, se si mette a piovere inizio a urlare! Si nella mia mente lo sto già facendo. Mi sento una pazza. Sto girando in maglietta per le strade di Coronado e ciliegina sulla torta ho una pistola in mano. Adesso mi arrestano. Mi tolgono tutto.

Lascio un messaggio in segreteria al mio ex istruttore capo "brutta testa di cazzo! Sto venendo da te! Spero per te che tu sti dormendo sennò ti uccido!" poi riaggancio.

Si mi arresteranno. Sicuro. Dopo non so quanta strada, inizia a piovere. Lo sapevo!

Caccio un urlo di disperazione ma nemmeno una lacrima.

Bagnata fradicia e incazzata nera mi trovo davanti alla porta di casa di Damon.

"Brutto figlio di puttana! Apri questa cazzo di porta! Damon! Stan!" perché sono venuta da lui? Non lo so! Sono una cazzo di masochista! Batto la testa contro la porta e ci scivolo contro. Perché non sono andata da James? Perché sono una stupida idiota, ecco perché!

"arrivo" sento sussurrato da dietro la porta, mentre la luce della camera si accende.

Ed eccolo, in tutta la sua bellezza disarmante, ad aprirmi la porta. Ha indosso un paio di boxer neri che fanno risaltare il candore della sua pelle, mischiato dagli intrecci dei suoi tatuaggi. L'addome scolpito mi distrae ma poi riporto in tempo zero il mio sguardo sulla sua faccia e noto l'espressione sotto shock.

"perché hai una pistola?"  fa due passi indietro e vedo che allunga la mano dietro la porta.

"perché un figlio di troia è entrato in casa mia mentre stavo dormendo! E ora se sua altezza mi volesse far entrare mi farebbe un immenso piacere!" gli sbraito addosso mentre i capelli zuppi mi colano si appiccicano al viso.

"entra" mi lascia passare, la casa sembra tornata come prima, tranne per minuscoli dettagli. Le foto sono aumentate e il letto stavolta ha ospitato lui e non me.

Mi fa cenno di sedermi sul divano impuntato di pelle, e vedo che va verso la cucina.

"dimmi cosa è accaduto" appoggia una bottiglia contenente un liquido ambrato sul tavolino e due bicchieri di vetro nero di fianco.

Inizio a riassumergli velocemente cosa è accaduto poco tempo fa, appena ho finito vedo che manda un messaggio.

"non so perché, ma venire da te mi sembrava la cosa giusta" apro la bottiglia e mi servo da sola. faccio un sorso di quel liquido e il rum inizia a scendermi lungo la gola, bruciandola.

"hai fatto bene, anche se la situazione tra di noi è tesa e io non reputo corrette determinate tue scelte, ho il compito di proteggerti" anche lui beve un sorso dal suo bicchiere, per poi passarsi la lingua sulle sue morbide labbra. Provo sia l'impulso di leccargliele io sia quella di odiarmi per questo.

Un destino di famigliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora