8 Pranzo di famiglia

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Damon mi lascia poco distante dall'ingresso della base riservato alle residenze. Sono a piedi. Dumbo è ancora all'ingresso che sta sorseggiando un caffè mentre è spaparanzato sulla sedia del gabbiotto.

"Festaiola!" Mi accoglie felice. La pioggia scroscia su di me, la maglietta bianca sta diventando trasparente e per questo il mio salvatore, di ieri sera, mi ha dato la sua giacca nera. Mi sta poco più grande.

"Sta zitto" mi riparo nel gabbiotto anche io "tu cosa hai combinato per essere qui, ancora" lui ride di gusto.

"Ieri sera tuo padre mi ha sorpreso ubriaco sul divano nel corridoio davanti al suo ufficio" si gratta dietro alla testa "e con un preservativo attaccato alla faccia, sai la sua segretaria. Ho perso la testa per lei e ci abbiamo dato dentro lì. Lei mi ha mollato senza pantaloni, lì senza avere la decenza di svegliarmi" sospira "ma io la amo" gli do due pacche sulla schiena.

"Non ti merita quella donna, ora se ti dispiace andrei da papà"

Osservo il cielo che non smette di piangere.

"Vai ti stanno aspettando, mi sbaglio o la macchina che ti ha portato qui è quella di Stan?"

Un brivido sulla schiena mi avverte del pericolo "Almeno ragazzo, no è una mio amico che mi ha lasciata giù" sogghigno e ringrazio i vetri oscurati del pick-up di Damon.

"Vado che sennò il capo mi rompe" e scappo via per evitare ulteriori domande.

Non è successo nulla di irreparabile; eppure, solo in una mattinata abbiamo rischiato che ci scoprissero già troppe volte.

Passaggio sotto la pioggia quando il mio telefono vibra.

Un messaggio da Roth.

Roro: Dove cazzo sei finita? Non sei tornata in base, pensavo di trovarti qui a dormire. Con chi eri?

Io: Non sono affari tuoi mio caro, sto arrivando a piedi. 10 minuti e ci sono.

Metto il telefono in tasca e decido di accendermi una sigaretta, sono già nervosa. Ho fatto la figura della puttana idiota con il mio istruttore capo ieri sera, stamattina non ho ben capito cosa sia successo. So solo che il mio corpo lo desidera più di quanto dovrebbe, ma vederlo spensierato in acqua mi ha fatto uno strano effetto. Con i capelli neri spettinati e bagnati, la cicatrice rossa del suo collo che risplendeva; ma lo sguardo è quello che mi ha colpito veramente, è la prima volta che lo vedo felice e non con quello sguardo serio e pensieroso; che per quanto sia sexy con lo stile tenebroso così, invece, è ammaliante, potrebbe essere Lucifero in persona, colui che vedi e ti spinge a commettere tutti i peccati possibili con un solo sguardo.

Sono fottuta, finché non sarà sotto di me non mi darò pace e non lascerà la mia mente, mi basta una notte con lui, solo una.

Sento ancora il calore delle sue labbra sul mio collo, la mia lingua sulle sue. Sapevano di tabacco e caffè. Un mix letale per le mie papille gustative.

Sono davanti alla villetta di mio padre, faccio scattare la serratura ed entro di soppiatto. Devo cambiarmi i vestiti.

Appena entro in camera mia trovo mio cugino sdraiato sul mio letto, senza maglietta. Il suo petto scolpito è coperto da goccioline di acqua.

"Ciao", mi saluta con un sorrisino malizioso.

"Hey, cosa ci fai qui?" mi tolgo la giacca nera dei Seal.

"ti stavo aspettando" si siede a gambe incrociate, "volevo vedere la camminata della vergogna"

Mi tolgo la maglietta rimanendo con il seno scoperto, apro un cassetto e recupero una canottiera a costine nere "non è la prima, né sarà l'ultima"

Un destino di famigliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora