25 Scherzo del destino

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Le mani non ne vogliono sapere di restare ferme, le orecchie mi fischiano e la vista si appanna continuamente. Non posso affrontare la missione così. Il mio obbiettivo è Mark, lui dobbiamo salvare. È lui l'agente della CIA che è stato catturato. Non è morto. Respira. Cammina, male, ma cammina. Lo spintonano dentro alla baracca di legno e non lo vedo più.

Come fa ad essere vivo? L'ho visto con un pugnale nel petto mentre mi trascinavo via da quella grotta infernale. Era pallido, gli ho toccato il collo e non c'erano pulsazioni, nulla di nulla. Non può essere realmente lui. No, non lo accetto. Mark è morto, l'ho seppellito. Mi viene a trovare sotto forma di allucinazione insieme agli altri. Lui è morto. L'ostaggio gli assomiglia, è solo un brutto scherzo del destino, nulla di più.

Mi rimetto al lavoro. La vista torna lucida, il battito cardiaco si calma e le mani sono di nuovo immobili.

"Ci sono" comunico via radio.

Inizio a mirare alla testa delle varie guardie lungo il perimetro e pian piano cadono come delle pedine del domino, io e Damon stiamo facendo un lavoro pulito, gli unici che evitiamo sono quelli ai cancelli d'ingresso.

Deve arrivare un'altra vettura da est, infatti poco dopo la squadra di Damon ci avvisa della sua entrata in scena.

Due veicoli, una jeep con una mitragliatrice e un Lincee, classico mezzo delle forze armate militari italiane.

È un blindato.

Appena parcheggiano escono due uomini identici. I fratelli, non riesco a distinguere minuziosamente i dettagli ma dovrebbero avere sui 30 anni, castani chiari, quasi biondi, uno ha dei baffi da porno attore anni 80, mentre l'altro ha un paio di occhiali da vista che lo fanno sembrare il classico nerd, entrambi hanno alla giacca affrancati due crisantemi, uno giallo e uno bianco.

666 sa che sono qui. Sa che lo sto osservando, mi sta mandando un messaggio. Merda.

Subito dopo i fratelli eccolo lì, Dominc Specer, con indosso pantaloni cargo verdi e una maglietta nera. Ecco lì la testa rossa che ha rovinato la mia vita, lui sta ridendo, una delle guardie armate attira la mia attenzione. Capelli di ghiaccio, ha il viso coperto da una bandana che gli arriva a metà naso lasciando liberi solo gli occhi. Carico il fucile. Chi faccio fuori per primo, ho l'imbarazzo della scelta. Solitamente mi faccio scrupoli ad uccidere degli uomini, ho sempre avuto rimorsi dopo aver premuto il grilletto, anche se si trattava di kamikaze. Ora voglio solo uccidere, qualcosa dentro di me è cambiato.

"Chiedo permesso di fare fuoco sul Senatore Dominc Spencer" parlo alla radio, via il dente, via il dolore. No?

"Permesso negato. Ripeto permesso negato. non fare fuoco" mio padre è dall'altura parte delle trasmissioni che dà gli ordini.

Sbuffo contrariata ma tolgo il dito dal grilletto, quando anche gli altri sono entrati nella catapecchia Damon fa fuori le guardie dell'ingresso dando il via alla squadra Bravo a entrare in azione.

Vediamo la squadra, con i miei compagini di disavventure, entrare e pian piano perlustrare i vari stabili all'interno del campo, mentre noi stiamo a controllare il perimetro e la squadra Alpha tiene sgombre le vie di uscita, entreranno in azione solo se la situazione dovrebbe mettersi male. 

Sento un piede di Damon toccarmi, e volto il mio sguardo verso di lui.

"Tutto bene?" Chiede senza quasi far uscire il suono dalla sua voce.

Io scuoto la testa in segno di negazione.

No, non va affatto bene. Non posso prendermi per il culo da sola. Quello è Mark! Per dio! È il mio Mark, ma se uscirà vivo da lì, se lo voglio far uscire vivo da lì, devo restare concentrata non ho bisogno di ulteriori distrazioni.

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