31 Rapimento

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Sono di nuovo nello scantinato.

La musica metal è tenuta ad altissimo volume mentre sono appesa ad un gancio del soffitto. Le braccia hanno perso sensibilità da tempo e i piedi sfiorano il pavimento senza toccarlo, ho perso il conto di tutte le volte in cui sono svenuta a causa della spossatezza. Non penso di uscire viva da qui. Mi ha fatto indossare un reggiseno sportivo nero e un paio di boxer del medesimo colore, per il resto il mio corpo sta patendo il freddo invernale che ci circonda e l'umidità non mi aiuta a trovare pace. Posso resistere, sono stata addestrata ad affrontare situazioni peggiori, ho affrontato eventi peggiori. Eventi causati anche dal mio aguzzino, vorrei desiderare la morte per lui ma il suo animo tormentato mi fa provare pietà, si odio e disprezzo sono presenti ma penso che avrei agito nel medesimo modo se mi fossi trovata nella sua situazione. Quale occasione migliore, farsi amico il nemico e poi fregarlo, potrei giocare la stessa carta ma ormai è troppo tardi. Sento che sto per morire, le mie ore sono contate. Il destino di famiglia è in atto. Morirò combattendo.

Partono i Radiohead con Creep, i miei arti si tranquillizzano. Vengo cullata dalla canzone e i miei occhi iniziano a cedere finché mi accorgo che la porta in metallo dietro di me è stata aperta, finalmente la stanza viene illuminata da una tenue luce calda.

Angel è appoggiato allo stipite della porta e non riesco a guardarlo in viso, sono troppo accecata da quello che mi è stato sottratto per un tempo a me sconosciuto. So cos vuol dire. Stanno iniziando i giochi effettivi, e non ci andrà leggero con me. Tiene tra le mani in coltello, la punta è appoggiata sul suo dito indice se la fa roteare contro con l'altra mano, sta sanguinando anche lui, o meglio sanguina lui per poi far sanguinare me.

Gli esce dalla cintura dei pantaloni un crisantemo, è bianco e a palloncino. Fiore stupendo.

Si avvicina a me, noto che è a piedi nudi, indossa un paio di jeans strappati neri e una maglietta bianca sgualcita, ha delle piastrine al collo. Quindi anche lui ha fatto servizio militare. Ma dove?

Si avvicina finché non mi accarezza il viso, io vorrei scostarmi ma non ho abbastanza forza, abbassa la musica e iniziano a fischiarmi le orecchie, il mondo ora sembra ancor di più ovattato.

Il bavaglio con la sfera di plastica conficcata in bocca mi sta dando il tormento, ho le fauci aperte da troppo tempo.

 Continua a girarmi in tondo, con il coltello mi accarezza il corpo lasciandomi segni rossi. Non riesco a guardarlo negli occhi la testa pesa troppo.

"è ora della nanna" mi parla vicino all'orecchio sinistro, il rumore è dannatamente fastidioso.

Sento che gioca con le catene che mi tengono appesa, e in poco tempo le braccia, ormai senza vita, mi crollano addosso.

"vieni, con me" mi passa una mano tra i capelli, per poi prendermi tra le sue braccia e adagiarmi sulla brandina nell'angolo della stanza buia. Sto tremando dal freddo. Lui se ne accorge. Mi adagia li sopra per sdraiarsi a fianco a me. La mia schiena va a contatto con il suo ampio petto caldo, coperto dalla maglietta.

"Sai, quando ero bambino, Eve mi chiedeva sempre di giocare con lei, ma la ignoravo perché lei era una femmina e mi voleva far fare giochi che a me non piacevano. Quel buon samaritano di mio fratello invece ci passava tutto il giorno, lasciandomi solo nella mia stanza. Non eravamo ricchi ma nemmeno in mezzo la strada, avevamo assicurato un bagno caldo alla sera e un letto. Un privilegio che non ho più avuto dopo che Spencer è entrato nelle nostre vite" il suo alito caldo mi accarezza la guancia, io non voglio essere qui, non voglio essere toccata da lui ma devo ammettere che il calore del suo corpo mi sta dando del beneficio e ora devo riscaldarmi "quando la mia stella del mattino è stata rapita io sono uscito di senno, mi sono sentito il peggior fratello del mondo, avevamo 17 anni io e Damon mentre lei ne aveva solo 14. Stavamo crescendo e avevamo vite differenti. D passava la giornata ad allenarsi nella squadra di football della scuola mentre io facevo parte del club di matematica. Rendendomi lo sfigato della scuola. Ma ho sempre amato algebra, chimica e fisica. Eppure, anche se ero un emarginato e non il leader dei popolari, come mio fratello, avevo un mondo di ragazze che mi morivano dietro. In quel periodo avevo perso la testa per Caroline Fox, la capo cheerleader della nostra High" ha iniziato a giocare con i miei capelli, spostandoli con la punta del coltello, un brivido percorre tutto il mio corpo e i denti stringono ancora di più la palla che ho in bocca. Perché non me la toglie?

Un destino di famigliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora