◇4. Piccole amicizie crescono◇

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BAKUGO POV

La sveglia suona e mi tocca andare in università, anzi, al più sofferente inferno.

Sono al primo anno della facoltà di architettura, quindi sì ho diciannove anni.

Amo la precisione e l'ordine dell'architettura, ma la gente che gira per quell'edificio mi fa davvero schifo.

Beh, non è da tutti i giorni trovarsi davanti un ragazzo transessuale e perlopiù gay.

Sto facendo la terapia ormonale da un anno ormai e qualche progresso c'è, ma purtroppo nulla di troppo soddisfacente.

Sparizione del ciclo, qualche pelo in più in giro, aumento della muscolatura e la voce leggermente più profonda, però se la alzo rimane lo stesso acuta.

Mia madre è stata poi così gentile da regalarmi un seno anche troppo grande, cosa che ovviamente mi crea parecchio disagio visto che non l'ho ancora potuto operare.

Infatti, non indosso solamente il binder per coprirlo, ci metto anche lo scotch apposito per appiattirlo il più possibile.

Dopo aver trovato la voglia di alzarmi, mi metto davanti allo specchio e mi analizzo.

Denti adornati da un orribile apparecchio, capelli che ho tagliato da solo e completamente venuti di merda, sembrano un cespuglio secco, occhi rossi e con leggere occhiaie, il fisico che cerco di allenare ogni giorno per perdere la silhouette «femminile», quelle curve troppo accentuate che mi fanno solamente stare male.

Odio tutto di me, non riesco a trovare nulla di positivo, neanche se il testosterone sta facendo il suo lavoro.

Sospiro esausto e mi spoglio del pigiama il più lontano possibile dal vetro, odio vedermi nudo.

Tolta la maglietta, passo subito a mettere lo scotch, coprendo i capezzoli e poi facendo in modo che tirasse le tette così da appiattirle.

Quando mi ritengo un minimo soddisfatto, indosso anche il binder chiamato anche «salvezza».

Passo poi a mettere quell'orribile divisa scolastica, per fortuna hanno accettato di darmi quella maschile con i pantaloni.

Faccio colazione da solo, i miei lavorano molto e sono quindi spesso fuori casa.

Ma mentre mangio, la mia mente comincia a ripensare al ragazzo conosciuto ieri online, da quanto mi abbia incuriosito e calmato.

Sono attratto da lui, ma non capisco il perché visto che non l'ho nemmeno mai incontrato nella realtà.

Forse perché è stato il primo a cercare di parlarmi ed essere gentile pur il mio comportamento scontroso?

Di solito tutti o si metto a litigare con me o se la danno subito a gambe per la paura.

Senza perdermi in ulteriori pensieri, afferro lo zaino e corro all'università.

Inutile dire che quando arrivo in aula ricevo le solite occhiatacce e bisbigli in sottofondo.

I miei compagni di corso non riescono ad accettarlo, usano pronomi femminili su di me e mi chiamano col nome che mi è stato scelto da neonato.

Non lo odio troppo il mio deadname, anzi, è quello da cui ho preso spunto per il mio nuovo.

Ora mi faccio chiamare Katsuki dai miei genitori e parenti che hanno accettato ciò, per il resto della gente resto Kazumi Bakugo, la ragazza sempre ciclata.

È una tortura ogni volta, ma ormai ci sto facendo l'abitudine.

Infatti, quando mi siedo al mio solito banco, trovo come sempre un foglio di carta con qualche insulto scritto sopra.

Pixel lovely dreams {kiribaku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora