I.

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Hazel si svegliò quando un raggio di sole penetrante oltrepassò le tende della sua camera silenziosa e buia e colpendola in pieno volto. Il raggiò tagliò in due il buio della stanza, illuminando il comodino impolverato accanto al letto. La prima cosa che la ragazza vide quando aprì gli occhi fu una bottiglietta d'acqua vuota sul comodino e la sveglia che segnava le otto di mattina.

Si maledisse mentalmente per non aver ricordato a Frank che quella dannata finestra aveva un anta cigolante e rotta, e poi si maledisse ancora di più per non averci pensato lei stessa a ripararla.

Sospirò lentamente e si rigirò nelle lenzuola fresche. Fuori aveva incominciato a far caldo e pian piano i pesanti piumoni e i maglioni che avevano ricoperto i ragazzi nel grande inverno erano spariti, lasciando spazio a vestiti più freschi e leggeri.
Le giornate avevano preso ad allungarsi, lasciando che i ragazzi si allenassero per più tempo, il caldo afoso aveva impresso le sue alte temperature all'interno del Campo di Giove, rendendo gli allenamenti più pesanti e più brevi.

Con questo pensiero si rigirò nel letto sperando di trovare Frank accanto a sé; con sua grande sorpresa, invece, il ragazzo si era già alzato: le lenzuola dal suo lato del letto erano sgualcite e una parte di loro era gettata per terra, il cuscino era portato leggermente di lato, come se l'avesse abbracciato, e il punto in cui si era steso aveva preso la forma del suo corpo.

Hazel pensò che si fosse svegliato prima e, vedendo la ragazza dormire, avesse deciso di uscire, era l'unica spiegazione, dato che la sera prima si ricordava di essersi addormentata con il ragazzo affianco. Un po' lo incolpava per questo: detestava quando Frank la lasciava dormire per andare a svolgere un po' di mansioni, la maggior parte delle volte era qualcosa di abbastanza breve e non molto rilevante, ma la ragazza non lo sopportava: anche lei voleva dare una mano, anche lei voleva aiutare e, nonostante le più che buone intenzioni del suo fidanzato, sapeva che essere Pretore della Dodicesima Legione Fulminata non era di certo un compito facile.

Così sbuffò esasperata, pensando che il ragazzo non sarebbe cambiato mai, poi si era risollevata e si era diretta verso il bagno per lavarsi e cambiarsi.
Quel giorno il tempo era splendido al campo di Giove, forse più degli altri giorni e il cielo luminoso e completamente privo di nuvole ne era la dimostrazione. Quando Hazel dal suo appartamento e si addentrò nelle strade di Nuova Roma, inspirò a pieni polmoni il buon odore che lì si respirava ogni mattina.

Lei e Frank, dopo la sconfitta di Gea e il ritorno di Leo, avevano deciso di prendere in mano la loro vita, si erano trasferiti a Nuova Roma, dove avevano preso un piccolo appartamento tutto per loro, e avevano ricominciato da capo, insieme, solo loro.
Facevano avanti e indietro tra il Campo di Giove e il Campo Mezzosangue, andando a trovare i loro amici durante il periodo estivo e viceversa, mentre l'inverno rimanevano a Nuova Roma; svolgevano mansioni di vario tipo, quando lei e Frank non erano impegnati nel loro lavoro di Pretori davano una mano nel Campo, tenevano un po' di allenamenti... Frank si era ritrovato ad essere bravo come insegnante di tiro con l'arco, Hazel invece amava passare del tempo a Nuova Roma e dare una mano agli altri: andava a fare molto spesso visita ad Ella e Tyson, che si erano stanziati nella biblioteca della città; l'arpia era decisamente più felice e tranquilla in compagnia del ciclope, non sembrava proprio la stessa che avevano conosciuto anni prima, quella arpia spaventata e timida, preoccupata e un po' disorientata; ora era più sicura di sé, più felice e molto innamorato di Tyson, che ricambiava a pieno i suoi sentimenti.

Proprio passando difronte alla biblioteca in quel momento, salutò con un gesto veloce della mano la ragazza che, con una pila di libri in mano, volava libera tra gli scaffali parlottando continuamente. Dalle vetrate polverose poteva scorgere Tyson in bilico su una scala che ascoltava attentamente Ella e, allo stesso tempo, cercava di non ricevere un libro sulla faccia.
L'arpia fu la prima a notare Hazel, lasciò perdere ciò che stava dicendo e ricambiò il saluto della ragazza energicamente; Tyson la vide poco dopo e, dopo un sorriso, mimò con le labbra qualcosa che somigliava molto ad un :-ciao Hazel!-:

𝓘𝓵 𝓯𝓪𝓽𝓸 𝓭𝓮𝓲 𝓯𝓾𝓸𝓬𝓱𝓲 𝓲𝓶𝓶𝓸𝓻𝓽𝓪𝓵𝓲 𝓭𝓲 𝓞𝓵𝓲𝓶𝓹𝓪-𝓟𝓙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora